di Alfredo Verdicchio - 08 June 2022

L'Antitrust contro le multe gonfiate dai Comuni

L’Autorità Garante della Concorrenza (AGCM) ha denunciato in Parlamento la brutta abitudine dei Comuni italiani di dilatare le spese di accertamento degli atti giudiziari relativi alle multe stradali

I Comuni italiani gonfiano le multe relative all’inosservanza del Codice Stradale. È questo il concetto espresso dall’Antitrust davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta sulla tutela dei diritti di utenti e consumatori, denunciando come gli enti locali approfittino della propria posizione di forza verso automobilisti e motociclisti, aumentando i costi legati all’accertamento delle multe emesse, approfittando di una legislazione che non specifica tali spese aggiuntive.

Come affermato dall’Antitrust “Sulle spese di accertamento delle multe stradali non esistono attualmente criteri oggettivi di quantificazione fissati dal legislatore e ogni ente locale agisce secondo la sua piena discrezionalità, spesso perpetrando evidenti abusi”.

L’unico costo fissato dalla normativa è quello relativo alle spese di notifica degli atti giudiziari via posta fissate in 9,50 euro. Accade così che tra le spese di accertamento spuntino voci disparate come i costi di stampa, dei moduli autoimbustanti, delle visure alle banche dati della Motorizzazione Civile o addirittura di acquisto e manutenzione dei palmari utilizzati per la registrazione dell’infrazione.

Non solo, l’Antitrust ha rilevato che anche per gli atti notificati via PEC (Posta Elettronica Certificata, che ha valenza di lettera una raccomandata con ricevuta di ritorno), per loro natura digitali e quindi non soggetti ai 9,50 euro di spese di notifica, alcuni Comuni apportano costi di accertamento gonfiati, arrivando fino a 15 euro a sanzione.

Come ha illustrato Roberto Rustichelli, presidente dell’Antitrust “La discrezionale definizione di tali spese, a livelli talvolta elevati, si traduce in uno sfruttamento della posizione di debolezza del consumatore/cittadino, che è costretto a pagarle per espressa previsione di legge senza poterne contestare il quantum in alcuna sede”.

Con questa denuncia, l’Antitrust ha chiesto alla Commissione d’inchiesta di attivarsi per porre fine a questo abuso.

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