di Fabio Meloni - 12 April 2022

Yamaha R7 2022, versione "Cup": come va, pregi e difetti

Il kit di elaborazione prevede la carenatura “racing”, il monoammortizzatore Öhlins completamente regolabile, lo scarico Akrapovič, pastiglie e tubi freno da corsa e pedane racing. Abbiamo messo alla prova la nuova Yamaha R7 “Cup”, che a sarà la protagonista del nuovo trofeo monomarca italiano. Ecco le impressioni di guida e costi e dettagli del campionato

R7, la moto del trofeo

A Misano abbiamo potuto “assaggiare” una Yamaha R7 con elaborazione "Cup". Il kit di elaborazione prevede la carenatura “racing” e quindi la rimozione di luci, frecce, porta targa; il monoammortizzatore Öhlins completamente regolabile; lo scarico Akrapovic; pastiglie e tubi freno da corsa; pedane racing. Si è trattato di un test brevissimo, di soli pochi giri, che ci ha dato se non altro la possibilità di intuire a grandi linee le caratteristiche principali della moto. Abbiamo per esempio apprezzato l’abitabilità.

Chi scrive è alto 180 cm ha trovato una triangolazione abbastanza spaziosa e una corretta accoglienza una volta “in carena”. Il bicilindrico ha moltissima influenza sulla guida, che va calibrata sia in funzione della curva di erogazione sia del freno motore. Potenza agli alti ce n’è poca, mentre ai medi la spinta è dignitosa. Ciò si traduce nella necessità di far correre moltissimo la moto e di utilizzare sempre una marcia in più rispetto a quella che, chi è abituato a potenze superiori, è portato a selezionare. Si parla insomma di un approccio alla pista radicalmente diverso da quello che si adotta con moto “grosse”, col quale si favorisce frenata e, soprattutto, accelerazione.

Con la R7 i tempi si fanno in curva e riuscire ad adottare una guida funzionale in questo senso è tutt’altro che facile, per chi non è abituato. E per questo molto formativo. C’è da dire che la ciclistica di questa piacevole supersportiva ben si sposa con tale stile. La luce a terra è buona, le Pirelli Supercorsa SC1 garantiscono molto grip e l’avantreno trasmette al pilota parecchia fiducia. Ci si sente sicuri e a proprio agio in piega, ed è ciò che serve per (imparare a) sfruttare tutta la pista, puntando su scorrevolezza e velocità in curva.

L’impianto frenante anteriore, più che potente, è adeguato al tipo di guida richiesto, mentre sulle sospensioni avremmo voluto lavorare un po’. La forcella della “nostra” R7 ha lavorato bene durante questo breve assaggio. L’ammortizzatore, invece, “galleggiava” un po’ nelle lunghe percorrenze e nei cambi di direzione, a svantaggio del feeling col retrotreno. Era probabilmente settato per un pilota ben più leggero.

Oltre che vincolare l’approccio alla curva, il bicilindrico delinea una specifica attenzione in frenata per via, dicevamo, del corposo freno motore. Con la maggior parte delle moderne moto da pista - diciamo pure con tutte - si possono scalare più marce in rapida sequenza senza che ciò dia origine a problemi di aderenza al retrotreno. Con la R7 questo non si può fare, sia perché la rapportatura del cambio è del tutto stradale sia perché il comando del gas a cavo non permette di avere strategie elettroniche di gestione del freno motore. Così, per evitare fastidiosi saltellamenti del retrotreno, i cambi marcia devono avvenire cadenzati da lunghi intervalli; ed è bene evitare scalate arrembanti a moto già molto piegata.

R7 Cup, kit, date e prezzi

Dici corse, dici Yamaha, e subito pensi ai Campionati del Mondo conquistati dalla Casa nel 2021, quello MotoGP con Fabio Quartararo e quello SBK con Toprak Razgatlioglu. Questi due importanti traguardi sono (solo) la parte emersa di un vero e proprio iceberg che ben rappresenta l’impegno di Yamaha nel mondo racing.

Osservando sotto la superficie si scopre un’attiva partecipazione della Casa dei tre diapason pressoché in ogni altra classe e cilindrata, sia nei campionati nazionali sia in quelli internazionali, anche con trofei monomarca. Tale presenza capillare nell’ambiente delle corse ha, naturalmente, lo scopo di coltivare sotto la propria ala il maggior numero di talenti possibile. Un ottimo esempio in questo senso è rappresentato dalla storia di Matteo Vannucci, giovane pilota (classe 2003) che si è messo in luce nel 2018 vincendo l’R125 Cup e che oggi, accompagnato da Yamaha, e a suon di vittorie (campione R3 Cup 2020, campione CIV SS300 2021), debutta nel Mondiale SS300.

Nel panorama appena descritto il 2022 segna una piccola svolta, ovvero l’introduzione di un trofeo dedicato più al divertimento (di tutti) che alla formazione (dei giovani). Si tratta dell’R7 Cup. La formula è semplice: moto uguali, costi ridotti e poche gare - anche in teatri d’occasione - per godere della competizione senza chissà quali velleità di carriera. La protagonista è, naturalmente, la R7 (9.250 euro indicati c.i.m.), la supersportiva nata attorno al bicilindrico di 700 cc presentata da Yamaha lo scorso autunno. Il costo di iscrizione al trofeo è di 5.500 euro e include il kit di elaborazione e la partecipazione a quattro weekend di gara: a Cremona (22-24 aprile), a Misano (10-12 giugno), al Mugello (1-3 luglio) e di nuovo al Mugello (26-28 agosto). Ogni weekend di gara prevede due turni di libere, ognuno da 20 minuti, il venerdì; due qualifiche, ognuna da 20 minuti, il sabato; e la gara di 10-12 giri la domenica.

Al termine del campionato, i primi tre piloti in classifica guadagneranno il diritto di partecipare alla finale europea che si terrà il 22-24 settembre sul circuito di Catalunya, in concomitanza con la tappa del Mondiale SBK. Nella finale europea correranno i primi tre piloti classificati dei vari R7 Cup nazionali, quello italiano, quello spagnolo, quello tedesco, quello olandese e quello francese.

Il regolamento ammette l’utilizzo di alcune parti speciali ufficiali Yamaha, come ad esempio i semimanubri da corsa e il cambio elettronico. È poi consentita la sostituzione delle molle della forcella e dell’olio, e l’utilizzo di una trasmissione finale di rapporto diverso. Le sole gomme con le quali si può correre sono le Pirelli Diablo Supercorsa SC1 o le Diablo Rain in caso di pioggia.

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