a cura della redazione - 10 July 2021

Moto Morini: “La produzione delle 1200 rimane al 100% in Italia”

La nostra intervista ad Alberto Monni, direttore generale della Casa di Trivolzio, per parlare della piattaforma 1200, della Super Scrambler e di mercato

Altri Marchi italiani storici hanno scelto un indirizzo preciso: Aprilia, Ducati e MV Agusta puntano alla sportività, Moto Guzzi alla tradizione, Benelli sta macinando numeri importanti con moto accessibili. In quale segmento vuole affermarsi Moto Morini?

“Prima di tutto mi preme chiarire che il 1200 continuerà a rappresentare la ciliegina sulla torta a livello tecnologico, ma sarà affiancato a breve da altri motori, dunque la cosa più importante è far capire che andremo ad allargare la gamma prodotto. L’obiettivo è quello di avere nei prossimi 6/7 anni una varietà di motori che spazi dal 400 al 1.200 cc. Il primo settore che vogliamo approcciare è quello che in questo momento è trainante, ovvero quello delle Crosstourer. Chiaramente non aveva alcun senso farlo con il 1200, per mille motivi tra cui l’esigenza di avere tutta una serie di controlli elettronici che a oggi non sono assolutamente giustificabili a livello di investimento. Per questo motivo abbiamo preferito declinare il 1200 Euro 4 in quest’ultima versione Scrambler e nei prossimi 4 mesi preparare il lancio della nuova crossover X-Cape che sarà il primo passo per ampliare la gamma. Puntiamo molto sulla X-Cape anche per rendere capillare la rete dei concessionari e per far sì che Moto Morini possa essere anche un’azienda da numeri e non solo un’azienda di moto di qualità. Le due cose non sempre vanno di pari passo: per stare sul mercato è necessario allargare il bacino di utenza con moto che facciano vendite importanti”.

Quali e quanti componenti della Super Scrambler arrivano dalla capogruppo cinese, la Zhongneng Vehicle Group?

“Il 90% del valore del mezzo è costituito da pezzi di produzione Italiana. Il resto è componentistica europea. Dalla Cina arrivano solo alcuni componenti prettamente estetici”.

Come è strutturata attualmente la fabbrica di Trivolzio (PV) e quale è la capacità produttiva di Moto Morini?

“A Trivolzio abbiamo la fortuna di essere in una zona industriale: abbiamo già opzionato dei capannoni accanto alla attuale fabbrica per fare un vero cambio di passo aziendale che permetta di produrre e distribuire moto che raggiungano unità di misura in migliaia e non più in centinaia. In questo momento siamo 15 dipendenti fissi, più 7 consulenti. Inoltre collaboriamo con le università e abbiamo mediamente 3/4 stagisti che si occupano di design e grafiche. Tutta la parte di ricerca e sviluppo è interna. Ci tengo a dire che abbiamo una struttura che segna una continuità rispetto alla precedente gestione: è importante per non disperdere il know how che è stato acquisito negli anni. La capacità produttiva attuale è di circa 1.200 moto all’anno, mentre in Cina è praticamente illimitata: la fabbrica di Zhongneng a Taizhou si estende per 230mila metri quadri”.

Le nuove 650 cc saranno prodotte a Trivolzio o in Cina?

“È inutile nascondersi dietro un dito, per poter inseguire le logiche di mercato attuali non è pensabile pianificare una produzione esclusivamente in Italia: una parte della manifattura continuerà nella nostra sede italiana, anche perché italiani sono i fornitori della componentistica di base come sospensioni, ciclistica e freni. In questo momento stiamo facendo valutazioni su quali parti di assemblaggio mantenere a Trivolzio e quali esternalizzare. Sottolineo che questa valutazione riguarda esclusivamente le nuove 650: le 1200 continueranno ad essere prodotte interamente in Italia”.

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