Ducati Multistrada vs Monster 620
La Multistrada
Meglio la nuova Multistrada, con il manubrio alto, stile Supermotard, o
l’impostazione “naked” della sempreverde Monster? Il motore,
invece,
è lo stesso per entrambe: bicilindrico desmodromico. Disponibili anche
nelle versioni per neopatentati, sono i modelli di accesso alle fascinose
moto di Borgo Panigale.
Anche il prezzo, in pratica, è lo stesso. 8.000 euro per la Monster
620i. Stessa somma per Multistrada “Dark”, con un solo freno a
disco.
Se, invece, di dischi anteriori se ne vogliono due, bisogna sborsarne
8.800. Uguaglianza pressoché assoluta, invece, per quanto riguarda
il motore: bicilindrico disposto a “L” da 620 cc per 60 CV e quasi
200
km/h di velocità massima per entrambi i modelli. (Ma non manca la
versione
depotenziata a 34 CV per i neopatentati).
In pratica, il “cuore” che fino a oggi equipaggiava la Monster, è
stato
trapiantato sulla Multistrada. Solo in velocità massima (196,9 km/h
verificati dal nostro Centro Prove) la Monster è in vantaggio rispetto
alla Multistrada (188,9 km/h). In questo caso, a favore
dell’ultima
arrivata, c’è il cupolino (rialzato di qualche centimetro rispetto alla
1000) che ora protegge leggermente meglio, pur senza potersi definire turistico.
La Multistrada 620i – a differenza della potente motorizzazione da
1000 cc – ha un motore che si lascia usare fino in fondo. Peccato
solo che non sia molto modulabile a bassissimo regime e le sospensioni
siano tarate sul rigido: bene per la precisione di guida, un po’ meno
per l’assorbimento delle asperità. In ogni modo questo bicilindrico
a 2 valvole ha una bella grinta in basso e sa soddisfare in ogni tipo di
impiego.
Anche se la si può dotare di borse e cimentarsi in un lungo viaggio, la
Multistrada va vissuta tra le curve. In quel contesto, grazie al manubrio
largo come su una fuoristrada, il controllo è totale e la “voglia
matta”
scatta al primo semaforo verde verso una collina o tra le auto del centro.
Inserimenti fulminei. Si piega alla grande e ci si diverte sin dai primi
chilometri. Anche se l’avantreno si alleggerisce nella guida
"cattiva",
la situazione è sempre gestibile. C’è anche tanto spazio per muoversi
col corpo, e pure la sella (strettissima davanti e molto larga dietro),
aiuta il pilota negli spostamenti. Però non è veramente comoda. Va
comunque detto che, rispetto alla Multistrada 1000, la 620i ha un piano
di seduta più basso di 2 cm: situazione che agevola i piloti di statura
normale.
E la Monster?
E la Monster?
Difficile non provare affetto per lei: è una vecchia conoscenza, una certezza.
Da quando le moto senza carena si chiamano naked (prima erano
“moto”,
punto e basta), fa sentire la sua voce caratterizzata dalla
distribuzione
desmodromica. E il suo telaio di tubi in bella vista non ha
perso
fascino.
E' una moto unica. A cominciare dalla posizione di guida, col manubrio
lontano, largo e dritto. La sella è bassa e, rispetto alla Multistrada,
si guida molto più caricati sui polsi e con le gambe più piegate e
arretrate.
L’approccio è più sportivo in senso tradizionale: l’anteriore si
“sente”
di più. Sembra quasi di poter scavare un solco dal quale la Monster non
esce nemmeno esagerando.
Quando si va forte, la sensazione di fiducia è maggiore, ma
l’agilità
ne soffre un po’, rispetto alla omologa col manubrio alto. E in città,
la posizione allungata non è certo comoda. In compenso, gli sguardi
sono ancora per lei.
Posizione passeggero.
Sulla Multistrada non se la passa malissimo. Le pedane sono decentemente
basse, la porzione di sella non è troppo risicata e c’è una comoda
maniglia
di plastica: l’unico problema è nell’altezza davvero elevata che non
rende facile salire e scendere.
Chi viene ospitato sulla Monster trova difficoltà ben maggiori: basta guardare
la forma della sella per rendersene conto. (Nella foto sopra, la
"conchiglia" asportabile in plastica che copre la porzione riservata
al passeggero).
La prova completa del confronto, arricchita
dai risultati del nostro Centro Prove,
è pubblicata su Motociclismo di aprile 2005.