di Paola Verani - 02 May 2020

Moto e mascherina, facciamo chiarezza

Con l’allentamento del lockdown imposto dalla pandemia di Coronavirus l’uso delle mascherine aumenterà a dismisura. I motociclisti le devono portare sempre? E, se le misure di contenimento del contagio prevedono, in extrema ratio, anche il semplice foulard, cerchiamo di individuare modi diversi di “fare barriera”

Come mi devo comportare?

Tra le incognite legate alla pandemia di Coronavirus che, dal febbraio scorso, stiamo vivendo in Italia, una ci ha accompagnato con ostinazione, senza mollarci un istante. Mascherine sì o no? Benché le ordinanze di diverse Regioni (in Lombardia sono obbligatorie dal 5 aprile e da nuova ordinanza lo resteranno almeno fino al 17 maggio) nel corso dei mesi abbiano definito la questione e tutti convengano che è meglio “con” piuttosto che “senza”, permane un senso di disorientamento. Per la loro scarsa reperibilità, il loro prezzo (solo il 26 aprile è arrivata la notizia che sarà calmierato a 50 centesimi), ma anche perché la comunità scientifica teme che indossarle possa indurre a non rispettare la misura più importante: il metro e mezzo di distanza. Ci sono stati, poi, i messaggi contraddittori su chi dovesse usarle e su quali fossero quelle giuste. FFP3? FFP2? FFP1? Chirurgiche? Con valvola o senza? È obbligatoria per i motociclisti? E se sì, con tutti i tipi di casco.

Queste domande le abbiamo rivolte a un alto funzionario che si occupa delle politiche per la Sicurezza Stradale della Regione Lombardia (ma possiamo considerarle valide per tutto il territorio nazionale), Bruno Donno: “Nelle varie ordinanze e decreti non ci sono riferimenti alla mobilità motociclistica. Per analogia, possiamo dedurre quando vige l’obbligo della mascherina. Se sono da solo in luoghi aperti senza presenza di persone, posso stare senza; questo potrebbe equivalere ad essere soli in moto. Se ho un casco aperto, sarà conveniente averla già indossata; mentre i caschi integrali fanno già da barriera verso le altre persone. Ovviamente in questo caso, se si toglie il casco, devo poi provvedere a proteggermi. Sarebbe meglio indossarla comunque; soprattutto in caso di situazioni di emergenza (incidente, guasti, ecc.). Inoltre, portarla sempre evita inconvenienti dovuti alla dimenticanza…”.

La cosa viene confermata nelle risposte alle FAQ relative alle misure previste dall’Ordinanza regionale n. 528 dell’11 aprile 2020, che trovate nel sito della Regione Lombardia, in cui si dice che l’obbligo “è meglio soddisfatto indossando comunque una mascherina”, ma si può ritenere “che il casco integrale con visiera calata consenta comunque un adeguato livello di protezione. Diversamente il casco jet non dà alcuna copertura a naso e bocca e quindi non esime in alcun modo dall’indossare la mascherina o altra adeguata protezione”.

Noi motociclisti siamo abituati a muoverci nella vaghezza di disposizioni che non ci riguardano da vicino e siamo anche bravi a tagliarci degli spazi di movimento circoscritti nei limiti del buon senso. Il buon senso, in questo caso, ci dice di trovare la giusta via tra i buoni propositi e le esigenze di mobilità quotidiana. In un’ipotetica scala che va dalle mascherine riconosciute protettive a livello europeo (EN 149) e il foulard o la sciarpa (comunque contemplati nelle ordinanze delle Regioni), noi motociclisti che possibilità abbiamo di proteggerci? Vediamole insieme.

Dallo smog al virus

L’unico prodotto attualmente sul mercato dedicato alle due ruote che soddisfi almeno una delle suddette classi di protezione è la Top Smog di Tucano Urbano, compatibile con qualsiasi jet o demijet: si tratta di una mascherina CE-EN149:2001 FFP2 (o superiore) con valvola inserita in una seconda maschera, esterna, in neoprene, dotata di inserti in rete per la ventilazione e di un secondo filtro di scorta. L’azienda ha in catalogo anche altri prodotti simili (vedi nelle pagine seguenti), ma sono attualmente esauriti.

Nella categoria dei prodotti nati per affrontare l’inquinamento urbano ripensati come espedienti in caso di pandemia inseriamo anche la giacca Mission Beta di Spidi, che è ancora un concept, ma è capace di monitorare l’inquinamento atmosferico e avvisare i motociclisti sulla necessità di utilizzare la maschera integrata, che può essere usata con qualsiasi tipo di casco. Ovvio che non ci compreremo la giacca per poter disporre di una mascherina, ma è interessante l’idea che sta a monte: si chiama “Mission Control” ed è un progetto di ricerca che intende mettere il motociclista al centro del contesto che lo circonda, studiando elementi fino ad ora trascurati come il campo visivo, l’umidità interna, la sensibilità del pilota al cambiamento di luce o il grado di inquinamento dell’aria. In futuro, crediamo, ci sarà maggiore attenzione all’ambiente e all’interazione fra questo e il motociclista.

La via di mezzo

Come avete letto, Bruno Donno, il funzionario della Regione Lombardia, afferma che la “struttura” di un integrale, di per sé, può fare barriera. Ma chi, nei mesi caldi, non se la sentisse di usare un integrale e, d’altra parte, non si fidasse ad esporsi all’aria indossando un jet, può ricorrere ad un compromesso, rappresentato da una genìa di caschi introdotta dalla francese Shark già da qualche anno, caratterizzata dalla presenza di una sorta di maschera al posto della mentoniera che ha solo la funzione di proteggere dal vento (l’azienda ci tiene a precisare che non ha nessuna valenza medica), come il modello Street-Drak, con calotta in termoplastica, look sportivo (accentuato dai goggles) e sistema Easyfit per chi porta gli occhiali.

Un altro marchio con sede (europea) in Francia ma sud-coreano, Scorpion Sports, nella collezione 2020, presenta due modulari, il Covert-X e l’EXO Combat Evo, rispettivamente in fibre e in policarbonato, con mentoniera, ventilata e smontabile e cuscini interni rivestiti dei tessuti traspiranti KwikWickIII e KwikWickII. L’extrema ratio (verso il basso), sempre in un’ipotetica scala di protezione, è rappresentata dai foulard declinati in versione motociclistica, come i già citati tubolari (ce ne sono di tante marche, anche in cotone) oppure come le bandane, che non fanno da filtro ma costituiscono comunque un deterrente dal toccare naso, occhi e bocca, perché le mucose possono rappresentare la porta di ingresso al virus.

Alta protezione – Le “normate”

Le mascherine normate a livello europeo si distinguono in tre categorie e livelli di protezione: le FFP3 proteggono per il 98% dalle particelle ambientali; le FFP2 ne filtrano il 92% e le FFP1 il 72%. Quelle con la valvola di evacuazione dell’anidride carbonica non hanno potere filtrante in fase espiratoria. Al contrario, le chirurgiche UNI EN 14683: 2019 hanno un alto potere filtrante verso l’esterno (95%), ma quasi nullo verso chi le indossa (20%). Il nostro consiglio è di portare una chirurgica quando usiamo il casco integrale, mentre quelle dotate di valvola, visto l’ingombro, si addicono di più all’uso con il jet. Il massimo si ottiene indossando una chirurgica sopra una FFP2 con valvola.

Media protezione – Dedicate alle moto

Quelli di Tucano Urbano sono gli unici prodotti per le due ruote con mascherina “normata”. La Top Smog si applica ai jet e ha filtro a carbone attivo e valvola anticondensa (39,90 euro). In catalogo ci sono pure la Smoggy, maschera in maglia tecnica con velcro (27,90 euro), il Collare Smoggy in windbreaker (34,90 euro) e il tubolare Basset Air (29,90 euro) in poliestere, ma saranno di nuovo disponibili da luglio. Tutti e quattro hanno mascherina FFP2 (o superiore) e ricambio. La Top Smog, la meno aderente al volto dei prodotti Tucano Urbano, è stata “riadattata” da alcuni motociclisti aggiungendo un elastico e indossandola come una normale mascherina.

Media protezione – Il progetto

La Spidi Mission Beta, non ancora sul mercato, ha un sensore che rileva il livello di inquinamento dell'aria, fornendo dati visualizzati su un display posizionato sulla manica. Il sensore ha 3 livelli: Low, Mid e High; al primo viene segnalato che non è necessario indossare alcuna maschera. Questa è dotata di un filtro N100, che elimina il 99,97% di tutti gli inquinanti con diametri di 0,3 micron e più grandi e utilizza la tecnologia High-Efficiency Particulate Arrestant per intercettare PM 2.5 e PM 10. Ha anche un filtro N95, che rimuove fino al 95% di allergeni piccoli come 0,3 micron. I filtri sono rimovibili e lavabili.

Bassa protezione – Il compromesso

Lo Shark Street-Drake e lo Scorpion Covert-X appartengono ad una categoria di caschi che, in questa situazione di pandemia, potrebbero rappresentare la terza via per quanti ritengono che un integrale sia troppo e un jet troppo poco.

Il primo presenta una maschera fissa e “soft”, calotta in termoplastica (da 244 euro). Il secondo ha la mentoniera estraibile, calotta in fibre e interni rivestiti in tessuto KwikWick®III, che mantiene testa e viso asciutti e freschi (da 280 euro). Entrambi possono ospitare la mascherina chirurgica, lo Scorpion, tolta la mentoniera, anche quella con filtro.

Bassa protezione – I foulard

Il gradino più basso di protezione da agenti esterni, siano essi lo smog o il coronavirus, è rappresentato dai cosiddetti “foulard” che, nella versione motociclistica, prendono il nome di scaldacollo, bandane, collari, ecc. Tutte le aziende produttrici di abbigliamento (e anche moto) ne hanno. Nella bella stagione è consigliabile evitare i prodotti in poliestere e optare per quelli realizzati in cotone, seta o materiale traspirante. In foto vedete un tubolare multifunzionale (Bullit Red) del brand italiano Holyfreedom (25 euro) e una bandana con disegno cachemire Ducati Scrambler (12 euro).

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