a cura della redazione - 21 March 2020

Royal Enfield: “Da 50.000 moto all’anno a 50.000 al mese”

La nostra intervista a Vinod K. Dasari, CEO di Royal enfield, che ci ha parlato di produzione, crescita, sviluppo e futuro

A dasari le redini di Royal Enfield

Mr. Dasari, ha preso in mano le redini della Royal Enfield da poco: che scenario si è trovato davanti?

“Ho assunto l’incarico di amministratore delegato (sostituendo Siddharta Lal, n.d.r.) lo scorso aprile e ho avuto tra le mani un’azienda florida e in espansione. Se guardate agli ultimi sette anni, vedrete una storia affascinante. Lo sviluppo di Royal Enfield è stato davvero esponenziale. Basta osservare i numeri del 2010: in tutto l’anno avevamo venduto 50.000 moto. Cinque anni dopo, uscivano dai nostri concessionari 50.000 moto ogni mese. Nell’ultimo anno finanziario, abbiamo venduto circa 820.000 moto in tutto il mondo. Siamo cresciuti 16 volte negli ultimi otto anni e gran parte di questo incremento arriva dall’India. Ma abbiamo preso coscienza del fatto che se possiamo realizzare questo entro i confini nazionali, è un’opportunità anche per i mercati internazionali. Esportiamo in quasi 50 Paesi, concentrandoci principalmente su una dozzina, specie in Europa (Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Spagna), USA, Sudamerica (Brasile, Colombia e Argentina) e in Asia (indonesia, Thailandia e Vietnam). Questi sono i mercati in cui vorremmo far crescere il nostro Marchio e la rete di vendita”.

Quale è la percentuale di vendite in Europa, sul totale?

“In realtà è ancora una percentuale molto piccola. Il 95% delle vendite è realizzato in India. L’Europa è il teatro più importante dopo quello domestico e contribuisce con circa il 16% del buisiness internazionale: rappresenta un focus importante per noi”.

E l’Italia?

“In Italia abbiamo aperto il primo concept store esclusivo Royal Enfield a inizio estate, alle porte di Milano (presso Pogliani a Sesto San Giovanni, ndr). È solo il primo, ma sono certo ne seguiranno altri su tutto il territorio italiano. Il vostro Paese è importante anche dal punto di vista delle partnership: in questi giorni faremo visita alla Brembo, che è nostro fornitore per gli impianti frenanti delle bicilindriche 650, ma anche alla Dellorto, per cercare una collaborazione in vista delle future e più stringenti normative anti-inquinamento”.

La produzione è concentrata in India?

“Per adesso sì, ma nei prossimi mesi apriremo un impianto produttivo anche in Thailandia, per rispondere alle esigenze del mercato del Sud-Est asiatico”.

Dalle 650 cc passa il rinnovo

Il rinnovamento della gamma – con la Himalayan prima e con le bicilindriche 650 poi – ha influito sulla crescita del Marchio?

“Assolutamente sì. In Europa le vendite sono praticamente raddoppiate da quando abbiamo lanciato la Himalayan. E quest’anno abbiamo iniziato la fornitura di Interceptor e Continental GT 650: sono certo continueremo quanto abbiamo raggiunto nel 2018 e per i prossimi due o tre anni in tutta Europa, Italia compresa. Ritengo che il focus sul segmento delle medie cilindrate con stile classico ci permetterà di crescere ancora nel prossimo futuro”.

Chi è il vostro principale competitor, nel Vecchio Continente?

“Difficile dirlo, perché non vendiamo solo un prodotto o un mezzo di trasporto, ma un’esperienza. Questo è il nostro obiettivo. Se proprio devo individuare dei modelli concorrenti, direi la Moto Guzzi V7 per Interceptor e Continental GT. La Himalayan e la gamma Classic direi che non hanno competitor dirette. Forse la BMW G 310 GS, ma è un’altra cosa. Le nostre moto hanno stile classico, ma tecnologia moderna. E semplicità soprattutto. Sa perché non usiamo il Ride by Wire, ad esempio? Perché non rende semplice la moto”.

L’R&D di Royal Enfield è in Inghilterra. Lo stile europeo è apprezzato anche in India e nel resto del mondo?

“Non direi che abbiamo modelli con stile europeo. Nell’R&D in Inghilterra abbiamo circa 200 ingegneri provenienti da tutto il mondo, proprio per avere una visione globale già nella primissima fase di sviluppo e progettazione. Abbiamo anche un grande tecnichal center in India, e questi due team collaborano a stretto contatto per i modelli che verranno. Per darvi un’idea di quale sarà la filosofia dei prossimi modelli: se guardate Interceptor e Continental GT 650, scoprite che entrambi sono stati modelli molto popolari nel passato, negli anni Sessanta. Crediamo fermamente che la forza di Royal Enfield sia il brand stesso. Abbiamo così tanto della nostra storia che possiamo utilizzare in maniera rilevante nel presente e nel futuro: lo faremo portando i modelli iconici degli anni 50 e 60 nel mondo di oggi. La nostra ispirazione è sempre al passato: l’R&D non sta lavorando a modelli di stampo europeo, bensì a moto che attingono dalla nostra tradizione e sono rivolti al domani”.

In arrivo nuovi motori?

Come l’interessante concept KX, visto alla scorsa edizione di Eicma: potrebbe diventare una moto di serie?

“Per noi, ora, rappresenta solo un concept che si ispira anch’esso al passato, ma è fortemente proiettato al futuro e lo abbiamo fatto per tastare le reazioni del pubblico. E sono state entusiaste. Non abbiamo progetti nell’immediato per la KX, ma il responso è stato talmente positivo che il nostro team tecnico sta pensando a qualcosa per i prossimi Saloni…”.

State lavorando su nuovi motori?

“Assolutamente sì. Royal Enfield si focalizza principalmente sul segmento delle medie cilindrate, tra i 250 e i 750 cc, e vorremmo ampliare il range di modelli in questo segmento. È la nostra forza e si tratta di un settore largamente sottovalutato. Molti si concentrano sulle piccole cilindrate oppure su quelle grosse. Ma a metà c’è un vuoto e richiesta da parte del pubblico. Stiamo lavorando su diverse piattaforme, ma tutte di media cilindrata”.

Potremmo vedere una Himalayan con il bicilindrico 650?

“Abbiamo appena lanciato Interceptor e Continental GT e, se guardate all’evoluzione di Royal Enfield, scoprirete che non siamo un’azienda che presenta novità ogni anno. Vogliamo allungare la vita di ciascun modello per lungo tempo. E le nostre due bicilindriche ora sono declinate in ben 11 varianti. Quindi ora vogliamo stabilizzare queste nel mercato. Vero è che il nostro team tecnico sta lavorando a varie opzioni per il motore 650; tuttavia non penso stiano progettando una Himalayan bicilindrica: l’attuale monocilindrica 400 sta andando benissimo nelle vendite e risponde perfettamente alle esigenze per cui è stata creata. La domanda per questo modello non è calata; anzi, abbiamo coinvolto diversi customizer per sbizzarrirsi con special su base Himalayan, con risultati sorprendenti, perché è una moto adatta a diversi usi, dal commuting urbano ai viaggi, passando per le avventure in offroad. Tutto in maniera semplice: è costruita per questo. Quindi vogliamo promuoverla per qualche anno ancora, prima di offrire altre varianti”.

Mobilità elettrica

E che cosa ci dice della mobilità elettrica?

“Adesso ha senso per sostituire le piccole cilindrate nel commuting urbano, ma non negli spostamenti a medio e lungo raggio. I regolamenti decideranno che cosa i produttori di moto dovranno fare nei prossimi anni. Ora stiamo lavorando alla Euro 5, ma l’assenza totale di emissioni sarà il prossimo step. Noi saremo pronti: abbiamo già un team, con base in Inghilterra, creato appositamente per seguire la mobilità elettrica: sta studiando varie opzioni: Royal Enfield avrà moto totalmente elettriche, ma non nell’immediato. Ci vorrà tempo: dieci anni, forse di più. Ancora non abbiamo concept da presentare, in questo senso. E poi, a dirla tutta, uscire ora con una moto elettrica cambierebbe il nostro DNA. Realizzarla non è difficile; la sfida è renderla affidabile al 100%”.

Un’ultima domanda: Mr. Dasari, lei è motociclista?

“In realtà no (ride, n.d.r.), ma sto imparando! Sto facendo pratica con una Royal Enfield Thunderbird (modello non importato in Italia, n.d.r.), che ha la leva del cambio a bilanciere: vorrei guidare la Interceptor 650, ma ha il cambio tradizionale e ancora non mi ci sono abituato...”.

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