di Beppe Cucco - 06 November 2019

Bimota ufficializza il matrimonio con Kawasaki e presenta la nuova TesiH2

Una muscolosa sportiva dove il 4 cilindri in linea di 998 cc sovralimentato (quello della Kawasaki H2) è abbracciato dal telaio della Bimota Tesi. Ecco i dettagli della moto e quelli sull’accordo tra la factory riminese e la Casa di Akashi

Auguri e figli maschi!

Bimota ha una nuova vita! In occasione di Eicma Kawasaki Heavy Industries Japan (non la filiale italiana) ufficializza l’accordo con gli imprenditori svizzeri Marco Chiancianesi e Daniele Longoni per la partnership con la factory riminese (il cui nome è l’acronimo di Bianchi, Morri e Tamburini, che la fondarono nel 1966). Nel dettaglio, dopo tre anni di trattative, Kawasaki ha acquisito il 49,9% di Bimota, mentre il restante 50,1% resta nelle mani di Chiancianesi-Longoni. Le cifre in gioco per l’acquisto non sono state note, ma si può ipotizzare che si tratti di alcuni milioni di euro.

Dopo oltre mezzo secolo dalla sua nascita in effetti Bimota era rimasta un po’ nell’ombra negli ultimi anni: la sua ultima apparizione ufficiale risale ad Eicma 2015 quando venne presentata la Impeto. Si trattava di una naked spinta dal motore della Ducati Diavel che poteva essere allestita con numerose parti speciali e persino kit escusivi come il “Bimota Experience”, con telaio e forcellone in lega leggera-carbonio, cruscotto con schermo TFT a colori da 3,5” e struttura in lega leggera ricavata dal pieno, oppure con il “SuperCharger”, che offriva il compressore volumetrico per aumentare i valori di potenza e coppia del 15-20%. Ma con il passare del tempo quella moto è rimasta in fase embrionale senza mai entrare in produzione… Ma ecco che ora, al Salone di Milano 2019 Bimota e Kawasaki, dopo aver ufficializzato il matrimonio, presentano la nuova TesiH2. Nelle pagine successive trovate i dettagli sulla moto.

H2 e Tesi si fondono

Come suggerisce il nome, la nuova TesiH2 è un mix tra la Kawasaki Ninja H2 e la Bimota Tesi. Dalla sportiva di Akashi arriva il motore, il 4 cilindri in linea di 998 cc, sovralimentato tramite un compressore di tipo centrifugo. Il motore ha distribuzione a doppio albero a camme in testa, 4 valvole per cilindro, lubrificazione a carter umido e raffreddamento a liquido. A seconda di come Bimota vorrà mettere a punto il motore la moto potrebbe arrivare a 300 CV di potenza. Dalla factory riminese arriva, invece, il telaio, quello della Tesi, conosciuto per il forcellone anteriore che sostituisce la tradizionale forcella e da un sistema di sterzata integrato nel mozzo della ruota anteriore; il telaio è in piastre di alluminio ricavate dal pieno con struttura ad omega. C'è poi fibra di carbonio ovunque e numerosi pezzi in alluminio. Interessante il design della carenatura anteriore, molto simile a quello della Vyrus M2 986, un'altra società con uno stretto legame con Bimota.

Per tenere a bada tanta potenza troviamo poi le alette aerodinamiche integrate nel design della carena e sul lato sinistro della moto è presente un condotto d'aria in fibra di carbonio per incanalare l’aria verso al compressore. Complateno l'equipaggaimento di serie sospensioni elettroniche Öhlins e pinze freno Brembo.

Il video di presentazione

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