a cura della redazione - 24 November 2019

“L’abbigliamento protettivo deve essere obbligatorio”

Un lettore ci scrive per farci conoscere il suo punto di vista in merito all’obbligatorietà o meno dell’abbigliamento protettivo quando si viaggia in moto o scooter. Voi come la pensate?

La lettera

Caro Direttore, nell’editoriale di maggio affermate di essere contrari ai “sistemi coercitivi” per l’utilizzo di capi protettivi. Il temine coercizione sembra una forzatura. Nel momento in cui ti dico “cosa” devi fare e ti spiego “perché” devi farlo, non è più coercizione. È educazione. E la “multa” serve solo a rendere più conveniente una scelta piuttosto che un’altra: sei libero di circolare senza paraschiena, ma se ti becco, ti multo e ti tolgo i punti. Poi, si tratterebbe di un obbligo a favore dei soggetti a cui viene imposto: ti obbligo a fare una cosa, ma è per il tuo bene. S’è mai vista coercizione che dia benefici a colui che la “subisce”? Dunque, per me, ben vengano gli obblighi sulle protezioni.

Fabrizio Carenzi – email

Il commento di Motociclismo

Caro Fabrizio, la coercizione di per sé non è un disvalore, e chi la “subisce” può anche trarne un beneficio: cado e non mi faccio male perché sono stato “obbligato” a indossare una cosa che altrimenti non avrei mai messo (vedi foto in apertura). Ciò tuttavia non esclude che esista una strada ancora più persuasiva, sul fronte della sicurezza, rispetto alla sventagliata di multe e di obblighi di cui parli. Noi l’abbiamo imboccata nel 2007 (campagna pro paraschiena) e la percorriamo con immutata determinazione anche oggi (#ScontatoProteggersi) perché crediamo nell’educazione del motociclista e nel dialogo con le istituzioni prima ancora che nelle costrizioni. Ci crediamo perché l’incentivo e la sensibilizzazione all’uso di capi certificati intervengono in modo secondo noi efficacissimo là dove i rischi di lesioni gravi sono medi o alti (per esempio mani e piedi), ma non quasi certi. Numerose ricerche scientifiche dimostrano che, in caso di impatto senza alcuna protezione, la testa è la parte del nostro corpo esposta al più alto rischio di trauma. Da qui l’obbligatorietà del casco, certamente condivisibile. Su tutto il resto (guanti, stivali, giacche, pantaloni, protezioni, ecc), e in modo progressivo di capi certificati intervengono in modo secondo noi efficacissimo là dove i rischi di lesioni gravi sono medi o alti (per esempio mani e piedi), ma non quasi certi. Numerose ricerche scientifiche dimostrano che, in caso di impatto senza alcuna protezione, la testa è la parte del nostro corpo esposta al più alto rischio di trauma. Da qui l’obbligatorietà del casco, certamente condivisibile. Su tutto il resto (guanti, stivali, giacche, pantaloni, protezioni, ecc), e in modo progressivo rispetto alla funzione del capo, l’obbligatorietà sarebbe percepita come ingerenza dello Stato, producendo l’effetto di “disarcionare” da moto e scooter milioni di italiani. O di indurli a trasgredire. Tra anarchia totale e Stato pervasivo, c’è un compromesso che noi crediamo vantaggioso per tutti: incentivare l’utilizzo dell’abbigliamento tecnico attraverso uno sgravio fiscale che abbatta i costi sociali della Sanità pubblica e induca chi va in moto a farlo solo con capi certificati, come da “omino” qui sotto.

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