di Beppe Cucco - 27 July 2019

La storia della Kawasaki Ninja 636

Ripercorriamo la storia della supersport "anabolizzata" che ha conquistato gli appassionati, la Ninja seicento

Primi anni 2000: mentre le case produttrici si danno battaglia con supersportive di 600 o 1.000 cc Kawasaki fa una mossa inaspettata e stupisce tutti presentando la Ninja ZX-6R di 636 cc. La prima versione debutta nel 2002 ed è realizzata sulla base tecnica della 600 cc (in commercio dal 1995), con la quale condivide il telaio perimetrale in alluminio e parte della ciclistica (la forcella riceve nuovi elementi interni), ma si differenzia, ovviamente, per il motore, di 37 cc più generoso grazie all’aumento dell’alesaggio da 66 a 68 mm (la corsa è di 43,8 mm). Questa però non è l’unica modifica al propulsore: rispetto alla versione di 600 cc cambia tutto il blocco cilindri e piccoli interventi interessano anche il cambio, per migliorare gli innesti delle marce. In tutto sono 40 i particolari rivisti. Il nostro Centro Prove (il servizio su Motociclismo 04/2002) rileva una potenza massima di 101,9 CV alla ruota a 12.500 giri/min e una coppia massima di 62,76 Nm a 9.750 giri/min, 11,17 secondi nello 0-400 m, 261 km/h di velocità massima e 185 kg di peso a vuoto. Costa 9.630 euro c.i.m. Concettualmente, però, la 636 è indietro: usa ancora i carburatori e la ciclistica è di “vecchio stampo”.

Così, l’anno successivo arriva la seconda, mitica, versione della 636: il modello viene profondamente rivisitato esteticamente, ciclisticamente e viene aggiornato anche il motore con l’aggiunta dell’iniezione elettronica, che sfrutta corpi farfallati di 38 mm. La moto viene anche alleggerita, la nostra bilancia segna 172 kg. I numeri migliorano (109,8 CV a 13.750 giri/min, 64,72 Nm a 10.750 giri/ min), non accelerazione e velocità: 11,14” sullo 0-400 m e 260,3 km/h di velocità massima. Costa 10.080 euro (Motociclismo 2/2003). Due anni più tardi il design della moto viene nuovamente rivisto: il telaio viene verniciato di nero, lo scarico da laterale diventa sottosella, le frecce anteriori vengono integrate nella carena, la coda viene ingrossata ed i fanali arrotondati. Anche il motore beneficia di alcune modifiche: valvole più grandi (+1 mm), alberi a camme più spinti, organi interni completamente rivisti e un sistema di iniezione completamente rivoluzionato con corpi farfallati a sezione ovale. Oltre ad avere la doppia farfalla, la 636 ora ha anche due iniettori per cilindro e per la prima volta su una sportiva di media cilindrata arriva la valvola allo scarico; di serie anche la frizione antisaltellamento. I numeri parlano di 109,93 CV a 13.750 giri/min, 62,76 Nm a 11.000 giri/min 10,86” sullo 0-400, 265,8 km/h di velocità massima, 180,4 kg di peso (Motociclismo 1/2005). Il tutto a 10.380 euro c.i.m.

Il 2005 rappresenta l’anno d’oro per la 636: in dodici mesi in Italia ne vengono vendute 3.909. Tremilanovecentonove! Più di tutte le BMW R 1200 GS vendute nel 2018 (è stata la più venduta nel nostro Paese lo scorso anno, con 3.615 unità). Nonostante ciò, nel 2007 Kawasaki interrompe la produzione, lasciando in gamma solo la 600 cc. Dobbiamo aspettare fino al 2013 per veder tornare in listino la 636. Il nuovo modello presenta un look cambiato drasticamente, segue i canoni dettati dalla versione dalla sorella maggiore ZX-10R, con lo scarico che torna in posizione laterale. Rispetto alla versione precedente il motore è ampiamente modificato: alesaggio e corsa misurano ora 67x45,1 mm e cambiano il profilo degli alberi a camme, i pistoni, le bielle. La scatola filtro ha un volume maggiore e i cornetti di aspirazione sono più lunghi. Nuova anche la frizione, con funzione antisaltellamento. Telaio e forcellone restano invariati, ma troviamo nuove sospensioni. Di serie ABS, Traction Control e due mappe motore. Il nostro Centro Prove registra 115,67 CV a 13.500 giri/min, 64,88 Nm a 11.200 giri/ min, 10,95” sullo 0-400 m, 256,8 di velocità massima e 182 kg a vuoto (Motociclismo 7/2013). Costa 13.490 euro.

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