di Nicolò Codognola - 14 December 2019

“Sviluppiamo noi l’elettronica della Diavel: per questo è perfettamente calibrata”

Abbiamo intervistato Eugenio Gherardi, Project Manager della Ducati Diavel 1260, che ci ha parlato dei dettagli tecnici della moto, della sua elettronica, degli intervalli di manutenzione, le differenze con la S, i modelli del futuro…

La Diavel 1260 S è una XDiavel con un vestito nuovo?
“Sono due moto con qualche elemento in comune. Uno, molto importante, è il motore. Ma le similitudini finiscono lì. C’è family feeling estetico, ma tutto – telaio, sospensioni, trasmissione, quote, ergonomia… – è diverso. La Diavel 1260 ha anche una mission diversa: una meganaked sportiva. La XDiavel è una cruiser sportiva”.
Il motore dunque è identico?
“Per nulla. Esternamente cambiano alcuni attacchi, dovuti al posizionamento delle pedane – avanzate nella XDiavel, arretrate nella Diavel 1260 S – sono diverse le curve di erogazione. Questo è dovuto a differenti sistemi di aspirazione e scarico, oltre che ad una calibrazione motore dedicata. Tutto è dettato dalla necessità di dare un carattere diverso alle due moto”.
Mappe, RbW, TC: come funzionano?
“L’architettura è quella classica degli ultimi modelli Ducati, ovvero con la possibilità di selezionare tutte le curve di controllo di trazione, ABS, Wheelie Control, Launch Control… Ma tutto è calibrato in maniera specifica per ciascun modello. E poi abbiamo una piattaforma inerziale a 6 assi, mentre su XDiavel è 5 assi. Cosa importantissima: il software è sviluppato internamente sfruttando l’esperienza di Ducati Corse. Sono perfettamente cablati sulla moto ed evoluti di generazione in generazione”.
L’erogazione è cambiata, con il picco di coppia spostato un po’ in alto: non avete perso in trattabilità?
“La curva di coppia è rimasta piatta e c’è tantissima schiena ai medi regimi, come e più di prima. Non credo che qualcuno si lamenterà perché manca coppia ai bassi… (ride, n.d.r.)”.

Quali sono gli intervalli di manutenzione?
“I tagliandi sono previsti ogni 15.000 km, a 30.000 km invece il controllo gioco valvole. Ducati sta facendo degli sforzi enormi per elevare l’affidabilità. I modelli a venire dilateranno ancora di più gli intervalli di manutenzione”.
La versione S si differenzia per componenti tecnici, non estetici. Perché?
“È una scelta precisa, per dare una connotazione ancora più sportiva. I contenuti di pregio non sono estetici, ma squisitamente tecnici che aumentano il piacere di guida, come si richiede ad una moto sportiva”.
Dunque dobbiamo aspettarci una guida diversa, tra Diavel “base” e Diavel S?
“La taratura delle sospensioni è molto simile: non c’è una caratterizzazione diversa nella dinamica del veicolo”.
Perché non adottare, sulla S, delle sospensioni elettroniche semiattive?
“Le nostre sospensioni elettroniche hanno due campi di applicazione: hypersport e turismo. Le prime, che usiamo sulla Panigale, sono "Event Based", ovvero si adattano alla situazione di guida e sono finalizzate alla massimizzazione della performance; le seconde hanno una logica di intervento detta "Skyhook", per offrire comfort, e vengono sfruttate dalla Multistrada. Sulla Diavel abbiamo preferito una sospensione allo stato dell’arte, ma tradizionale”.

Vedremo una Diavel di minor cubatura?
“Dal punto di vista tecnico, si può fare. Ma la Diavel è una moto esagerata, in tutto. Non avrebbe senso una cilindrata minore”.
Con tutta questa esagerazione non rischiate però di perdere clienti che vorrebbero una Diavel, ma temono di non poterla gestire?
“La ciclistica è estremamente amichevole, l’ergonomia aiuta tanto a gestirla, l’elettronica pure. Non è una moto per neofiti, ma possiamo dire che la sua esagerazione è alla portata di molti”.

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