di Giorgio Sala - 22 May 2019

Non c'è due senza tre: al Giro d'Italia con la Niken GT

Yamaha, partner ufficiale del 102° Giro d'Italia, fornisce una trentina di Niken sulla quale si muovono gli organizzatori. Per capire come si comporta la prima moto a tre ruote in un Grande Giro, abbiamo percorso e vissuto la tappa Ravenna-Modena: 147 km con la Niken GT

La città non ha paura della Niken, viceversa...

Nella città di Ravenna ci approcciamo alla Yamaha Niken GT, una versione più dedita al turismo rispetto alla tre ruote “standard” (che abbiamo provato in passato e anche confrontato con la KTM 790 Duke). Quando ci muoviamo, alla GT diamo del “tu” perché, dinamicamente e ciclisticamente parlando, ha le stesse caratteristiche tecniche della sorella "naked"; oltre a ciò la Niken è una moto che ci fa sentire a nostro agio sin dai primi metri, basta guardare oltre l’anteriore mastodontico e la moto ispira fiducia. Nelle districate vie del centro di Ravenna se la cava egregiamente: nel traffico gli 885 mm di larghezza (specchietti esclusi) diventano un ostacolo solo quando si vuole sgusciare tra le macchine in colonna, non lo sono invece le soffici borse laterali che stanno perfettamente all’interno della sagoma della moto. L’ampio raggio di sterzo permette un’ottima manovrabilità, limitata dal peso che si fa più accentuato a moto ferma.

Sotto gli occhi di tutti. Che sia lei la protagonista del Giro?

La Niken GT cattura tantissimi sguardi: è difficile capire se è per via della sua linea, delle due ruote anteriori, della vernice blu opaca con steli delle forcelle oro, oppure perché siamo esattamente dentro al percorso (chiuso al traffico) che verrà solcato da lì a breve dai protagonisti del Giro d’Italia. E pensare che non è la prima, né sarà l’ultima Yamaha Niken che il pubblico vedrà passare: esclusi noi, ce ne sono circa una trentina guidate da ispettori di percorso, giudici, uomini "lavagna" e giuria. Quando ci fermiamo alle spalle della carovana del Giro veniamo sempre avvicinati da addetti ai lavori, semplici curiosi e addirittura forze dell’ordine, appassionati o non di motociclismo, che ci porgono domande o commentano la moto sotto di noi. Tra apprezzamenti per la linea e scetticismo espresso con frasi come “se ha tre ruote allora non è una moto”, ripartiamo in vista della fermata successiva. La decima tappa del 2019 è tutta in pianura, tanto che viene classificata come una delle meno faticose di tutto il Giro; il caso ha voluto anche che sia anche tra le più corte in assoluto. Avremmo gradito qualche curva in più per gustare a pieno le doti dinamiche della Niken, che si guida come una vera propria moto (alla faccia degli scettici…), ma apprezziamo il lavoro svolto dall’avantreno quando si beve asperità e sconnessioni stradali come un ciclista assetato. Mentre continuiamo il nostro viaggio le doti da grand tourer escono allo scoperto: la sella più imbottita evita indolenzimenti al sedere mentre il parabrezza di serie sulla GT ci protegge egregiamente da fastidiose turbolenze. Azzeccata la triangolazione pedane-sella-manubrio, con una posizione confortevole anche per gli spilungoni. L’unico difetto di questa versione turistica della Niken la notiamo quando alziamo un po’ il ritmo: se posizioniamo la punta del piede sinistro sulla pedana, il tallone entra facilmente a contatto con il cavalletto centrale, rischiando di spostarlo verso il basso e di strisciarlo a terra in fase di piega. A mantenerci sulla strada giusta è il TomTom Rider 550, ben posizionato sul manubrio grazie all'apposito supporto fornito insieme al dispositivo: il navigatore è facile ed intuitivo, il display touchscreen da 4,3" mostra in modo chiaro il percorso e ben risponde ai comandi anche con i guanti indossati.

Rispetto reciproco tra ciclisti e motociclisti

Finite le (pochissime) curve della campagna modenese, ci avviciniamo verso il traguardo: meno chilometri mancano all’arrivo e più intensa si fa l’aria di festa e giubilo del pubblico che attende l’arrivo dei corridori. Tra palloncini, striscioni e bandiere tricolori, il pubblico è sempre più in fermento e numeroso, conseguentemente sono maggiori gli sguardi che ci vengono dedicati. Mentre facciamo sentire il gustoso suono del tre cilindri in linea da 854 cc ai più giovani che ci chiedono a gran voce di “fare rumore con la moto”, capiamo che la Niken è senza dubbio una protagonista importante di questo evento pluricentenario. Viene abbattuta così qualsiasi barriera tra ciclisti e motociclisti, prevale invece un sentimento di unione e di festa per un evento decisamente radicato nella cultura italiana. E proprio facendo queste considerazioni, riecheggiano nella nostra mente le parole di Vittorino Mulazzani, direttore tecnico responsabile del coordinamento motociclisti al Giro d’Italia. “C’è il massimo rispetto tra ciclisti e motociclisti durante questa competizione” ci ha spiegato Mulazzani, da quasi cinquant’anni nell’organizzazione del Giro, che ha continuato: “Il personale in moto fa il proprio lavoro rispettando il lavoro dei ciclisti, viceversa i ciclisti sanno che chi è a bordo delle Niken ha come unico interesse la salvaguardia del corridore”. Ci viene confermato inoltre come la Niken, rispetto ad altre moto, sia più stabile e garantisca più sicurezza soprattutto in condizioni meteo avverse, permettendo un ottimo svolgimento del lavoro di chi sta appresso al gruppo di atleti, quest'ultimi concentrati a lottare per la Maglia Rosa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA