di Raffaella Cegna - 22 April 2019

Nel paese dei balocchi, un tour tra Prato e Pistoia

Ispirati dalle avventure di Pinocchio torniamo un po’ bambini su una Moto Guzzi V9, perdendoci tra dimore fiabesche, boschi incantati e dolci delizie tra le le provincie di Prato e di Pistoia. Ecco il nostro itinerario

Le Avventure di Pinocchio

Collodi descrive ironicamente la Toscana come una terra “vitata, pioppata e monumentata”, una sintesi perfetta del paesaggio di questo itinerario, anche se al posto dei pioppi guidiamo tra uliveti a perdita d’occhio, filari di cipressi o fitte faggete. Le Avventure di Pinocchio, in fondo, raccontano un viaggio di incontri, scoperte e imprevisti ambientati in una fantasiosa versione del Granducato di Toscana. Quindi proviamo a tornare bambini, giocando con una Moto Guzzi V9 color grillo parlante tra dolciumi, profumi di nobili vini, opere d’arte surreali e leggende. La nostra avventura inizia in città, nel centro di Prato, con una passeggiata tra grandi palazzi, facciate marmoree, stretti vicoli e piazzette animate da schiamazzi spensierati degni di un film di Pieraccioni. Uno dei posti più curiosi è il Giardino Buonamici, circondato da alte mura in pieno centro storico. Uno dei più antichi giardini pensili al mondo, uno “spazio di delizia” per i nobili dell’epoca, perfetto per le delizie di oggi. Il tema gastronomico è un ottimo pretesto per iniziare la giornata in dolcezza, con un tour rétro tra i biscottifici e pasticcerie storiche, sgranocchiando il dolce alle mandorle del Biscottificio Antonio Mattei e i cremini di Paolo Sacchetti della Pasticceria Nuovo Mondo. Soprannominata “Manchester della Toscana” per la sua grande produzione tessile, Prato sorge nel mezzo di una grande piana spalmata tra Firenze e Pistoia, chilometri di strade piatte e dritte, dove combattere la monotonia della guida immaginando i tempi della rivoluzione industriale, quando era una giungla di fabbriche e ciminiere, piena di lavoratori provenienti da ogni parte d’Italia. Oggi di cose curiose da visitare a Prato ce ne sono mille, come il Convitto Cicognini, l’istituzione scolastica più antica della città, dal 1692 un centro di eccellenza per la formazione di personaggi illustri, tra cui Gabriele D’Annunzio. È divertente avere la conferma che non fosse un tipo facile già da adolescente, perché qui scopriamo che, in quarta ginnasio, ricevette ben quattro punizioni: «Studia, condotta morale da riguardare e poca disciplina», è scritto su un documento ripescato dagli archivi. Beh, per lo meno studiava...

L'ora della merenda

Con la pancia piena ma assetati di strada saltiamo in sella e partiamo a tutto gas verso la Valle del Bisenzio, contando sulle curve della Strada Regionale 325 che costeggia l’andamento sinuoso del fiume (il Bisenzio, appunto). Passando da Vaiano il profumo di pane fresco e di pasticceria è irresistibile, impossibile non fermarsi per una merenda. Dal forno Steno, regno della tradizione dei biscotti di Prato, passiamo alla visita del molino Bardazzi, dove rimanere incantati seguendo il processo di produzione della farina GranPrato, una vera eccellenza territoriale. Tra visite e acquisti gastronomici incontriamo imprenditori giovani, capaci di raccontare le storie di nonni e bisnonni ingegnosi, che sanno innovare senza trascurare nessun dettaglio della tradizione e senza troppo pensare a collezionare zecchini d’oro.

Educazione artistica

Poco prima di Vernio giriamo sulla SP2, per poi deviare verso Luicciana, un minuscolo borgo semideserto, dove l’arte la fa da padrone. Addentrandosi tra le viuzze, sulle facciate appaiono decine di affreschi, come se fosse un curioso museo a cielo aperto nato negli anni 80, quando gli abitanti coinvolsero pittori, scultori, grafici e ceramisti famosi e non, tra cui alcuni nomi dell’Avanguardia fiorentina degli anni ’60 e ’70. Proseguendo sulla stretta strada tutte curve si sale velocemente di quota e, passata Cantagallo, inizia la Via della Rasa, un tratto accidentato con buche e pezzi sterrati tra boschi incantati di faggi, fino a quota 1.106 metri, dove è possibile fare un breve tratto a piedi per raggiungere il Rifugio Pacini, godendosi il panorama sulla Valle della Limentra. Questo tratto di circa 15 km richiede prudenza e attenzione, ma ne vale la pena, perché anche la discesa verso la SP24 è una goduria quando si attraversa il profumatissimo bosco di pini e abeti tra enormi felci a bordo strada. Sbuchiamo così nel Pistoiese e, dopo la Riserva di Acquerino, ci si diverte alla guida su un tratto di asfalto perfetto, fino alle porte del capoluogo. Non entriamo in città e continuiamo con un ritmo un po’ sportivo sulla SR66, per poi virare sulla SP633, detta via Mammianese, che attraversa Femminamorta in mezzo a fitte foreste di castagni, cerri e abeti alternati a qualche campo. A Femminamorta ci accorgiamo di essere nel mezzo di un complicato crocevia e una vecchia dogana spiega il perché: qui si passava dal Granducato di Toscana al Ducato di Lucca. Proseguendo, con un dolce e lento saliscendi tutto curve che sembra fatto apposta per la Guzzi V9, si iniziano a scorgere qua e là piccoli borghi arroccati in cima a colline, come sospesi sopra un velluto verde fatto di fitti boschi. Siamo in Valdinievole, nel cuore della Svizzera. Tutto quadra, perché si tratta della Svizzera Pesciatina, sugli Appennini pistoiesi, una zona dal paesaggio così incantevole da aver stregato l’intellettuale giramondo ginevrino Sismond de Sismondi, che la ribattezzò così. Vellano ne è la “capitale”, una delle dieci castella, piccoli borghi che ora sembrano abitati da soli fantasmi, tutti esposti a sud, un tempo protetti da mura e da una torre di avvistamento, che col tempo è stata trasformata in residenza o in torre campanaria.

C'era una volta un pezzo di legno

Da Vellano, superando Pescia, si arriva a Collodi, nel regno della fantasia, dove si trova il record mondiale di altezza per burattini di legno, ben 16 metri (un palazzo di 5 piani), fatto costruire in Svizzera e arrivato qui con un doppio convoglio attraverso il tunnel del San Bernardo. Niente di più utile per sentirsi piccoli in un batter d’occhio! Il mondo del gioco di Collodi non si esprime con giostre, montagne russe o pupazzi su grandi carri. Qui è tutto semplice, un po’ fermo nel tempo, per lasciare spazio all’immaginazione e ai ricordi. Un po’ come Pinocchio, che non è certo un supereroe, ma dalla fine dell’800 è capace di insegnare a grandi e piccoli una serie infinita di valori, con una semplicità disarmante. Il Parco di Pinocchio (via San Gennaro 5, Collodi - PT) si trova vicino a Villa Garzoni, costituendo un complesso unico dove spendere qualche ora passeggiando tra sculture, labirinti e giardini incantati. Chiunque vada in moto sa bene che, in fondo, è un grande giocattolo a cui siamo pazzescamente affezionati e da cui soffriamo maledettamente il distacco. In ogni motociclista c’è quindi spazio per lasciarsi andare in una partita di scacchi giganti, per sedersi a mangiare all’Osteria del Gambero Rosso (qui esiste davvero!) o per ammirare le farfalle che volano libere nella Butterfly House della seicentesca Villa Garzoni, per poi tornare nel mondo reale attraversandone il giardino storico dove, come giardiniere, lavorò anche Carlo Lorenzini, il “papà” di Pinocchio, in arte Collodi.

Un tuffo nella storia

Lasciamo il pistoiese per tornare nel regno del gusto, precisamente dell’enologia. Visto che il tema del viaggio è il gioco, non possiamo che divertirci cercando di spostarci nel pratese lungo le strade più tortuose visibili sulla mappa: prima la Via Romana fino a Chiesina Uzzanese, poi da Monsummano Terme stringiamo i denti fino a Lamporecchio, per goderci le Provinciali 16, 9, 43 e, infine, 10. Il paesaggio diventa nuovamente “ulivato, cipressato, vitato e monumentato”, come scriverebbe Collodi e si guida tra tenute, ville e giardini seguendo il tema del vino, precisamente il Carmignano, uno dei più antichi d’Italia. Spostandoci di pochissimi km tra Capezzana, Artimino e Seano visitiamo tre cantine, o meglio tre gioielli, dove storia, arte e agricoltura hanno creato pozioni magiche dal colore rosso rubino. L’azienda vinicola Capezzana, della famiglia Contini Bonacossi, produce vino dall’804 d.C.: una visita alle cantine è un tuffo nella storia, tra enormi botti di legno e bottiglie invecchiate dall’inestimabile valore. La Tenuta Artimino appartiene alla famiglia Olmo, un’istituzione del ciclismo e si sviluppa intorno alla magnifica Villa Ferdinanda, una dimora medicea assolutamente da visitare. Infine, incontriamo la famiglia Pratesi, che produce vino da cinque generazioni, le cui etichette sulle bottiglie sembrano quadri cubisti di Braque, invece sono appositamente realizzate da Marcello Scuffi. Il nostro viaggio si conclude davanti ad un Ufo scintillante color bronzo, dove lasciamo le moto per iniziare un itinerario surreale nell’arte contemporanea. Siamo nel Centro Pecci (Viale della Repubblica 277, Prato) dove in trent’anni sono passate oltre duecentocinquanta tra mostre di arte, design, moda e un fitto programma di eventi legati alla letteratura, alla musica, alla performance e al teatro. La sensazione aliena ce la dà il nuovo guscio futuristico, che abbraccia il precedente edificio degli anni ’80 chiamato “Fabbrica della cultura”, mentre la strana antenna che spunta dalla copertura simboleggia una sonda capace di captare nuove tendenze e “umori culturali”, come spiega il progettista Maurice Nio. Ci sono una collezione permanente di arte contemporanea, diverse esposizioni temporanee ed eventi che regalano una boccata di fantasia, firmata da grandi nomi come Anish Kapoor, Mario Merz e Michelangelo Pistoletto. Pur sperando che quest’architettura aliena decolli, è ora di tornare grandi, sognando il nostro prossimo giocattolo su due ruote.

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