di Marco Riccardi - 16 August 2019

Fantic Super Rocket e la moda delle "mini"

Piccole ma non troppo, guizzanti come mai per scappare dal traffico, sono le mini moto che spopolano alla fine degli anni Sessanta. Fantic nasce, 50 anni fa, proprio grazie a questi modelli che le permettono una veloce e straordinaria crescita nel mondo della moto e dei ciclomotori

La moda della "mini"

Se apprezzate la Monkey 125 la vostra attenzione verrà catturata anche da questa Fantic. La "motina" di Honda non è il parto recentissimo di un brillante esperto di marketing, ma ha solide radici nel passato, ad essere precisi dall'anno 1961 quando la Monkey Z100 arriva sul mercato. Le minimoto del grande Costruttore nipponico non finiscono qui perché oltre alla agile Scimmietta, c'era pure un Gorilla (il fratello quasi gemello della Monkey, ma dal serbatoio maggiorato e tozzo) e un simpatico cane, ovvero il Dax, la contrazione di Dachshun (bassotto in tedesco), un nome giustificato dalla struttura in lamiera stampata, orizzontale e rettilinea, che costituisce l'ossatura del suo telaio. Queste piccole moto giapponesi hanno cominciato ad essere usate dagli americani negli anni Sessanta come tender di barche e motorhome, oppure per muoversi senza fatica nei grandi parchi. La "mini" moda a stelle e strisce interessa anche dalle nostre parti, così i nostri Costruttori, dai piccoli assemblatori dell'Emilia Romagna alle grandi aziende come Benelli e Garelli, cominciano a inserire nei cataloghi queste moto, anzi ciclomotori, visto che la cilindrata è quasi universalmente di 50 cc. In Italia la primogenitura della categoria è di Benelli con la Mini Bike 50 del 1967. La Casa di Pesaro in un depliant pubblicitario ammette candidamente e onestamente che questo ciclomotore "è nato da un'idea americana". Il motorino di Pesaro ha un motore a due tempi, col cambio a tre rapporti comandati dal manubrio, piccole ruote da 10" che calzano pneumatici dalla sezione generosa ed è così compatto che ti viene voglia di metterlo sotto braccio per portartelo fino in casa.

C'è mini e mini

È fantastic

Il jolly di Casa

Il Super Rocket, ("Super" perché "Rocket" da solo è usato da altri Costruttori italiani) ha una gomma particolarmente larga, fatta apposta da Pirelli, con un battistrada dal disegno ben inciso, ideale per digerire buche di tutti i tipi. Utilizza il moderno motore Minarelli P4SP, quello dai carter squadrati, con testa e cilindro chiamati "Regolarità" e in versione Export ha una potenza di 6,8 CV a 8.800 giri. Particolare è il telaio, un doppia culla chiuso in tubi di acciaio che integra una larga struttura di supporto, in lamiera stampata, a sostegno della sella. Grazie alla lunghezza di 1.570 mm, la posizione di guida non è sacrificata, mentre il peso si mantiene intorno ai cinquanta chili. La stessa Fantic definisce il Super Rocket come il jolly di casa, un veicolo che piace a tutti: alla ragazza che si sente sportiva, ai quattrordicenni alternativi che lo trovano “pazzescamente divertente”. Disinvolto nel traffico di città, se la cava anche al di fuori dell'asfalto, proprio grazie al suo gommone e alle sospensioni idrauliche. Le prime versioni adottano lo scarico alto a espansione, i cerchi a raggi. Con gli anni però il Super Rocket, che rimane in listino fino al 1980, viene continuamente aggiornato - come il modello che appare in queste pagine e datato 1975 - con modifiche che lo rendono sempre più adatto alla città, ma perdendo la linea non certo originale rispetto alle origini: lo scarico è ora basso, stradale ben silenziato e non più a "spillo" e dal rumore supersonico (siamo o non siamo a cavallo di un razzo?); la sella ed i cerchi in lamiera stampata stile Vespa e poi realizzati in lega leggera, mentre un tocco di sportività viene dalle tabelle portanumeri e dalla sella rialzata nella parte posteriore come un codino da "sparo".

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