di Nicolò Codognola - 02 March 2019

“Il 70% di chi ha una Scrambler è alla sua prima Ducati”

Abbiamo intervistato Claudio De Angeli, Direttore Brand Scrambler, che ci ha parlato dei numeri di vendita, del futuro, dei competitors…

In occasione del test della nuova Ducati Scrambler Icon abbiamo intervistato Claudio De Angeli, Direttore Brand Scrambler, che ci ha parlato dei numeri di vendita, del futuro, dei competitors… Ecco le sue parole.

Al lancio della prima Icon, quattro anni fa, avevate dichiarato di voler vendere almeno 10.000 Scrambler in un anno e di voler mettere in sella 1.000 persone mai salite su una moto. Obiettivi raggiunti?
“Altroché! La Scrambler è stata venduta in 16.000 esemplari in tutto il mondo già nel primo anno: oggi siamo a quota 55.000. Il 70% degli acquirenti è di nuovi ducatisti e in questo numero abbiamo ben superato la quota dei 1.000 neofiti; ci sono anche molti motociclisti di ritorno”.

Quante donne guidano una Scrambler?
“Per Ducati, la media delle quote rosa è del 3 o 4%; con la Scrambler la media sale al 7%, toccando un picco del 14% con la Sixty2”.

Quali propositi per il futuro?
“Mantenere la leadership nel segmento e implementare ulteriormente la gamma. Ed esplorare nuove frontiere. Ad esempio: abbiamo venduto 100 Scrambler Hashtag online: questo gioco ci piace, è un nuovo modo di approcciare il motociclista. Abbiamo tante idee e non ci fermiamo”.

E per la Scrambler 1100?
“I primi dati di vendita non sono incoraggianti come ci saremmo aspettati, ma abbiamo parecchie idee anche per questo modello”.

Quale è il tratto distintivo che non mancherà mai su una Scrambler Ducati?
“A livello di design, mi fa strano pensare ad una Scrambler senza side panel sul serbatoio; anche il faro tondo è un elemento distintivo che non può mancare, a mio giudizio. Ma soprattutto l’accessibilità e la facilità di guida: è un carattere funzionale imprescindibile”.

Quale è il ritratto dello Scramblerista tipo? Avete un target ben definito?
“Non ne esiste uno solo. Se parliamo di brand e mood, a livello globale, c’è una cultura dinamica che si sta evolvendo: è un periodo molto liquido. Il pubblico è strano e la grossa novità è che fai fatica a categorizzarlo. Stiamo assistendo ad una segmentazione del mercato mai vista prima e ci sono clienti nuovi cui non parli solo per età anagrafica: il riferimento non è più statico e bisogna captarlo. Questa è la sfida più importante per il futuro, non solo per noi, ma anche per i nostri competitor”.

Tra i competitor, quale vedete emergere più degli altri?
“Indian sta facendo grandi passi e la nuova FTR1200 ne è un esempio. Hanno saputo tirare fuori il loro lato heritage senza arenarsi nel vintage e lo hanno fatto senza noia. Sono stati bravi”.

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