"Vorrei turni in pista per i disabili". La risposta della FMI
Caro direttore, sono la sorella di Lorenzo Picasso, un pilota ligure emergente. Quattro anni fa, in una gara del Campionato regionale motocross, Lorenzo ha riportato una grave frattura vertebrale che gli ha provocato una paralisi. Non si è perso d’animo e ha cominciato subito la riabilitazione e l’allenamento per una nuova carriera sui kart. Ma gli mancava la moto, la sua vera passione: quindi si è buttato nella velocità con la sua Honda CBR600RR. Ha rivoluzionato la moto, dalle carene fino ai comandi al manubrio. Pedaline adattate con incastro, sella antiscivolo ribassata, velcro per bloccare le gambe ed airbag nella tuta su misura. Ecco il mio appello: alcune piste non ammettono i disabili nei turni liberi, vincolandoli alle associazioni e non liberi di girare dove, come e quando desiderano. Si può ottenere un permesso per farli correre liberamente? Sono barriere inutili e discriminanti: siamo noi che creiamo la disabilità senza essere pronti al dialogo, all’ascolto e alla comprensione.
Federica Picasso – email
La risposta di Giovanni Copioli, Presidente della FMI
Salve Federica,
ho letto con attenzione la lettera e innanzitutto La ringrazio perché attraverso il suo “appello” ho l’opportunità di fare chiarezza su alcuni punti di interesse generale. Concordo con diversi aspetti evidenziati ed umanamente non posso che schierarmi con Lei nel sostenere che “ascolto, collaborazione e comprensione” siano i pilastri per abbattere ogni forma di discriminazione e di disabilità. Ma io Le devo rispondere nella veste di Presidente di una Federazione Sportiva Nazionale – la Federazione Motociclistica Italiana – FMI – tenendo in considerazione aspetti importanti, tanto quanto l’entusiasmo di suo fratello nel tornare a correre in pista. Si tratta di aspetti tecnici e legislativi, complessi, ma che è importante tenere ben presenti:
- Il motociclismo è uno degli sport a più alto rischio intrinseco.
- La Federazione Motociclistica Italiana ha il compito di promuovere gli interessi del motociclismo italiano e dell’attività sportiva collegata, lontano da logiche di discriminazione o ghettizzazione ma nel rispetto della tutela sportiva di tutti i piloti, oltre che di quanto prescritto dalla normativa nazionale e federale in materia: leggi dello Stato, disposizioni del Ministero della Salute, disposizioni del CONI e della FMSI (Federazione Medico Sportiva Italiana).
- La FMI – attualmente – per Statuto non prevede, non organizza, non disciplina lo sport motociclistico per piloti diversamente abili. Tale attività è riservata per Legge alle prerogative del CIP (Comitato Paralimpico Italiano) che è un Comitato Olimpico diverso dal CONI ed al quale la FMI ad oggi non è collegata. Il CIP stesso infatti non prevede, ad oggi, lo sport del motociclismo nell’ambito delle discipline sportive gestite. Pertanto non ci è dunque possibile rilasciare alcuna Licenza agonistica "riservata" a tale tipo di utenti.
Il Medico certificatore e il Presidente del Moto Club cui appartiene il pilota sono responsabili rispettivamente del rilascio dell’idoneità agonistica e della richiesta di licenza, il cui conseguimento prevede che i portatori di qualsiasi disabilità gareggino nelle medesime competizioni organizzate per tutti i piloti. A tal proposito è importante sottolineare che i Regolamenti medici - nazionale (Regolamento Sanitario Generale) ed internazionale (Medical Code della FMI) prevedono espressamente regole e procedure per il rilascio di Licenza Sportiva Agonistica in caso di alcune specifiche disabilità, ma ne escludono il rilascio in casi di paraplegia. Tuttavia anche in caso di paraplegia la FMI, consapevole del valore morale dell’attività sportiva per le persone afflitte da questo problema, sta collaborando da alcuni anni con la Onlus Di.Di. (Diversamente disabili) per l’organizzazione di griglie di gara e di prove libere in pista dedicate, attraverso il rilascio - per un numero limitato di occasioni - di una specifica licenza utilizzabile in specifici Autodromi nei quali vengono adottate tutte le misure di sicurezza necessarie. Allo stato non possiamo fare di più, dovendo come Federazione rispondere di fronte alla Legge (attraverso tutta la “filiera” di responsabilità: dall’organizzatore, agli Ufficiali di Gara, ai Comitati e Commissioni che sovrintendono alle gare, ai Medici, ai Tecnici, fino alla responsabilità massima del Legale Rappresentante) della organizzazione delle gare e della applicazione delle norme.
Le garantisco che continueremo a impegnarci con gli interlocutori istituzionali (CIP, Federazione Internazionale, Federazione Medico Sportiva) per la ricerca di possibili soluzioni che incontrano però problematiche di grande complessità, che, al di là del mio, o del Suo, desiderio, investono competenze superiori alla sfera di intervento nella quale io sia legittimato a decidere. Confido di avere inquadrato il problema da Lei evidenziato, anticipandoLe che sono in corso contatti con il CIP per addivenire al riconoscimento del Motociclismo come Sport Paralimpico, che è il primo passo per prevedere specifiche norme e campionati dedicati a persone diversamente abili. E’ però opportuno considerare la particolarità del Motociclismo e comprendere la difficoltà intrinseca nel contemperare il concetto di “agonismo” e “sicurezza”, già evidente per le gare con i cosiddetti “normodotati”. Per concludere non posso che consigliarLa di prendere contatto con la Onlus Di.Di. per verificare a quali attività è possibile far partecipare Suo fratello.
Un caro saluto.