Scooter 300: dai leader del mercato, tre veicoli per usi diversi
MERCATO E 300 CC
MERCATO E 300 CC Kymco Downtown 300i, Piaggio Carnaby Cruiser e Sym
Joymax 300 Evo: abbiamo confrontato tre scooter con caratteristiche differenti
tra loro, ma accumunati dalla cilindrata comune di 300 cc e dal fatto che
le Case costruttrici che li hanno realizzati non hanno temuto la crisi
economica, che ha afflitto il mercato, chiudendo il bilancio del primo
semestre 2009 con il segno positivo. In un periodo non troppo florido per
quanto riguarda i dati di vendita (nei primi sei mesi la perdita totale
dell’immatricolato in Italia è stata del 2,21%, e poteva anche andare
peggio), mentre le moto segnano il passo con un secco –21,08%, il dato
che interessa gli scooter fa registrare un incoraggiante +8,63%, risultato
incoraggiante anche se raggiunto sotto la spinta decisiva degli incentivi
statali. Scorrendo i dati di vendita però, ci si imbatte in qualche sorpresa:
le cifre accanto ai nomi di SYM (+83,14%), Kymco (+59,11%) e Piaggio (+31,66%)
sembrerebbero quasi degli errori di stampa, invece sono la ricompensa per
l’ottimo lavoro svolto dalle due Case di Taiwan nell’offrire mezzi
di
qualità al giusto prezzo, e dalla Piaggio per aver mantenuta alta la bandiera
dello stile italiano. Queste tre aziende sono accumunate oltre che dalla
straordinaria performance di vendite anche dal fatto di aver appena fatto
debuttare tre modelli di 300 cc, una cilindrata che qualche anno fa sarebbe
sembrata inusuale, ma che oggi si propone come il giusto compromesso tra
i “piccoli”, adatti solo alla città e i “maxi”, che
hanno costi di
gestione decisamente più elevati.
MOTORI
MOTORI I protagonisti della nostra prova non potrebbero essere più
diversi tra loro: differenti sono le dimensioni, i diametri delle ruote
e le posizioni di guida, studiate appositamente per le tipologie di utenti
a cui si rivolgono. Identica è invece l’architettura del loro propulsore:
tutti sono spinti da un monocilindrico con distribuzione a quattro valvole,
raffreddato a liquido e dotato di iniezione elettronica del carburante,
ma mentre il motore del Kymco è un “vero” 300 (299 cc per
l’esattezza),
le altre due unità derivano dai 250 cc che già erano in listino, e
l’aumento
di cubatura è stato ottenuto maggiorando alesaggio e corsa. Il risultato
è evidente una volta in sella, quando il Kymco Downtown si dimostra il
più brillante fra i tre, grazie ad una coppia ed una potenza massima maggiori
del 25% ad ogni regime, rispetto ai concorrenti.
IN CITTÀ
IN CITTÀ Aiutato dalle dimensioni contenute e dal ridotto raggio di
sterzo, il 300 della Piaggio sguscia velocissimo nel traffico; il propulsore
brillante e la trasmissione fluida offrono un ottimo spunto nei primissimi
metri, con cui il Carnaby consente di lasciarsi alle spalle anche scooter
ben più potenti. A tanta prontezza da fermo purtroppo non corrisponde un
allungo equivalente: attorno ai 35-40 km/h indicati infatti, il Carnaby
tende a sedersi; il calo di prestazioni non è eccessivamente penalizzante,
ma considerato lo spunto ci si aspettava un motore più vivace. La ciclistica
è sempre prevedibile e trasmette bene il comportamento dell’anteriore,
grazie ad una forcella che non affonda mai troppo, anche se si frena in
modo deciso. Il doppio ammortizzatore posteriore pecca nella risposta un
po’ secca su pavé e tombini. L’impianto frenante è più che
soddisfacente,
ma avremmo desiderato più mordente all’avantreno. La posizione di guida
è comoda per le persone di tutte le taglie, ma migliorerebbe con un manubrio
un filo più alto e distante dal busto del pilota. Ciò, però, non ha alcuna
influenza sul grande spazio concesso alle gambe, piuttosto avrebbe permesso
maggiori movimenti per chi è più alto. In città se la cava egregiamente
anche il Joymax EVO, agile per via del baricentro molto basso, mentre il
Kymco è penalizzato dalle sospensioni davvero molto sostenute.
FUORI CITTÀ
FUORI CITTÀ La taratura più rigida delle sospensioni, che si intona
con il carattere più sostenuto del motore, consente di sfruttare al meglio
il Downtown fuori città e, in particolare, nel misto. Il Kymco trasmette
in modo fedele al pilota le condizioni dell’asfalto e offre una buona
stabilità. Tutto ciò si traduce in un inserimento in curva svelto e senza
incertezze e nella possibilità di mantenere facilmente la traiettoria impostata
dal pilota. La precisione di guida si paga, però, dovendo sopportare le
asperità del manto stradale, che gli ammortizzatori più rigidi non sono
in grado di assorbire del tutto. Ad un minor confort si contrappone, tuttavia,
una maggior soddisfazione nel sentire la grande spinta del motore, che
è un altro elemento grazie al quale ci si può divertire fra le curve: non
si avverte alcun ritardo fra l’apertura del gas e la risposta della
trasmissione.
Si sfruttano a pieno i cavalli. L’impianto frenante è ottimo e piace
soprattutto
per il disco anteriore di 260 mm, molto potente e modulabile. L’unico
limite del Kymco è la scarsa imbottitura della seduta (sacrificata per
lasciare spazio al sottosella): su uno scooter giusto per il fuoricittà,
oltre ad una posizione di guida comoda, un po’ più di morbido sotto il
sedere non sarebbe stato male. Nel misto è il Carnaby Cruiser a tenere
la ruota del Downtown, in virtù del favorevole rapporto peso/potenza e
della ciclistica agile; più distanziato invece il Joymax EVO, che paga
i chili di troppo e una taratura più turistica delle sospensioni.
IN VIAGGIO
IN VIAGGIO Il SYM Joymax EVO sembra studiato per macinare chilometri
in autostrada; stabile sul dritto, protegge molto bene pilota e passeggero
grazie all’ampio parabrezza; il comfort generale è molto buono, anche
per il secondo a bordo, garantito dalla sella ben imbottita e dalle sospensioni,
tarate sul morbido, che fanno sembrare lisce anche le strade più dissestate;
buoni anche i freni, sia per potenza sia per modulabilità, che arrivano
al limite solo se sollecitati ripetutamente a fondo. Il propulsore è il
meno potente fra i tre, ma giunti a velocità costante è un aspetto che
passa in secondo piano, soprattutto davanti all’eccellente dato del
consumo.
Rimanendo in tema di carburante, va fatta notare la scomodità della bocchetta
di rifornimento: è posta sul lato sinistro dello scudo e si apre agendo
con uno scatto sulla chiave di accensione, senza che ci si debba sporcare
le mani. Se questo è un vantaggio, lo è meno il fatto che la pistola del
distributore non entri fino in fondo e di conseguenza il blocco automatico
dell’erogazione risulti inefficace, causando il traboccamento della
benzina
su scudo e pedane: un disastro se si fa rifornimento restando in sella.
Un altro piccolo difetto rilevato, che affligge anche il Kymco Downtown
sebbene in misura minore, è l’elevata temperatura che raggiunge il vano
sottosella, specialmente dopo un uso prolungato a velocità medio/alte.
Anche il Kymco va bene in autostrada. Un po’ in affanno il Piaggio, che
oltre ad essere sprovvisto di qualsiasi riparo aerodinamico, consuma di
più e, per giunta, ha il serbatoio meno capiente.