a cura della redazione - 06 July 2018

Husqvarna Svartpilen 401: dritta al cuore

Se la credete una entry-level avete sbagliato tutto. Un po’ piccola per li spilungoni, ma con un motore brillante e vivace, una ciclistica reattiva e divertente; con il suo design personalissimo la Svartpilen 401 conquista anche i più esperti e va…Dritta al cuore!

Un appello a tutti quelli che vogliono costruirsi una scrambler smembrando qualche vecchia monocilindrica: fermatevi! E prima di agguantare chiavi inglesi e seghetto, leggete questa prova. È vero: una delle tendenze più diffuse del momento è prendere - magari per pochi soldi - una enduro di media cilindrata degli anni 80 o 90, semplice e leggera, e metterci mano nei modi più disparati per ottenere un risultato che appaghi l'occhio e la manetta. Ma ne vale davvero la pena? A parte il rischio di sanzioni perché la moto non sarà più in regola, potreste finire con il trovarvi in garage un macinino sgangherato. Sfogliate il listino in fondo alla rivista: il mercato del nuovo ha proposte interessanti che sanno coniugare stile e gusto di guida come una raffinata special. Una di queste è l'Husqvarna Svartpilen 401.

Tradizione e innovazione fusi insieme

L'abbiamo attesa per parecchio tempo: presentata ad Eicma nel 2014 insieme alla sorella Vitpilen, la Svartpilen ("Freccia nera" in svedese) ha subito catalizzato grande interesse. Dopo più di tre anni siamo pronti a provare la versione definitiva, felici nel constatare - ad un primo sguardo - che i processi di l'industrializzazione non hanno tolto nulla, rispetto al prototipo di una delle moto più innovative del panorama attuale, almeno dal punto di vista del design. La linea della 401 infatti riesce a sposare eleganza e stile rétro con uno sviluppo molto compatto del gruppo serbatoio-sella-codone che viene però snellito da una linea gialla trasversale che, proseguendo idealmente mente lungo il telaietto reggisella e il copripignone, taglia in due la moto. La cura delle finiture e dei particolari, come l'elegante design del faro o del portapacchi sorretto dalle guance del serbatoio, fanno capire che siamo al cospetto di una moto di serie curata quasi come una special. "Pioneering from 1903" è l'evocativo messaggio visualizzato sul piccolo display LCD una volta girata la chiave d'accensione. E in questa scrambler urbana è condensato tutto il significato di quella frase, ovvero "sperimentando/aprendo la strada dal 1903": c'è dentro innovazione e tradizione, elementi perfettamente fusi in questa moto, almeno all'apparenza. Per scoprire se la svedese è in grado di mantenere queste premesse, non ci resta che partire.

Piccola e leggera

Cominciamo dall'ergonomia: si sta seduti con il busto eretto sulla sella alta da terra (853 mm) e abbastanza dura, con le mani che agguantano agevolmente un manubrio piuttosto stretto e diritto. Una posizione di guida a cavallo tra una naked e una supermotard. Una volta in movimento (lo scrivente è alto 180 cm) le ginocchia rimangono un po' piegate per via di pedane non troppo distanziate dal piano di seduta, e le ginocchia non trovano un perfetto inserimento sotto le due guance prominenti del serbatoio. Ci troviamo quindi ad arretrare con il sedere sulla sella; insomma, per gli spilungoni la Svartpilen è un po' troppo compatta. Ma tutto viene dimenticato una volta inserita la prima e rilasciata la frizione: già alle bassissime velocità la sensazione di leggerezza e agilità colpisce positivamente e fa pensare addirittura a qualcosa meno dei 150 kg a secco rilevati. Le sospensioni, marchiate WP, sono di buona qualità e ben tarate, pur non fornendo mille regolazioni. Hanno buon sostegno e tuttavia garantiscono un comfort discreto (fintanto che l'asfalto è liscio sotto le ruote) consentendo alla Svartpilen ingressi in curva fulminei.

Ottimo anche il rendimento delle gomme di serie (Pirelli Scorpion Rally STR), che offrono buon grip - anche sul bagnato - e non hanno la tendenza a "prendere sotto" delle tassellate più specialistiche. L'estrema facilità della Svartpilen invoglia ad aumentare il ritmo da subito e la moto asseconda anche i pruriti più sportivi. Coadiuvata dalla posizione di guida d'attacco e dalla maneggevolezza esagerata, la piccola Husky può essere un osso duro anche per moto di cilindrata superiore su percorsi misto/lenti di collina, dove con uno sforzo vicino allo zero si danza allegramente da una curva all'altra trovando il punto di corda ideale solo col pensiero e con calibrati spostamenti del corpo ad accompagnare la piega. Il motore, un monocilindrico di 373 cc condiviso con le sorelle KTM 390, ha un discreto range di utilizzo, con un'erogazione abbastanza elastica: accetta la piena apertura del gas dai 2.500 giri, ma il comportamento rimane piuttosto pigro e accompagnato da un sommesso borbottio di scarico fino ai 5.500/6.000 giri. Oltre metà contagiri invece, la spinta si fa decisamente più godibile fino all'intervento del limitatore: a 10.000 giri l'accensione del grosso LED rosso sulla strumentazione suggerisce di non insistere troppo. Quasi zero le vibrazioni. Sfiora i 40 CV "veri" alla ruota, che rendono l'Husqvarna adatta anche ai possessori di patente A2: non sono pochi, credeteci. Per divertirsi bastano e avanzano pure se siete motociclisti scafati, e assecondano appieno le grandi doti ciclistiche della Svartpilen.

Tutto bene, dunque? Ad essere pignoli, la frizione richiede uno sforzo un poco superiore della media per essere attivata, ma ripaga con una buona progressività e resistenza allo sforzo. È abbinata ad un cambio dalla corsa breve e sempre preciso negli innesti, anche se un po' contrastati quando si alza il ritmo. Bene, con riserva, i freni. L'impianto anteriore è impreziosito da una pinza ad attacco radiale e l'intervento dell'ABS è quasi inavvertibile. Tuttavia la risposta è un po' pastosa e, anche se ben dosabile, produce spazi d'arresto nella norma.

Le piace anche sporcarsi

Ok, abbiamo capito che la Svartpilen è una freccia su asfalto; ma il DNA Husqvarna è - o meglio: è stato negli ultimi decenni - fuoristradistico. E poi quelle ruote con i tasselli belli grossi ci ispirano derapate su sterrato... Azzardiamo quindi una divagazione anche su una strada bianca, piena di buche e punteggiata di pozzanghere ampie come piscine olimpioniche. L'idea di sguazzarci dentro come paperelle ci attira, ma la taratura rigida delle sospensioni e l'escursione limitata non sono propriamente adatte all'offroad. Anche l'ergonomia non facilita la guida in piedi. Tuttavia, la Husky è estremamente leggera e facilmente manovrabile anche dove l'aderenza è precaria. Le Pirelli Scorpion Rally STR poi si dimostrano adattissime a queste condizioni: dunque è possibile fare qualche "numero" in tutta sicurezza. Peccato solo che non siano previste pedane più ampie e zigrinate, con la gomma asporabile per garantire più grip nelle situazioni più "scivolose". Ci fermiamo: il tempo di abbassare il cavalletto (di difficile azionamento specie con gli stivali) e dare un ultimo sguardo alla moto e il giro è finito. Tornando all'interrogativo di inizio prova - se cioè esiste una moto che sappia soddisfare le esigenze di stile e prestazioni di chi vuole una custom curata senza dar fondo al conto in banca - la risposta è un deciso sì. La Svartpilen 401 ha il design e le finiture di una special di alto livello e allo stesso tempo sfodera la grinta e la guidabilità di una piccola moto da sparo. La Freccia nera ha centrato il bersaglio.

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