di Nicolas Patrini - 24 May 2018

“La CB1000R è bella come un orologio”

Abbiamo intervistato Valerio Aiello, Design Section Manager Honda R&D Europe, per approfondire la conoscenza della Honda CB1000R, ammiraglia della famiglia Neo Sports Cafè

La CB1000R si ispira al concept CB4 visto nel 2015. Come nacque?
“In realtà tutta l’attuale gamma CB nasce dal concept CB4 (in foto qui sotto, ndr). Il mio desiderio era quello di esplorare il mondo delle cafè racer, reinterpretarlo. Penso che le CB attuali non siano delle moto vintage ma neo-classiche, ovvero moto moderne che nella linea cercano di rispettare alcuni stilemi classici, come ad esempio il faro circolare, la sella in stile rétro, gli elementi essenziali. Le vere moto vintage sono delle citazioni del passato. Io ho voluto creare una dimensione stilistica nuova, diversa dalle streetfighter muscolose di qualche anno fa e allo stesso modo lontana dal puro stile cafè racer. Allo stesso tempo non mi sono dimenticato di tenere conto della storia del marchio”.

Quando passeranno di moda, le cafè racer?
“Non hanno vita lunga. È un trend nato dalla crisi del mercato, nel 2008. In quel periodo il costo delle moto nuove era poco sostenibile, e probabilmente le Case motociclistiche, non sapendo dove andare a parare, hanno pensato di risparmiare utilizzando la customizzazione di modelli già presenti in gamma. La serie CB si discosta da quell’onda di mercato perché reinterpreta il concetto in chiave moderna”.

Quale sarà la prossima tendenza?
“La storia è già scritta, si andrà verso l’elettrico. Quando questo accadrà, paradossalmente, tutte le moto, anche quelle moderne, diventeranno delle classiche. Non ci sarà più la necessità di sviluppare qualcosa con motore endotermico. Anche per questo penso che le cafè racer non avranno lunga vita”.

Di seguito trovate le foto del nostro test, cliccate qui per leggere la prova.

Il passaggio all’elettrico porterà a design innovativi o la configurazione tradizionale della moto verrà rispettata?
“Non so ancora dirlo, dipende se ci sarà o meno l’effetto Tesla. Cioè la creazione di una macchina totalmente innovativa ma dalle linee classiche. Penso che loro abbiano scelto questa via per non spaventare un pubblico poco pronto a recepire l’arrivo dell’elettrico. Ma non credo che la moto seguirà lo stesso percorso. L’avvento dell’elettrico creerà nuovi tipi di layout, nuove visioni. Automaticamente vedremo nuovi design; è sbagliato mantenere layout vecchi su prodotti tecnologici nuovi. Per esempio la non-esistenza di un serbatoio condiziona di per sé le cose. Honda da questo punto di vista sta già indagando con la serie NC alcune soluzioni che prevedono l’utilizzo dello spazio per la benzina come vano per il casco”.

Cosa siete riusciti a mantenere del concept CB4 sulla CB1000R e cosa, necessariamente, è stato cambiato?
“Il design è stato rispettato nell’essenza, ma qualche differenza ovviamente c’è. Non fosse altro perché il concept CB4 è su base CB650, quindi con l’airbox in posizione differente rispetto alla CB1000R. Ecco perché le prese d’aria frontali del concept non ci sono sulla CB1000R. Mi sarebbe piaciuto fosse ancora più compatta, con una coda più simile a quella del concept, ma mi rendo anche conto che su una show bike ci sono meno paletti da rispettare. Una cosa è addirittura migliore rispetto alla CB4: il telaio più sofisticato. Nella sostanza l’effetto finale è simile: i materiali primari, come il metallo, e il design essenziale sono gli stessi. L’idea era quella di centralizzare le masse ed esaltare gli elementi motoristici attraverso il design, e rendere omaggio all’essenzialità. Anche le colorazioni vanno in questo senso”.

Cosa rende unica la CB1000R, nello stile?
“Nessuna moto della concorrenza le assomiglia: può piacere o meno, ma solo Honda la fa. I competitor hanno proposte moderne o moto classiche, non qualcosa che vada nel solco di entrambi i filoni”.

C’è qualcosa estraneo al mondo moto da cui ha tratto ispirazione nel disegnare le CB?
“Gli orologi. Mi è sempre piaciuto il loro tecnicismo. Infatti, uno dei concetti chiave usati durante la progettazione è stato mechanical art, cioè il mostrare la bellezza delle parti tecniche. Gli orologi fanno molto bene questa cosa: mostrano materiali primari e meccanismi, la meccanica nuda esposta e resa bella”.

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