di Leonardo Lucarelli - foto Tommaso Pini - 23 November 2017

Irlanda: sulle tracce della Wild Atlantic Way

Abbiamo percorso in moto l'itinerario costiero più lungo d'Europa. Vertiginose scogliere, sconfinate radure, castelli da cartolina, i fari lo rendono anche uno dei più spettacolari

Una delle strade più spettacolari al Mondo

“Capitale” informale

Galway è bellissima, ma il centro non è molto grande, vi consigliamo di parcheggiare la moto e di infilarvi a piedi tra vie, piazze e chiese. Se siete fortunati come noi e non piove approfittatene per riposarvi sul prato lungo il corso del River Corrib (il fiume più corto d’Europa), a est del Wolfe Tone Bridge, punto di vista privilegiato per osservare lo Spanish Arch, che si ipotizza fosse una sorta di prolungamento delle antiche mura cittadine. Da qui transitavano le navi che trasportavano vino e brandy provenienti dalla Spagna, ecco il perché del nome. A una manciata di passi merita una visita il Galway City Museum (www.galwaycitymuseum.ie, ingresso libero, tutti i giorni dalle 10 alle 17), che illustra le trasformazioni della vita quotidiana cittadina nel corso dei secoli, e la Galway Cathedral (www.galwaycathedral.org, ingresso su offerta tutti i giorni dalle 8 alle 18). Altra chiesa da non perdere è la St. Nicholas Church (Market St; ingresso su offerta, aperta da lunedì al sabato dalle 9 alle 17.45), la più grande chiesa parrocchiale medievale d’Irlanda ancora in funzione, risalente al 1320. È giunto il momento di salire in sella: da Galway iniziamo a scendere, seguendo prima la N18, scorrevole ed immersa nel verde dei prati, poi (subito dopo Kilgolgan) la N67 che attraversa vari gruppi di case e lambisce il fotografatissimo Dunguaire Castle, del XVI sec.

Paesaggio lunare

A Ballyvaughan abbandoniamo la N67 per puntare dritti alla costa seguendo la R477, una strada che sembra disegnata con una stilografica nera sul verde brillante dei prati tutti intorno. Piano piano incominciamo a salire e, poco prima di Fanore, il paesaggio ci toglie il fiato. Il piccolo Black Head lighthouse spunta in tutto il suo candore dalla distesa di pietra che degrada verso l’acqua, separata dal nastro grigio dell’asfalto dal muretto dello stesso materiale, mentre alla nostra sinistra i gradoni di roccia nascondono l’orizzonte. Gli unici rumori sono quelli del vento e delle onde, fusi in un unico fruscio continuo. Da questa costa, verso l’entroterra, si stende la regione del Burren, un dominio incontrastato di roccia calcarea striata che ci racconta dei cataclismi geologici che l’hanno fatta emergere dagli antichi fondali marini. Terra e mare sembrano fondersi in un unico spazio roccioso desolato, austero e un po' inquietante.

Lo spettacolo delle scogliere

Scendendo ancora attraversiamo Doolin, che ci colpisce per il suo aspetto sparpagliato, senza un vero centro (in effetti Doolin è l’unione di tre paesini adiacenti: Fisherstreet, Roadford e Doolin vero e proprio). Qui andiamo a goderci l’attrattiva turistica più famosa d’Irlanda: lo spettacolo mozzafiato delle Cliffs of Moher, scogliere che si ergono in verticale fino a un’altezza di 203 metri. In estate sono congestionate dalla folla al punto che possiamo capire chi decide di saltarle per dedicarsi a visitare la zona di Kelkee, poco più a sud, guidando lungo la R487 (chiamata anche Loop Head Road), lungo il margine irregolare delle scogliere del Clare che si susseguono una dopo l’altra – alcune scavate in grotte dalle onde, altre staccate dalla costa. Quando arriviamo alla punta estrema, segnata dal Loop Head lighthouse, il cielo è grigio e pesante come un mucchio di stracci bagnati, ma il tempo regge e lo spettacolo dell’oceano è magnifico. Prima di infilare di nuovo la N67 verso sud, seguendo le indicazioni (chiare e ovunque) per la Wild Atlantic Way, percorriamo un tratto di L2006 (o Coast Road) e rimaniamo sbalorditi dai limiti di velocità irlandesi: praticamente ovunque il cerchio rosso reca la scritta 100 km/h. È la prima volta in cui non riusciamo a seguire i tempi di percorrenza del navigatore! Proseguendo verso sud incontriamo solo strade in cui guidare è davvero un piacere: asfalto ben tenuto, segnaletica chiara, automobilisti disciplinati. E appena facciamo il nostro ingresso nella Dingle Peninsula (dopo aver preso il Ferry a Killimer - www.shannonferries.com) l’equilibrio tra scogliere e oceano si inverte, qui è il blu opalescente dell’acqua che la fa da padrone, valorizzando il paesaggio di colline verdissime e sabbia dorata.

Rimante connessi, nei prossimi giorni pubblicheremo la seconda parte del viaggio.

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