di Nicolò Codognola - 10 October 2017

Il ruggito del Leoncino

Il leone di Pesaro si fa largo nel mercato delle entry-level con un modello elegante ed evocativo, a un prezzo molto appetibile. L'abbiamo provato sulle strade tra Pesaro e Urbino

Foto di Alberto Cervetti

A Pesaro si respira entusiasmo e ottimismo. Il responsabile commerciale della Benelli, Gianni Monini, vede roseo il futuro dell'azienda: "Abbiamo le spalle forti, il gruppo Q.J. proprietario di Benelli ha tanta voglia di fare, e recentemente una grossa quota è stata acquisita dal colosso Geely (holding cinese dell'automotive proprietaria, tra gli altri, di Volvo e Lotus, ndr) e questo significa iniezione di capitale e disponibilità per investire in nuovi progetti. A Eicma vi stupiremo con tantissimi modelli inediti; probabilmente saremo la Casa con il maggior numero di novità".
Addirittura! Nell'attesa, eccoci in sella alla Leoncino, il cui primo prototipo è stato presentato già al Salone di Milano del 2015. Nelle vetrine potremo vederla a partire da questo ottobre, intanto ci abbiamo fatto un bel test sulle colline marchigiane, tra Pesaro, Urbino e Urbania, dove le curve sembrano disegnate apposta per esaltare le caratteristiche di guida della Leoncino. Prima di salire in sella però, un appunto: l'esemplare in prova è un modello preserie su cui si è sviluppata la moto definitiva, che differirà per alcuni piccoli dettagli.

Le curve sono il suo pane

Uno di questi particolari è la strumentazione che, in piena luce, ha così tanti riflessi da risultare quasi illeggibile. Peccato, perché il design è elegante, con una raffinata retroilluminazione blu, le informazioni complete, gli indici numerici belli grossi. Il contagiri poi, un semicerchio di LED che si illuminano in sequenza, ci è sembrato un po' impreciso. Ma i difetti finiscono tutti - o quasi - qui. Perché la Leoncino è una piacevole sorpresa.
Tanto per cominciare l'ergonomia: a prima vista temevamo che il serbatoio, privo di incavi per accogliere le ginocchia, obbligasse a guidare con le gambe "a rana". Invece è ben raccordato alla sella e si lascia stringere senza difficoltà, accrescendo la percezione di avere tra le cosce una moto "vera", non una compatta entry-level, anche per chi, come lo scrivente, supera i 180 cm di altezza.
Il piano di seduta è abbastanza basso da consentire di poggiare saldamente i piedi a terra, ma anche giustamente distanziato dalle pedane per non affaticare nei percorsi a medio raggio, in cui la Leoncino si lancia volentieri.
Il manubrio appare molto largo, ma si agguanta facilmente e restituisce una sensazione di pieno controllo. In manovra e alle basse andature somma il suo aiuto al baricentro basso e al peso contenuto (207 kg col pieno di benzina), anche se avremmo gradito un po' più di sterzo.
Certo che così, a braccia aperte e distese, il busto raccoglie tanta aria viaggiando veloci. Ma la Leoncino non trova la sua dimensione nei noiosi trasferimenti autostradali: le curve sono il suo pane. Accompagna il neofita e il motociclista di ritorno con una guida sempre prevedibile. È facile e maneggevole, ma non sveltissima. Nonostante quote raccolte infatti, predilige una conduzione rotonda, che raccordi le curve, non le aggredisca.

Motore: da godere ai medi regimi

In bilico tra classico e moderno

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