Bimota DB6 Delirio
Com'è
Design spigoloso e hi-tech. Carattere estremo. Cura maniacale dei dettagli.
Componenti al top. Il cuore è il bicilindrico 2 valvole Ducati raffreddato
ad aria. Costa 19.000 euro per una novantina di CV. Il rapporto CV/euro
non paga, il gusto nella guida invece sì
Le linee del designer Sergio Robbiano
I riser al manubrio, per esempio, incernierati sul lato anteriore, sono
dei veri gioielli.
Anche i passaggi dei cablaggi elettrici e delle tubazioni sono curatissime
e ogni particolare in alluminio è ricavato dal pieno.
Il traliccio in tubi è lo stesso della DB5, ma con alcune differenze
di rilievo.
Le piastre in alluminio che chiudono il telaio nella zona di attacco del
forcellone sono forate, al pari di quelle che supportano il perno ruota
posteriore, e non solo scaricate; la resistenza dei due componenti, dichiarano
in Bimota, e però uguale ma l’estetica ne risente positivamente.
Al top, come solito, anche la componentistica.
All’avantreno c’è la forcella rovesciata Marzocchi con steli da
ben
50 mm e piastre di sterzo degne di una Superbike, col caratteristico
taglio obliquo per l’alloggiamento dei foderi. Al posteriore troviamo
l'ammortizzatore Extreme Tech che lavora secondo il sistema progressivo
Cantilever, cioè senza l’interposizione di leveraggi; entrambe le
sospensioni sono regolabili in tutte le funzioni.
Dischi Braking con profilo Wave e diametro 320 mm vengono lavorate
all’anteriore
da pinze radiali Brembo a 4 pastiglie ribadendo che si è scelto il meglio
disponibile sul mercato.
Classica, invece, la scelta del propulsore, omologato Euro 3, Ducati
1.000 due valvole, raffreddato ad aria che è stato rivisto dalla piccola
factory riminese nell’elettronica, per adeguarlo allo scarico e
ottimizzare
l’erogazione fin dai regimi più bassi, a vantaggio di una guida divertente
anche nel misto più stretto.
Molto bello il doppio terminale di scarico sottosella dal taglio triangolare
e dal sound molto personale.
Come va
Questa Bimota ha una carattere unico, difficilmente paragonabile ad altre
naked.
La posizione di guida è obbligata dalle dimensioni minime e si
è
incastrati tra serbatoio e codino con poco spazio per muoversi, ma in
posizione naturale.
Piuttosto è l’altezza sella a creare qualche imbarazzo ai meno lunghi
di gamba. Il traffico della città è poco digeribile dalla
Delirio.
Agilità ed erogazione aiutano, ma il modesto angolo di sterzo e il calore
che arriva dalla sella nelle soste invogliano a cercare spazi più aperti.
Le strade collinari, ricche di curve, sono il suo pane.
La sua agilità consente inserimenti fulminei e inversioni di traiettoria
rapidissime, senza che lo sterzo dia segni di nervosismo.
Nelle uscite di curva vivaci, se si è amanti dei monoruota, c’è da
divertirsi.
Insomma, la Delirio non serve per andare da un posto a un altro,
ma per godere del piacere della guida.
Agile ma stabile
L’agilità mostrata sul misto non si paga sul veloce, dove l’avantreno trasmette una buona sensazione di stabilità anche nei curvoni autostradali, a patto che l’asfalto non presenti sconnessioni. In questo caso, infatti, lo sterzo tende a muoversi chiedendo a gran voce un ammortizzatore di sterzo che purtroppo manca.
Un’altra piccola pecca che emerge sfruttando a fondo la ciclistica è nella taratura del monoammortizzatore che a circa metà della sua corsa si indurisce molto mettendo in crisi il valido Dunlop D208. Aprendo il registro in compressione dell’idraulica la situazione migliora, ma il fenomeno non scompare completamente.
Difficile dire se tutto questo valga i 19.100 euro per comprarla, ma - come recita il dizionario Devoto-Oli - il delirio è una “formazione di convinzioni… resistenti a ogni critica”.
In sintesi
LA SCHEDA
Motore: a 4 tempi, bicilindrico
ad L, alesaggio per corsa 94x71,5 mm, cilindrata 992 cc, rapporto di
compressione
10:1, distribuzione monoalbero a camme in testa con comando a cinghia dentata
e sistema desmodromico, 2 valvole per cilindro, limitatore a 9.000 giri,
lubrificazione a carter umido con pompa a ingranaggi, raffreddamento ad
aria/olio, potenza max 92 CV (67,6 kW) a 8.500 giri, coppia max
9 kgm (88,3 Nm) a 4.500 giri, Euro 3.
Alimentazione: iniezione elettronica,
diametro dei corpi farfallati 45 mm; capacità serbatoio carburante 16 litri
compresa la riserva.
Cambio: a 6 marce.
Telaio: traliccio di tubi in acciaio
al Cromo Molibdeno con piastre di alluminio ricavate dal pieno; inclinazione
cannotto di sterzo 24°, avancorsa 101 mm.
Sospensioni: anteriore forcella
idraulica con steli rovesciati da 50 mm, escursione ruota 120 mm; posteriore
forcellone oscillante con ammortizzatore idraulico puriregolabile, escursione
ruota 130 mm.
Ruote: cerchi in lega leggera, anteriore
3,50x17”, posteriore 5,50x17”; pneumatici tubeless, anteriore
120/70-17,
posteriore 180/55-17.
Freni: anteriore a doppio disco
flottante da 320 mm con pinza radiale Brembo a 4 pistoncini e 4 pastiglie;
posteriore a disco da 220 mm con pinza a doppio pistoncino.
Dimensioni (in mm) e peso: lunghezza
n.d., larghezza n.d., altezza al manubrio 1.040, interasse 1.430, altezza
sella 820, peso a vuoto 177 kg. Prestazioni:
velocità max n.d..
Costruttore: Bimota S.p.A., via
Giaccaglia 38, 47900 Rimini, telefono 0541-302810, fax 0541-307429.
Gamma colori: rosso/nero, bianco/nero.
Inizio vendite: agosto
2006. Garanzia:
2 anni chilometraggio illimitato.
Prezzo: 19.000 euro, indicativo
chiavi in mano.
Il banco
Il motore 1000 DS Ducati, a doppia accensione, lo conosciamo bene, ma
in questa configurazione trovata dalla Bimota, acquista ancora più
vigore
in virtù di una notevole coppia (9,03 kgm) a basso numero di giri.
Ottima
la regolarità della curva di coppia, che accusa solo un leggero flesso
in prossimità dei 3.000 giri, peraltro inavvertibile su strada.