di Nicolò Codognola - 14 September 2017

Piaggio Ciao special by OMT Garage: "Silhouette", taglia extra slim

OMT Garage ha trasformato un vecchio Piaggio Ciao in una special extra slim. "Silhouette" è una top model fatta solo per le passerelle, se si prova a portarla a spasso si rivela capricciosa e instabile: stare con lei è difficile, cercare di domarla è impossibile

Un fiore tropicale in un campo di grano

“Silhouette” mi aveva colpito all'ultima edizione del Deus Built Off: tra tante special, un Piaggio Ciao così estremo spiccava come un fiore tropicale in un campo di grano, facendo apparire quasi "normali" le altre moto in concorso. Si è presentato senza troppe illusioni, il suo ideatore Marco Troiano di OMT Garage: esattamente un anno prima proprio a questo contest si era aggiudicato il primo premio con una Yamaha monocilindrica 250. Questa volta la concorrenza sarebbe stata ancora più agguerrita. Ma la vittoria - nella categoria Small Bore riservata ai motorini – è arrivata lo stesso. Per questo abbiamo voluto in tutti i modi approfondire la conoscenza di questo mezzo così stravagante (qui le foto).

Guida difficile

"Ma sei sicuro di volerla provare?". La domanda di Marco mi lascia perplesso. Perché non dovrei? C'èuna bella strada chiusa al traffico vicino all'officina e, anche se un po' pepato, questo piccolo 2T non potràcerto mettermi in difficoltà! "Ma è difficilissima da guidare..." incalza Marco. E che sarà mai! Con la sicumera del tester navigato, di quello che in vita sua ha provato un po' di tutto e non si è mai tirato indietro, balzo in sella gagliardo e agguanto il manubrio basso. Le pedane sono là dietro, alle spalle del perno ruota posteriore. Ma che cavolo di posizione è? Ho tirato le marce sdraiato su un dragster, una volta, e allora l'ergonomia era più sensata. Il fondoschiena comincia a farmi male dopo nemmeno un minuto: quel sottile e duro mattoncino di sughero che sta al posto della sella cerca di insinuarsi tra le chiappe senza darmi alcun sostegno. Ohi, ohi, la mia baldanza iniziale si sta già incrinando. Mentre la sposto a motore spento - l'avviamento è effettuato appoggiando la ruota posteriore a quella di un'altra moto sul cavalletto centrale, ma si può fare anche a spinta – mi rendo conto della bizzarra dinamica con cui mi troverò a lottare di lì a poco. Con la ruota così avanzata e il piantone di sterzo tanto verticale, l'avancorsa è negativa e questo frantuma e scompiglia tutte le nozioni di dinamica motociclistica, come un soffio di vento fa con un castello di carte. La spiegazione tecnica ve la do più in fondo nell’articolo. Per adesso mi limito a spiegarlo in termini pratici: sterzando, le due ruote rimangono in asse tra loro e il piantone di sterzo fa il ballerino a destra e a sinistra, portandosi dietro tutta la moto. In tre parole: non va dritta. Fisso un po' smarrito Marco, che mi restituisce uno sguardo eloquente: "Ti avevo messo in guardia - leggo nei suoi occhi e nel sorriso beffardo - ora sono cavoli tuoi". Il monomarcia Piaggio parte al primo colpo emettendo un vagito gutturale: lo scarico - altro non è che un tubicino di acciaio piegato, addio espansione! - fa suonare questo minuscolo 2T quasi come una 4T: broot! broot! Le manopole in sughero su cui mi sto spezzando i polsi sono fisse: il gas è comandato dalla leva destra, quella sinistra tira debolmente il cavo del microscopico tamburo posteriore. Tutto qui, non c'è altro. Meno male, perché adesso sono tutto concentrato nella guida. Con l'equilibrio di un trapezista circense rimango appollaiato mentre cerco un minimo di abbrivio. Ma appena prendo un po' di velocità lo sterzo comincia a sbacchettarmi tra le mani e non c'è niente che possa fare per evitarlo: provo a irrigidire le braccia più che posso, tento di scaricare il manubrio dal mio peso, vanamente accelero cercando stabilità. Per non rovinare a terra ho una sola alternativa: frenare e mettere subito giù i piedi. Sono un cocciuto capricorno, ma rimango scornato da un Piaggio Ciao.

Costruita in un mese

Che senso ha un mezzo del genere? Marco si stringe nelle spalle e ammette candidamente: "Io l'ho costruita solo per partecipare ad un concorso statico. Il compito di Silhouette è rimanere ferma sul bancone, non correre per strada", e mi mostra il posto dove di solito è esposta, all'interno della sua officina. "Di moto belle da guidare ne ho fatte altre, questa è stata solo un gioco e un esercizio di stile". Un gioco inutilizzabile, ma molto ben realizzato, costruito nello spazio di un mese, lo scorso agosto, rubando tempo alle vacanze, perché durante il resto dell'anno l'officina è sempre carica di lavoro e non c'è un minuto libero per le distrazioni. Silhouette invece è stata proprio un diversivo, costruito senza preconcetti, solo per dare spazio alla fantasia e omaggiare il primo motorino avuto in gioventù, tanto che il logo "Ciao" originale rimane in bella vista sui fianchi. Il modello di partenza è del 1982 e il telaio è tutto modificato, con numerosi fazzoletti e tubi di rinforzo. Anche il serbatoio da 5,5 litri, realizzato in alluminio, contribuisce a rendere la struttura più solida e rigida, chiudendo la parte superiore che collega sterzo e sella. In alluminio battuto a mano anche il codino con tanto di tabelle protanumero e il cupolino. Il lavoro più lungo e impegnativo è stato sottratto però dalla forcella, piegata e rinforzata. "La lamiera con cui è costruita, spessa meno di un millimetro, rischiava di rompersi solo a guardarla!" commenta Marco. Le ruote a raggi di serie sono sostituite con quelle a razze in lega da 17" di un Ciao ultima serie, di aspetto più moderno, e gommate Vee Rubber, pneumatici slick fatti spedire dalla Thailandia, Paese dove vengono montate su ciclomotori da gara. Fotografare questa motoretta è un gioco: per spostarla basta sollevarla, girarla dal lato giusto e scattare. Con 40 kg totali è forse la special più leggera passata sulle pagine di Motociclismo. Il motore, si cui si scorge appena la testa sforacchiata per alleggerirla, monta cilindro e pistone maggiorati: la cilindrata è ora di 75 cc e ciuccia miscela da un carburatore Dellorto da 19 mm, nascosto dalle plastiche originali riverniciate. Anche i carter sono quelli di serie, mentre cambia l'accensione, non più a puntine, ma elettronica. Con un petardo del genere sarebbe possibile fare sfide si sparo al semaforo e uscirne vincitori... Peccato che Silhouette non sia fatta per le gare di accelerazione. E il colore celeste? Una tinta originale Piaggio anni Settanta, resa più moderna con una finitura opaca. Anche se per nulla fruibile, bisogna ammettere che è proprio bella e originale. In fondo, non è questo che si chiede, per prima cosa, ad una special?

Avancorsa e stabilità, un legame inscindibile

Questa special ci fornisce l'occasione per addentrarci in un aspetto affascinante della dinamica motociclistica: l'avancorsa, che è la misura della proiezione al suolo del perno ruota e del prolungamento del cannotto di sterzo. Su una moto "normale" come il Piaggio Ciao da cui deriva la Silhouette, queste due linee immaginarie si incrociano e, maggiore è la misura di avancorsa, superiore è la stabilità. Nel caso del Ciao è molto raccolta (linea B) e ciò, insieme a molti altri fattori, ne determina l'elevata maneggevolezza. La Silhouette, con il perno ruota avanzatissimo e il cannotto poco inclinato, ha una avancorsa negativa (linea A) dove le due linee nemmeno si avvicinano: questo determina una totale mancanza di stabilità e sbacchettamenti incontrollabili. Morale: attenzione alle leggi della dinamica quando modificate le vostre special!

OMT garage: “passione genuina e luci della ribalta”

L’Officina Meccanica Troiano (questo significa OMT Garage) è immensa. Un intero edificio su più livelli; tutto intorno e nel garage interrato sostano autocarri e camion d’epoca, un po’ arrugginiti, che sembrano fossilizzati lì da tempo immemore, come titanici mammuth bloccati dal ghiaccio. Entriamo nello showroom, che è anche negozio di ricambi e accessori, concessionario Moto Guzzi e bar. Ci viene incontro Marco, l’artefice di Silhouette. “Il Piaggio Ciao è stato il mio primo motorino - ci racconta - e mi è sembrato doveroso omaggiare questo modello realizzando una special su questa base”. Ma le elaborazioni dei fratelli Troiano -insieme a Marco, alla OMT Garage, c’è anche il fratello Mario - spaziano dalle custom alle café racer, dalle scrambler alle offroad. “L’officina - prosegue - nasce per volere di mio padre come centro di riparazione dei mezzi pesanti e dal 1988 l’attività si occupa anche delle due ruote. Dopo gli studi e il militare, nel 2000, entro a pieno regime nell’azienda di famiglia e comincio a fare special. Abbiamo iniziato occupandoci prevalentemente di Harley-Davidson e Mario, più orientato a questo mondo, ne realizza ancora di eccellenti. A me però sono sempre piaciute le competizioni, ho corso per otto anni nel campionato italiano Supermotard con le VOR, e per questo mi piace fare special che regalino soddisfazione nella guida, oltre che nell’estetica”. Tutte le lavorazioni alle special, fatta eccezione per la verniciatura, che è affidata a professionisti specializzati, sono tutte realizzate in officina. Mario è un mago della meccanica: i motori per lui non hanno segreti. Marco invece si concentra maggiormente sulla modifica della ciclistica e sulla creazione di componenti ad hoc. Che siano parti realizzate dal pieno o costruite con lamiere e fibra di vetro non fa differenza: si destreggia con eguale maestria nella ideazione e modellazione di pezzi unici.

Queste abilità si concretizzano, negli anni, in special di alto livello e di grande impatto mediatico. La Silver Knight, la Moto Guzzi V9 vincitrice della prima edizione di Lord of the Bikes, è opera loro. OMT Garage si è aggiudicato anche il primo posto al Deus Built Off 2015 (categoria Open) con la Yamaha SR250 “The Maniac” e nel 2016 ha fatto il bis (categoria Small Bore) proprio con Silhouette. E una Yamaha XSR900 firmata OMT Garage l’abbiamo vista anche all’ultima edizione del Wheels and Wave. Ma tanto successo non ha dato alla testa ai fratelli Troiano. Ed è questo l’aspetto che ce li ha resi simpatici a pelle sin dal primo istante: sono persone semplici, un po’ schive addirittura, che non si montano la testa, ma lavorano con impegno e umiltà. Ragazzi che inseguono una passione genuina, non le luci della ribalta.

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