di Leonardo Lucarelli - foto Tommaso Pini - 31 July 2017

Liguria in moto: oltre il mare c’è di più

Viaggio in moto: con la Suzuki V-Strom 1000 XT in una Liguria che non è solo Riviera. La regione custodisce infatti un cuore verde di foreste che ricordano certe macchie tropicali e nascondono tesori inaspettati. Il nostro itinerario alle spalle del Tigullio

Anima esotica

Tesori dimenticati

Oro nero e cuore verde

In zona, ricordate di visitare Lavagna, borgo costiero che deve il nome all’ardesia che da secoli si estrae nelle cave dell’entroterra. Separata da Chiavari dalla foce dell’Entella, ha un grande porto turistico ed è sede della rievocazione del 14 agosto che culmina col taglio della gigantesca Torta dei Fieschi e il banchetto collettivo. La spiaggia di ghiaia di Lavagna è la più estesa della Riviera di Levante, ci scappa pure un tuffo.
Proseguiamo verso Carasco, prima lungo la tortuosa via Maggiolo, aggrappata al costone che sovrasta il paese, poi imboccando via delle Galle (SP34), con scorci che si aprono su uliveti e vigneti, a pochi km dalla costa eppure già distantissimi, tra muretti e atmosfera rurale. Superato l’Entella, saliamo verso Carasco lungo la SP225, da lì la SP 586 ci accoglie nella Val d’Aveto. La Liguria è una delle regioni italiane con il maggior numero di specie vegetali e conquista il primato proprio per la porzione di territorio compresa nell’Appennino, in particolare nella Val d’Aveto: un Eden sconosciuto ai più.

Solitario monumento nazionale

Il mistero del volto rupestre

Con i suoi 7 metri d’altezza, questo enorme volto di Cristo, simile alla Sindone e scoperto nel 1965, è la scultura rupestre più grande d’Europa, probabilmente scolpita dai monaci benedettini dell’Abbazia appena visitata. Nel 2016 un volo con il drone ha svelato un secondo volto, corrucciato, che si riesce a vedere solo dall’alto, un piccolo mistero (come avranno fatto i monaci a scolpire una cosa invisibile dal basso?). Il drone l’abbiamo anche noi…

I boschi, le capre, le curve e il lago

Il sorriso sotto al casco si allarga…

La val di Vara e i borghi "ellittici"

Andar cauti godendosi una vista stupenda

È poco più di un filo d’asfalto tra castagneti e profumo di timo selvatico: doveroso guidare cauti, consigliabile qualche colpo di clacson in curva. Tra Godano e Sesta Godano le uniche due cose che interrompono il continuum verde sono il nero dell’asfalto (finalmente ottimo!) e il giallo della V-Strom. Poco prima del passo del Rastrello svoltiamo a destra sulla SP 5, seguendo per Val Giuncata, Sasseta: l’asfalto molto rovinato impone una dose d’attenzione in più, ma la vista è stupenda. Sesta Godano merita la sosta, per i muri delle case zuppi di storia, per il ponte medievale sul torrente Gottero e per le tredici chiese (il comune ha poco più di mille abitanti). Da qui a Brugnato la SP 3 si fa ancora più angusta e stretta tra boschi e arbusti, l’asfalto continua a non essere un granché, ma tanto la velocità è da bradipo...

Bellezza certificata

Brugnato è un altro borghetto delizioso, dalla forma ellittica e Bandiera Arancione del Touring Club dal 2007 (marchio di qualità turistico-ambientale, assegnato a località dell’entroterra che uniscono l’ottima accoglienza alla valorizzazione del territorio, in tutta Italia le bandiere sono 414). Il cuore di Brugnato è il suo centro, interamente pedonale, ornato di pietra e tinte pastello, con l’Abbazia di San Colombano. L’aspetto stratificato ne rivela la storia antica (qualcuno ne fa risalire la fondazione allo stesso Colombano, intorno al VI secolo, altri al 712): la chiesa divenne nel 1133 sede della neonata Diocesi di Brugnato i cui vescovi fondarono il palazzo che oggi ospita il bel museo diocesano (tel. 0187/896530, ingresso 3 euro).

L'eden del motociclista

Ok, ci siamo divertiti, ci sono piaciuti i paesini medievali, la calma, il verde, le stradine intrecciate, ma ora è arrivato il momento di guidare davvero. Basta puntare le ruote verso Carrodano, infilarsi nell’Aurelia per proseguire fino al passo del Bracco (615 metri): meta abituale di smanettoni locali e non, è una splendida terrazza sospesa che s’impenna gradualmente con belle paraboliche incastrate nella pietra, fino alla “curva del sale”, dove sullo spiazzo di fronte al vecchio deposito invernale del sale antigelo, ci si ferma a chiacchierare.

Torniamo al mare

Compagna di viaggio

Presentata a Colonia a ottobre 2016, la Suzuki V-Strom 1000 XT 2017 è stata provata da Motociclismo a fine marzo. L’esemplare di questo viaggio (fatto in coppia con una "sorellina" 650), prima di diventare anche protagonista del nostro quarto Long Test (maggiori info su Motociclismo di agosto), ha partecipato alla 20.000 Pieghe 2017. I cerchi a raggi danno appeal a una moto davvero equilibrata, arricchita da aggiornamenti come ABS cornering e frenata combinata. La coppia di 101 Nm è godibilissima ai medi, fin da 4.000 giri, per una guida facile e intuitiva. Un’ottima mille stradale, comoda, senza vibrazioni o strappi, che si lascia condurre a 2.000 giri in quinta senza tentennamenti. Questa Suzuki è costruita intorno al twin 1.000 più morbido sul mercato e i 100 CV dichiarati bastano e avanzano per divertirsi in montagna (la forcella segue docilmente le asperità dell’asfalto) e guidare comodi in autostrada. Il parabrezza regolabile protegge bene, le valigie con attacchi integrati non sono molto capienti (26 e 29 litri), ma nel traffico non ingombrano. Il serbatoio un po’ largo non invita alla guida in piedi, come il manubrio, dall’impostazione prettamente stradale. Ci piace la leggerissima frizione idraulica, ma avremmo gradito il cruise control, che compare nemmeno come optional. Ottimi i consumi, sui 18 km/l abbondanti.

Cosa fare e gustare

Dormire e mangiare

Abbigliamento

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