Dragster: motori esasperati e passione vera in una domenica atipica
Una domenica in pista… d’aeroporto
Preso come sono dall’organizzazione di The Bike Field (per le ultime novità cliccate qui), sto un po’ tralasciando tutte le belle special che ronzano nell’aria primaverile come api attratte dal nettare. L’occasione per lasciare la scrivania mi arriva in un soleggiato e ventoso weekend, quello del 19-20 marzo. All’aeroclub di Orio al Serio, a dieci minuti da casa, c’è un mercatino e mostra scambio; e sulla pista solitamente utilizzata da Piper e Cessna per decolli e atterraggi si esibiscono in un open day pre-campionato i partecipanti all’Italian Dragster Cup. Tra mezzi assurdi (guardate le foto…) e odore di miscela bruciata, incontro alcune vecchie conoscenze. La prima è Andrea Signoretto, pilota veneto che da oltre dieci anni è nel circuito dei dragster. Il suo siluro -non saprei come definirlo altrimenti- mi ha incuriosito da subito, quando l’ho visto al Motor Bike Expo. Un dragster totalmente autocostruito con telaio a tubi e motore bicilindrico in linea con gruppi termici da GP e aspirazione a valvola rotante. Un missile terra-terra da quasi 100 CV ideato e costruito da quel genio di Aurelio Taffurelli, che vedrete presto sulle pagine di Motociclismo (qui un’anteprima). Andrea è sereno, ma concentrato tra una prova e l’altra. “Per noi piloti -mi racconta in un attimo di pausa- è un’occasione importante questa: poter testare moto e assetti prima dell’inizio del campionato (la prima tappa è il 17 aprile a Rivanazzano, ndr) è un’ottima cosa”. Certo, perché dove vai a trovare un rettilineo chiuso al traffico e lungo abbastanza per accelerare e poi frenare? Ci vogliono almeno 400 metri dritti, senza tombini né incroci. “Anche se -aggiunge Andrea- qui a Orio l’asfalto non è il massimo. Troppo granuloso, offre poca aderenza…”.