KTM si ritira dalla Dakar: “Nuovo regolamento approvato per minare il nostro dominio. Organizzatori sleali”
Ktm si ritira dalla dakar: “nuovo regolamento approvato per minare il nostro dominio. organizzatori sleali”
Mattighofen (AUSTRIA) 4 giugno
2009 – RITIRO KTM annuncia ufficialmente il suo ritiro dalla
Dakar,
a seguito del nuovo regolamento introdotto dalla società organizzatrice
A.S.O., che per il 2010 consentirà solo agli amatori di correre con moto
di cilindrata 660, limitando la categoria professionisti alle 450 cc, e
dal 2011 per tutte le future edizioni, ammetterà solo le 450 in entrambe
le categorie. La Casa austriaca annovera otto vittorie nella storica
competizione
e alla notizia delle modifiche regolamentari ha reagito immediatamente
ritirandosi. Dice il direttore sportivo di KTM Winfried Kerschhaggl: “Le
450 cc sono moto assolutamente inadatte a disputare rally sulla lunga distanza.
I rally servono per valutare l’efficienza e l’affidabilità dei
veicoli,
perciò per noi non ha più alcun senso investire nella Dakar. Piuttosto
valuteremo la possibilità di disputare nuove competizioni, magari tornando
sulle vecchie tracce africane”. Ciò potrebbe far pensare alla Africa Race.
In questo modo KTM non resterebbe senza un rally desertico rappresentativo
(la Dakar è una corsa prestigiosa, ma non ha alcuna validità ai fini della
classifica del Mondiale Rally). L’Africa Race è la competizione che ha
strappato le terre africane alla Dakar, trasferita in Sudamerica per i
pericoli legati all’estremismo islamico in Africa.
SCENARIO L’addio della KTM, con cui corrono tutti i piloti più
importanti
e più titolati, potrebbe essere un grande problema per la A.S.O. Si prospettano
infatti due possibili scenari: se le Case giapponesi dovessero essere attratte
dal nuovo regolamento (che lega i professionisti alle 450 cc) e di conseguenza
corressero in massa ad iscrivere le loro moto al rally sudamericano, si
tratterebbe di un passo avanti, anche se per il momento sembra poco probabile.
Al contrario, se i giapponesi continuassero ad ignorare la Dakar, allora
sarebbero guai, perché il rally non può contare solo sugli amatori, che
tra l’altro della scorsa edizione si sono detti molto scontenti, avendo
pagato cifre altissime per iscriversi e trovandosi poi a correre su tracciati
di difficoltà estrema, per giunta, senza nemmeno avere la possibilità di
terminare molte tappe, giacché a metà percorso venivano fermati dai commissari
di gara che gli imponevano di proseguire su asfalto. Questo fa pensare
a “diserzioni” di massa anche da parte di quei privati che potevano
eventualmente
considerare una seconda partecipazione al rally in versione sudamericana.
RAGIONI VALIDE I toni con cui KTM ha annunciato il ritiro dalla Dakar
sono piuttosto duri. “Le modifiche al regolamento, introdotte
all’ultimo
momento dalla A.S.O. e senza interpellare nessuno, sono un chiaro indice
della volontà di eliminare il dominio di KTM nel rally” si legge
nell’annuncio.
E, in effetti, KTM è l’unica Casa costruttrice ad avere una moto ufficiale
considerata dal regolamento come 660 cc: la LC4 690 Rally, che in realtà
ha una cubatura di 653,7 cc. KTM ha fatto anche sapere che non sarà presente
come scuderia ufficiale, ma nemmeno supporterà alcun team privato e che,
in ogni caso, la decisione non riguarda in alcun modo la sua presenza nelle
competizioni del Mondiale Rally, che rimane indiscussa.
ORGANIZZAZIONE SLEALE Dice il responsabile della comunicazione sportiva
Heinz Kinigadner: “Qualsiasi sport richiede modifiche al regolamento,
che comportino anche sviluppi tecnici. È una condizione necessaria per
mantenere elevato l’interesse verso la disciplina, ma i cambiamenti devono
essere approvati in un tempo ragionevole. Noi abbiamo preparato tutto il
materiale necessario per fornire i nostri team ufficiali e cinquanta scuderie
satellite che corrono con la nostra 690 Rally. Avevamo già in magazzino
ciò che serviva per avviare la produzione di pezzi a giugno. In più erano
già stati conclusi i contratti con i piloti e con tutti coloro che lavorano
nelle diverse squadre. La conseguenza del nostro ritiro, praticamente imposto
dal nuovo regolamento, è un danno economico senza precedenti. A parte questo,
siamo scioccati dalla mancanza di lealtà degli organizzatori, soprattutto
considerando l’enorme sforzo che abbiamo fatto, nonostante i tempi di
crisi economica, per contribuire nel 2009 alla nuova edizione sudamericana
del rally”.