di Mario Ciaccia - 08 August 2015

Tifiamo Fantic

Stiamo per andare in vacanza a divertirci, come tanti e ci dispiace tantissimo per l'incendio che ha devastato uno dei capannoni della Fantic Motor. Speriamo che questo non pregiudichi la nuova avventura della Fantic, le e-bike

Tifiamo fantic

Dopo i fasti degli anni Settanta e Ottanta, era rinata una decina di anni fa grazie a Federico Fregnan ed è stata poi acquistata da Venetwork, una rete di imprenditori veneti che fa capo a 45 marchi di ogni genere. Tifiamo per Fantic dopo l’incendio che ha colpito lo stabilimento nei giorni scorsi, ma tifiamo Fantic anche perché il suo amministratore delegato, Mariano Roman, in passato è stato il progettista di alcune tra le migliori Aprilia e quindi ci aspettiamo da lui cose egregie anche in questa nuova avventura. Pochi giorni prima dell'incendio avevano presentato... una linea di biciclette (qui le foto). Già, biciclette. Non c'è da stupirsi: sono le cosiddette e-bike, a pedalata assistita, che stanno prendendo piede come alternativa ai ciclomotori e alle moto da motoalpinismo. I ciclomotori sono in decadenza da anni, soppiantati dagli scooter; potreste dire “sai cosa cambia” ma la differenza c'è. Il ciclomotore era visto come un oggetto semplice e rapido da usare: era senza targa, senza casco, era piccolo, leggero, aveva i pedali... Quando sono arrivati il casco e la targa obbligatori, la gente non lo ha voluto più. Lo scooter è già diverso come impatto mentale. Le e-bike sono le veri eredi del ciclomotore: leggere, essenziali, niente casco (anche se per noi è da mettere sempre), niente targa, niente bollo, niente assicurazione. Le usi dove vuoi, anche nelle isole pedonali dei centri storici, le parcheggi ovunque, basta un palo o un sottoscala... Discorsi simili per il motoalpinismo: con le e-bike puoi andare legalmente su qualunque sentiero (o quasi), con le moto no.

 

Ruote ciccione

Agli appassionati di mountain bike le nuove Fantic dovrebbero piacere molto, per due motivi. Uno è che sono state progettate insieme a Stefano Scapin che, insieme ai fratelli, è famoso per le biciclette marchiate con il loro cognome. Sono stati tra i primi a progettare full suspended con l'ausilio di simulazioni di pedalata effettuate al computer, vent'anni fa. Il secondo motivo è che i due modelli presentati  (Fat Sport e Seven Days) appartengono alla categoria delle Fat Bike, che stanno prendendo piede in questi mesi. Su Motociclismo di settembre spiegheremo le origini di queste biciclette dalle gommone di sezione enorme (4 pollici nel caso delle Fantic), che risalgono alle gare su neve in Alaska.

 

Due telai, stessi componenti

Ma come sono fatte queste biciclette? Entrambe hanno il telaio in tubi d'alluminio. La Fat Sport ha la canonica estetica delle mountain-bike da cross country moderne, con il tubo orizzontale... che orizzontale non è e il carro corto per aumentare la trazione. La Seven Days invece imita lo stile delle Schwinn Excelsior degli Anni Venti, che sono considerate le antenate delle mountain bike. Ma i componenti sono identici per entrambi i telai, anche se il Fat Sport è disponibile solo con la forcella ammortizzata a 3.490 euro, mentre il Seven Days ha tre opzioni: con forcella ammortizzata (3.490 euro), forcella rigida in fibra di carbonio (3.299 euro) e forcella rigida in alluminio (2.990 euro). Il motore elettrico è un Brose, realizzato in Germania, concepito a prova d'urto e contenuto in una flangia integrata con il telaio, al di sopra della scatola del movimento centrale. Funziona a 36 Volt ed eroga 250 Watt di potenza. La trasmissione, della statunitense SRAM, è a dieci rapporti soltanto perché il motore elettrico permette di spingere rapporti più lunghi rispetto a una mtb a pedali, per cui è stata eliminata la seconda corona anteriore. Le batterie BMZ sono garantite 30mesi e hanno 417 Ah. L'autonomia dichiarata varia dai 150 km in pianura su asfalto ai 60 km in salita sterrata. Per finire, i freni a disco idraulici sono della Avid ed hanno diametri di 200 mm all’avantreno e di 180 mm al retrotreno.

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