di Alberto Motti - 22 April 2015

Milano: il Corriere attacca gli scooter, Motociclismo replica

Moto e scooter fluidificano il traffico, riducendo congestione e inquinamento. Per questo entrano gratis in Area C. Mancano parcheggi, il Comune ne sta creando tanti, ma molti sostano sul marciapiede. Da punire, se ostacolano il passaggio

Milano: il corriere attacca gli scooter, motociclismo replica

Quando abbiamo letto il Corriere.it ci siamo stupiti: ora noi utenti delle due ruote siamo diventati un’emergenza, come scrive Paola D’Amico (qui il suo articolo). Fino a poco tempo fa eravamo tra i preziosi alleati del Comune per sconfiggere il traffico, ora siamo sotto osservazione. Siccome, in quanto categoria, siamo apertamente sotto attacco, rispondiamo punto per punto dando voce a motociclisti e scooteristi. In corsivo le parole della D’amico.

 

I nuovi marciapiedi di via Verdi: Sono sempre i pedoni a doversi fare da parte quando il centauro piccolo o grande invade la loro corsia (in teoria protetta) per cercarsi il posto moto. E non ci sono parole di scusa, semmai gesti di stizza, se il pedone non scatta al rombo del mezzo.

 

I maleducati esistono in tutte le categorie, in genere motociclisti e scooteristi, quando salgono sui marciapiedi (perché lo facciamo, se il 67% parcheggia in divieto è perché mancano 2 parcheggi su 3) sono rispettosi dei pedoni. Qualche vigile a multare i maleducati e chi ostacola il transito sarebbe gradito anche alla maggioranza dei motociclisti corretti.

 

Ma chi si mette contro gli scooteristi? Indubbiamente aumentati di numero da quando è stata introdotta l’area C che loro non pagano.

 

Ora siamo diventati una lobby… Certo che siamo aumentati, fluidifichiamo il traffico e proprio per questo abbiamo libero accesso ad Area C.

 

Dall’assessorato alla Mobilità, inoltre, fanno sapere che stanno provvedendo, laddove si vada a realizzare nuove aree pedonali e riqualificazioni, a creare nuovi posti moto, come appena fatto in via Hoepli. O in concomitanza con l’apertura di nuovi parcheggi, come fatto in superficie all’apertura di quello di Sant’Ambrogio. Il Pums inoltre prevede di incrementare ulteriormente gli stalli moto in tutta la città.

 

Persino il comune ammette il problema della mancanza di parcheggi per moto e, oggettivamente, sta lavorando per cercare di risolverlo (cliccate qui).

 

L’impunità delle due ruote fa persino dimenticare che anche loro hanno un impatto sull’ambiente. È dunque quasi scontato chiudere un occhio sulla loro invadenza: è semplicemente la legge del più forte.

 

Impunità, invadenza. Sembriamo criminali, mentre secondo l’Unione europea siamo tra gli utenti deboli della strada (insieme ai pedoni e ai ciclisti, ci mancherebbe…). Vero che abbiamo un impatto sull’ambiente, ma inferiore a quello delle auto (figuriamoci dei diesel): il nostro tragitto dura meno e non perdiamo mezz’ore a cercare parcheggio inquinando e generando ulteriore traffico. E poi la stragrande maggioranza dei mezzi a due ruote che circolano in città hanno motori di cilindrata piccola o piccolissima, quindi "bevono" pochissimo e inquinano proporzionalmente.

 

I «Genitori anti-smog» hanno cominciato in questi giorni una marcia di 11 mila bambini per riappropriarsi di spazi vitali. Marco Ferrari, presidente dell’associazione, spiega: «Stiamo predisponendo le nostre controdeduzioni al Pums, il piano urbano della mobilità, e chiederemo non solo di perseguire la sosta illegale di moto e motocicli sui marciapiedi ma anche di cancellare gli stalli realizzati per loro sui marciapiedi stessi, abolire cioè anche la sosta legale, come per esempio in via Manzoni. Perché questo crea un paradosso: sui marciapiedi salgono a motore acceso, e questo rende l’azione di parcheggio più pericolosa».

 

I genitori antismog sembrano il solito comitato contrario a prescindere, ma poi proposte realistiche pochine. Tanto dire “no!” è più semplice che proporre alternative. Perseguire sosta illegale e pure legale. Secondo loro, dove si parcheggeranno moto e scooter? Lo smog si combatte fluidificando il traffico.

 

Mamme con i passeggini e pedoni devono zigzagare e scendere per strada. La multa scatta solo in presenza di un intralcio o di un reclamo.

 

Se c’è un intralcio la multa è sacrosanta, siamo i primi a dirlo, e se non c’è… perché scendere dal marciapiede? A meno che il testo non faccia riferimento alle foto che corredano il servizio: scooter addossati al muro e un Suv super trendy sul marciapiede. Poi scagliamoci contro le moto…

 

Se c’era un patto non scritto con i motociclisti, della serie chiudiamo un occhio ma cercate di rispettare le regole del vivere civile, la troppa libertà e gratuità (non si paga neppure il posto parcheggio) ha preso la mano.

 

Il patto non scritto secondo noi c’è ancora – perché è vero che la sosta delle moto sul marciapiede sarebbe vietata, ma è tollerata. Di nuovo l’attacco contro la gratuità (a parte che tra tasse, bollo, Iva su tutto, di gratis c’è poco). Sarà invidia?

 

Alfredo Drufuca, ingegnere trasportista della Società Polinomia, è consulente per i Pums in diversi capoluoghi: «Si deve riflettere soprattutto sul tasso di incidentalità grave delle moto: 88 volte superiore a quello delle auto. Suggerirei di togliere alle moto il lasciapassare per le corsie preferenziali. La circonvallazione della linea 90-91, per come è configurata, decuplica i tassi di incidentalità».

 

Incidentalità. In parte sarà colpa nostra, i cretini ci sono in ogni categoria, motociclisti compresi. Ma se abbiamo tanti incidenti in città, la colpa troppo spesso è di chi in auto viaggia col telefono all’orecchio o, peggio, scrivendo su What’s up mentre guida. Di nuovo, qualche vigile a controllare non guasterebbe. Due ricette per la circonvallazione dei filobus: evitare che le auto compiano criminali inversioni a U (tra le più frequenti cause di incidenti in quel tratto) e ogni tanto i vigili con autovelox mobile, perché qualcuno che corre troppo (taxi compresi, leggi qui la polemica) su quella preferenziale, effettivamente c’è. E a Milano l’autovelox lo usano, eccome se lo usano…

 

E Matteo Dondé, architetto esperto in mobilità ciclistica, aggiunge: «Il tema da affrontare è quello della velocità. Parigi ha deciso che i tre quarti della città viaggerà a 30 km/h e ha investito 150 milioni di euro in 5 anni sulla ciclabilità. Milano 90 mila euro in 10 anni».

 

Di Parigi sappiamo, ma anche Milano sta affrontando il tema della velocità, le zone 30 aumentano e presto lo sarà tutto il centro, forse con l’esclusione di alcuni assi di scorrimento. Ciclabilità. Oggi la città sta costruendo piste ciclabili a tutto a spiano: quella di viale Tunisia da sola è costata 800.000 euro (curiosamente, lo dice lo stesso Matteo Dondè sul Corriere del 4 giugno 2014). Senza contare il BikeMi, sul quale Milano investe da anni (rinunciando agli introiti delle affissioni a favore di ClearChannel, che gestisce il servizio).

 

A proposito di sopravvivenza nella giungla urbana per gli utenti delle due ruote, leggete qui le regole suggerite dal nostro “manuale”.

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