di Federico Aliverti - 04 March 2014

L’assenteismo di chi ci dovrebbe rappresentare e promuovere

Ecco l’editoriale di Motociclismo di marzo, dove ci si chiede come mai in occasione del grande EXPO milanese del 2015 non si sia pensato di promuovere le 2 ruote come mezzo di trasporto ideale per i visitatori. Analisi, colpe, nomi e cognomi

L’assenteismo di chi ci dovrebbe rappresentare e promuovere

Quasi 250.000 persone ogni giorno, venti milioni di turisti provenienti da tutto il mondo in sei mesi, avranno l’esigenza di raggiungere il polo fieristico milanese di Rho-Pero nel 2015 per visitare l’Expo. È come se ogni mattina gli abitanti di Messina arrivassero a Milano per confluire verso la stessa destinazione. Una colossale pacifica invasione internazionale sarà per Milano l’apertura di Expo 2015. Che mezzo di trasporto useranno?

 

Per cercare la risposta a febbraio abbiamo presenziato alla Mobility Conference 2014 (MCE) organizzata da Gianfelice Rocca, Presidente di Assolombarda, a Palazzo Turati, storica sede della Camera di Commercio di Milano, convinti di veder restituito alle due (e tre) ruote un ruolo centrale nella mobilità (urbana e sostenibile) in quella che si preannuncia come una grande opportunità ma anche una emergenza da fronteggiare.

 

Che delusione: il mondo delle due ruote a motore elettrico o endotermico è stato semplicemente ignorato fin dal saluto di apertura del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Anche nell’ambito di un importantissimo convegno dedicato alla mobilità del territorio, alla presenza del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi e del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, mai una sola volta è stata neppure pronunciata la parola scooter o moto. Vista la partecipazione, tra gli altri, del Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi e del Direttore Generale Expo 2015 Ottorino Passariello, è il caso di parlare di una grande, importantissima occasione mancata… se vogliamo essere gentili e non sbottare (incazzarci).

Si è discusso invece di pedoni, bici, taxi, tangenziali, auto, metropolitane, parcheggi, piste ciclabili, treni, pullman, aerei, autostrade, camion, rete ferroviaria, aeroporti, car pooling, BikeDistrict, ecomobilità… Insomma mancava solo il triciclo della Peg Perego!

 

Noi motociclisti ci siamo sentiti figli di un dio minore, anche perché eravamo gli unici a rappresentare quel mondo di cui erano assenti industriali e confindustriali. Siamo considerati meno che niente sia dalla politica sia dall’economia. Perché è evidente che per quei signori noi siamo visti come i rappresentanti di un giocattolo costoso, pericoloso, smargiasso, quasi questa potesse diventare una ragione per depennare le due ruote dalla ripresa e dalla speranza di un posto chiave nella metropoli del futuro. Se è vero che Motociclismo chiede da anni alle grandi Case motociclistiche quel veicolo veramente innovativo che ancora non si vede, è pur vero che sono stati fatti passi da gigante.

 

Sicurezza: autorevoli studi condotti in tutta Europa hanno rivelato che i recenti dispositivi elettronici montati sulle moto e l’abbigliamento sempre più protettivo usato dai motociclisti hanno lasciato alla bicicletta il triste primato di vittime per numero di utenti.

Praticità: la moto è il mezzo di trasporto più veloce per muoversi nelle grandi aree metropolitane che vanno delineandosi in tutto il mondo. Come ha giustamente ricordato l’assessore alla Mobilità Pierfrancesco Maran nel discorso conclusivo del convegno, la velocità media urbana di superficie a Milano è di 19 km/h: una città davvero “europea” si misura anche dalla efficienza dei servizi di mobilità delle persone. Come fare per diventare una eccellenza come Monaco (23 km/h) o Amburgo (28 km/h)? Basta spingere anche sulle due ruote, che poi magari possono diventare tre e pure spinte elettricamente. Che hanno anche un tettuccio, le manopole riscaldate, e tanti comfort quanti ne suggerisce ogni Casa costruttrice che non chiede altro che di tornare a investire nel nostro settore.

 

Perché la moto ha potenzialità sconfinate e noi italiani pure. Siamo fantasiosi, determinati, ultraricettivi rispetto alle novità. Recenti studi mostrano per esempio come la crescita della comunicazione digitale non ha ridotto ma anzi aumentato la mobilità fisica delle persone. E a Milano, in soli tre mesi, 100.000 cittadini su 1,3 milioni di abitanti si sono abbonati al car sharing. Peccato che nel grande progetto di mobilità e di accessibilità a una vasta offerta di mezzi e di servizi 24 ore su 24, manchiamo solo noi.

Grazie all’inconsistenza e all’assenteismo delle Associazioni che ci dovrebbero rappresentare e promuovere. 

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