di Aldo Ballerini - 17 January 2014

Fidatevi di voi

Il concetto di limite in piega è relativo, a parità di moto ognuno ha il suo. Non ci credete? Allora rispondete a questa domanda: Il tuo limite è uguale a quello di Troy Bayliss? In pista, dicevo, non al bar

Fidatevi di voi

Le prime volte che sono andato in pista con dei professionisti - quelli che poi sarebbero diventati i tester di Super Wheels, PoliSeveriMazzali... - tra le tante cose che mi facevano restare a bocca aperta (scintille, impennate, gomiti e dio sa cos'altro) ce n'era una in particolare che mi turbava  più dell'essere sempre il più lento di tutti. Ricordo, eravamo a Misano, una giornata umidiccia, entra uno di questi disgraziati, fa un solo giro, esce, si toglie il casco e dice: "Oggi il grip è scarso". Io l'ho guardato tra il superammirato e il superimbarazzato. Mi chiedevo: "Ma come accidente si fa a capire quanto grip c'è?" Io avevo elaborato un metodo, ma era alquanto primitivo: se restavo in piedi era buono; se mi sdraiavo era scarso. Loro, invece, ne avevano uno più raffinato: riuscivano a valutarlo senza sdraiarsi. Ed erano pure precisi. Ma come facevano?

 

SE NON PIEGHI NON CADI

Oltre ad essere primitivo e definitivo, il mio metodo non era nemmeno molto preciso. Perché se rimanevo in piedi voleva solo dire che avevo guidato dentro il limite, ma non che lo avevo raggiunto e ci ero rimasto dentro, guidando sulla lama del rasoio. Magari ce n'era ancora un bel po', ma io non sapevo quanto e quindi non lo utilizzavo. Poi, dopo molti anni, sono finalmente riuscito a capire qualcosa, usando un metodo semplice che ora vi racconto perché funziona.

 

IL LIMITE È RELATIVO

Prima di tutto non c'è il limite, ma c'è un insieme di limiti. Se su una moto, per esempio una 1098 a Portimão, Troy Bayliss piega tranquillo fino alle pedane, non è detto che quello sia anche il mio limite. Perché se tentassi di fare la stessa cosa con quella stessa moto sono strasicuro che finirei per terra. Perché quando ti avvicini a queste impressionanti condizioni la moto inizia a scappare via e a quel punto è il pilota che fa la differenza. In tal caso Troy applicherebbe un raffinato e complesso insieme di controlli, tra gas, freni, posizione del corpo, spinta sulle pedane, spinta sul manubrio, correzioni di sterzo eccetera per cui risolverebbe la situazione; io invece arriverei lì con un problemino: non saprei cosa fare. Quindi il mio limite sarà un tantino più basso di quello di Troy. Un tantino tanto. Quindi: se vedete che il vostro amico bravo ha lasciato le pedane in quella curva, non prendete per assodato che il limite è quello. Adesso che sappiamo che il concetto di limite è relativo, vediamo come trovare il nostro.

 

ISTRUZIONI PER NON CADERE

Qualche volta vi sarà capitato di non sentire la moto. Tipo: imposti la curva, ti aspetti che la gomma spinga un po' sul manubrio, che insomma ti dia un segno di vita. Ma questo non succede. Esempio pratico: asfalto umidiccio, gomma ghiacciata, anteriore gonfiata a 3 bar... In quella situazione potete anche vedere qualcuno che guida come una bestia, piegando fino alle orecchie; beh, dovesse succedere non dite "lo fa lui figuriamoci se non posso farlo io!". Fermi! e ricordate: il suo limite può non essere il vostro. Se vi fidate e andate giù in piega tranquilli perché tanto quell'altro vi fa vedere fin dove si può arrivare, posso scommettere che dopo tre metri vi sdraiate. Lo so perché l'ho visto e mi è capitato. Ovviamente può andare bene, piegate forte senza feeling e non succede nulla, ma se non sentite la moto al 100% il rischio di una caduta è altissimo. In sintesi: non sentite la piega? Non fatela. Così non cadete: semplicissimo.

 

LA GOMMA NELLE MANI

Se siete bravissimi potete anche arrivare al limite, poi gestire le perdite di aderenza, le scodate e arrivare perfino a una leggera deriva della gomma anteriore. Ecco, probabilmente questo è il metodo con cui i piloti trovano il limite. Sì, si può fare, ma dovete essere bravi sul serio, concentrati e allenati. Aggiungo: anche fortunati. Perché in quella situazione è un attimo che la moto scappi via e non si riesca a riprendere. Ora torniamo sulla terra, ai motociclisti normali. Quando non sentite la moto, cioè non percepite il lavoro delle gomme, può essere che effettivamente manchi il grip (colpa della gomma, dell'asfalto o di entrambi, questo è il caso più comune), ma potrebbe anche essere che manchi qualcosa a voi. Non chiedetemi cosa. Il risultato tanto è lo stesso, si rischia di andare per terra. So che questo stato fastidioso può passare, anche senza che cambino le condizioni tecniche, asfalto, gomme, moto... Non chiedetemi come e perché, ma a volte può bastare una sosta caffè per ritrovare il feeling. In genere succede quando ci si rilassa, e così si trova il giusto accordo con la moto. Allora si entra in curva, la ruota anteriore si sente nelle mani, la posteriore sul sedere, e si percepisce millimetro per millimetro come si appiccica all'asfalto. Allora: gas! Se in questa situazione cadete stavolta so cos'è, si chiama sfiga.

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