Prova MV Agusta F4 RR312 1078
Nuova F4
La MV Agusta ha presentato la F4 1078 312
RR, una moto che si mantiene in linea con le forme tradizionali della Casa
di Schiranna, ma è pensata per affrontare le concorrenti giapponesi, che,
oltre a vantare linee più snelle delle precedenti F4 offrono prestazioni
e tecnologie motoristiche invidiabili. La risposta della Casa varesotta
è stata pronta: si è deciso di mixare il meglio dell’attuale produzione
per dare vita alla F4 1078 312 RR. Il nome fornisce già parecchi indizi
sui contenuti dell’operazione. La parte ciclistica deriva dalla 312 R
di 998 cc che rimane in produzione destinata alle competizioni, mentre
il motore da 1.078 cc e alcuni particolari provengono dall’esclusiva F4
CC tirata in soli 100 esemplari. Si è lavorato molto anche sul motore,
che noi abbiamo messo alla frusta in pista a Monza. Le modifiche hanno
riguardato un aumento di cilindrata, migliorie all’espirazione e
l’introduzione
della frizione antisaltellamento. Sarà comunque riservata ad una elite,
considerato il prezzo di 21.390 euro.
Comfort
In sella la 1078 comunica la sua “diversità” al pilota rispetto alle
giapponesi con una sella piuttosto alta che rende difficile poggiare saldamente
i piedi a terra anche a chi è abbastanza alto. Quello che da fermi è uno
svantaggio, si apprezza una volta in marcia; la distanza della sella da
terra ha consentito di posizionare le pedane in modo da non costringere
ad una piega eccessiva le gambe pur lasciando abbondante luce a terra in
curva.
Meno positivo il bilancio per quanto riguarda il comfort della parte superiore
del corpo. I manubri sono decisamente bassi e il peso del busto grava in
gran parte sulle braccia, affaticando rapidamente nella marcia a velocità
ridotta. Alle alte velocità è invece la ridotta protezione aerodinamica
a generare qualche fastidio, nonostante il nuovo plexiglass abbia un po’
migliorato la situazione. Una nota positiva per il tasso di vibrazioni
veramente ridotto e per la buona scorrevolezza dei comandi, fatta eccezione
per la frizione che richiede uno sforzo superiore alla media nonostante
l’azionamento idraulico. Accucciati dietro il cupolino sui lunghi
rettilinei
della pista di Monza l’ergonomia della posizione di guida si apprezza
molto di più e anche la sella dall’imbottitura compattissima diventa un
pregio, capace com’è di trasmettere al pilota ogni piccolo movimento
proveniente
dal retrotreno.
Prestazioni
Il motore mantiene le promesse sfoderando una progressione agli alti regimi
dal vigore inusitato. Anche in sesta i giri aumentano con rapidità notevole
ed il tachimetro alla frenata della prima variante segna invariabilmente
più di 295 km/h. La staccata è un altro momento molto gratificante per
il pilota della MV; i dischi da 320 mm e le rigidissime pinze Brembo
garantiscono
tutta la potenza necessaria accoppiata ad un’ottima modulabilità.
Contenuto
anche lo sforzo da applicare alla leva, la pompa di tipo tradizionale si
rivela perfettamente adeguata e garantisce un ottimo tono idraulico anche
dopo un uso intenso e prolungato. L’assetto in frenata si mantiene molto
più stabile che in passato, quando i serpeggiamenti del retrotreno erano
tutt’altro che infrequenti. La frizione antisaltellamento, che affianca
il sistema EBS, evidentemente ha sortito gli effetti desiderati.
La percorrenza delle varianti più strette non è invece il terreno ideale
per la nuova F4, che si inserisce in curva facilmente ma che poi fatica
a cambiare inclinazione rapidamente. Evidentemente il peso sopra la media
e il baricentro piuttosto alto non sono sinonimo di agilità e reattività.
La situazione migliora sensibilmente sul veloce, dove si può sfruttare
il rigorosissimo avantreno per disegnare traiettorie rotonde e veloci e
godere di una buona motricità in uscita di curva.
L’accelerazione in uscita dalle curve lente è complicata dal comportamento
del propulsore che fino a 4.500 giri ha un’erogazione ruvida e poco
vivace.
Migliora oltre questa soglia per mostrare di nuovo una piccola incertezza
attorno ai 6.500 giri. Da qui in avanti i CV arrivano con veemenza. Così,
se si usa una marcia in più bisogna pazientare un attimo per sentire un
vigoroso impulso in avanti. Se invece si fa frullare il propulsore in alto,
la scarsa tendenza all’impennata e l’ammortizzatore di sterzo Sachs
aiutano
a governare l’anteriore, ma bisogna fare l’abitudine ad un
posteriore
che pattina per diversi metri. Divertente, ma solo a patto di avere manico
e mestiere.