di Mario Ciaccia - 22 August 2014

Asfalto o fuoristrada? I mille modi di essere biker

I motociclisti non sono tutti uguali, tutt'altro. C'è chi odia lo sterrato e chi non concepisce di andare su asfalto. E, in mezzo, mille sfumature

Asfalto o fuoristrada? i mille modi di essere biker

Mischiando esperienze e inclinazioni personali, si ottiene un'infinita varietà di motociclisti. Quello che non tollera neanche il ghiaino sembra appartenere ad un'altra razza rispetto a chi si annoia in sterrato perché non è abbastanza accidentato. Allora proviamo a dividere i motociclisti nelle varie tribù (trovate degli esempi fotografici in gallery), partendo dall'estremista dell'asfalto per arrivare a quello del fuoristrada, come sempre senza prenderci sul serio, quando si tenta di dividere in schemi rigidi realtà che rigide non sono: prendeteli come discorsi da bar, puri e semplici. Per "smanettone" intendiamo chi nella moto vede soprattutto un mezzo con cui correre e divertirsi, più che scoprire posti nuovi.

1.IL COLLEZIONISTA E IL MANEGGIONE

Iniziamo da quelli che, pur amando alla follia le moto, non le usano. O perché le collezionano e il loro piacere si ferma allo scovarle, possederle e ammirarle, oppure perché trovano il vero piacere nello smontare, personalizzare, restaurare, migliorare, mantenere e rimontare la propria moto. Non ti dicono esplicitamente che a loro non piace andare in moto, non lo ammetterebbero mai, ma a conti fatti non provano più piacere nell'andare, quanto nel curare.

2.IL PILOTA DA PISTA

Molti motociclisti si esprimono solo in pista. I motivi sono diversi, ma in genere sono due: o perché hanno paura del traffico delle strade aperte, o perché è solo in pista che si divertono. In pista ti puoi permettere di guidare al limite, di spremere il motore fino al fuorigiri, di piegare fino alle orecchie, di impostare traiettorie perfette. Molti pistaioli su strada non si divertono per niente e vanno pianissimo, disgustati dal tracciato troppo stretto, dalle curve cieche, dal traffico e dal fondo irregolare. Per molti, poi, se non c'è cronometro non c'è motociclismo. Buona parte dei motociclisti della MotoGP hanno iniziato, fin da piccoli, con le minimoto e poi sono passati direttamente alla pista, senza neanche fare la patente per la moto. Ma sono anche crossisti praticanti, perché sanno che è uno sport che aiuta a controllare la moto in derapata. Mentre chi va in pista per svago il fuoristrada non lo contempla proprio. Alcuni tra coloro che girano solo in pista non solo non gareggiano, ma vanno pure piano: a loro basta solo girare, senza rischiare incidenti stradali.

3.LO SMANETTONE DA MONTAGNA

Anche lui, come il pistaiolo, adora le pieghe e il fuorigiri, ma gli piace farli sulle strade di montagna, aperte al traffico, quindi con la sede stretta, i rappezzi per terra, le auto da schivare e le curve cieche. Accetta di prendersi molti più rischi di chi gira in pista. Adora il Tourist Trophy, mentre i pistaioli puri lo aborrono. Spesso è uno che vorrebbe andarci, in pista, ma non lo fa perché costerebbe troppo. In genere, gira con gruppi di amici, ama la sfida, non è troppo interessato al paesaggio, va in montagna solo per fare i piegoni e usa i passi come piste da sci, facendoli in su e in giù anche dieci volte di fila. L'importante è che le curve siano a largo raggio, perché in genere usa moto supersportive che sono impacciate nelle curve strette. Di solito, questo genere di motociclista non ama il fuoristrada, al punto di andare in paranoia se c'è del ghiaino per terra, come capita alla fine dell'inverno. Anni fa m'è capitato di andare in giro, subito dopo il disgelo, con della gente che rinunciava a fare i passi se solo vedeva che c'era del ghiaino per terra!

4.IL SUPERMOTARD

Oggi per “motard” si intende la specialità dove si usano moto da cross con ruote da pista asfaltata, ma in origine si chiamava “supermotard” (francese) o “superbiker”, per identificare il “supermotociclista” che riusciva ad andare forte sia su asfalto sia su terra. Qua parliamo di chi utilizza quel tipo di moto al di fuori dei circuiti: si tratta di un genere di smanettone evoluto, perché pur non rinunciando all'adrenalina dei piegoni sulle strade a largo raggio, trae il divertimento anche dalle stradine strette e tortuose e persino dalle sterrate, chiaramente non troppo accidentate. Lui va in moto, soprattutto, per il gusto della guida sportiva, ma non si fa mancare nulla. Il passaggio tra il 3 (“smanettone da montagna”) e il 4 (“supermotard”) comporta un radicale clic nel cervello. Non c'è più la ricerca assidua di fondi e traiettorie perfetti, a favore dell'improvvisazione e del sapersi adeguare alle situazioni. Come moto vanno bene anche le 450 racing, perché rarissimamente il supermotard è un viaggiatore a lungo raggio; piuttosto, è uno che conosce palmo a palmo i dintorni di casa sua e si specializza in girate da tre ore al massimo.

5.IL GRANTURISTA

Sarebbe colui che compra la Honda Gold Wing, ma si può estendere a tutti coloro che considerano i trasferimenti autostradali – o su strade di grande comunicazione – così importanti da comprarsi una moto ottimizzata soprattutto per quelli. Sembra aberrante, ma ha una sua logica: in un mondo che pensa sempre più in grande e considera importante più la distanza dalla meta che la meta stessa, le autostrade hanno un ruolo predominante nei viaggi a largo raggio e, siccome sono una palla, perché non prendersi una moto che renda i trasferimenti meno noiosi, tipo la Honda Gold Wing, la BMW K 1600, la Harley-Davidson Electra Glide? La cosa strana è che se, da un lato, si prendono queste moto per stare comodi, dall’altro bisogna essere dei tosti per maneggiarle nelle strade strette, nei centri cittadini, nei posteggi in pendenza...

6.IL TURISTA

Il viaggiatore in moto affronta gli stessi percorsi del supermotard, ma con una finalità diversa: non gli interessa guidare al limite, ma guardare il paesaggio e raggiungere località suggestive. Non potrebbe mai girare in pista, perché la moto è un mezzo e non un fine, per cui trova che sia senza senso girare in tondo all'infinito sempre nello stesso posto. Lo sterrato lo fa, ma non per vocazione e manco ci si diverte, tuttavia è conscio del fatto che, spesso, un luogo raggiungibile su sterrato ha una magia che scompare completamente se asfalti la strada che ci arriva. Quindi, impara una tecnica di guida ai minimi livelli, per sopravvivere. La sua moto ideale, quindi, è la maxienduro, anche da 1.200 cc, perché tanto fa solo fuoristrada facile.

7.IL FUORISTURISTA

Il “fuoristurista” è molto simile al caso 5, solo che a fare fuoristrada si diverte. Si tratta del mio caso: ho iniziato andando su strada, mi interessava viaggiare e mi sono accorto che gli sterrati mi attiravano come calamite. Però quelli come me non rinnegano l'asfalto, ma si divertono su qualsiasi fondo e con qualsiasi clima: asfalto, sterrato, fango, sassi, sentieri, sabbia, pioggia, neve... Certo, se l'asfalto arriva su una strada che hanno conosciuto da sterrata, si incazzano. Ma se esiste dalla notte dei tempi ed è pieno di curve, si divertono. Il giro tipico del fuoristurista è una lunga traversata da A a B che si cerca di fare il più possibile in fuoristrada. Se il fuoristrada non è possibile, allora si cercano alternative asfaltate divertenti. La moto-tipo del fuoristurista è la dual sport, che in genere si può definire come una monocilindrica a 4 tempi tra i 250 e i 650 cc, con peso inferiore ai 150 kg, adatta a qualsiasi percorso, dall'autostrada verso Capo Nord fino alla mulattiera a gradini, senza mai eccellere da nessuna parte. Gomme tassellate dure, per farci almeno 5.000 km e divertirsi a fare le pieghe su asfalto. I denigratori di questa categoria dicono che, a essere mediocri in tutto, ti perdi il succo della vita.

8.IL FUORISTRADISTA

Questo genere di motociclista non contempla l'asfalto. Lo disprezza. Non ne vuole sapere. Fa solo fuoristrada e rientra, spesso, nella categoria degli smanettoni, ovvero fa fuoristrada per le emozioni che gli dà guidare sui terreni accidentati e non per motivazioni bucoliche. Se deve fare un trasferimento, mette la moto sul carrello, o dentro il furgone. Se proprio gli capita di andare su asfalto, allora va ostentatamente pianissimo, come a dire: "Avete visto? Non me ne può fregare di meno", anche se sta scendendo dal Muraglione e in curva piega al massimo due gradi. Compra enduro racing ridotte all'osso, non usa bagagli e considera il peso ridotto la dote principale in una moto. Molti fuoristradisti si specializzano nel girare solo dalle loro parti, arrivando a conoscerle meglio del loro appartamento, ma abituandosi a guidare solo su un certo tipo di terreno: a differenza dell'asfalto, il fuoristrada presenta mille terreni diversi, dall'argilla alla ghiaia, dalla sabbia alla roccia, che richiedono pratica. Come tipico dell'animo umano, anche tra i fuoristradisti ci sono quelli che hanno un elevato senso di fratellanza e generosità, che ti aiutano se sei in difficoltà su un ostacolo, così come c'è chi ti porta apposta su quell'ostacolo sperando che tu non riesca a superarlo, per aumentare la propria autostima, lasciandoti morire d'inedia e scoramento.

9.IL MOTOALPINISTA

Ha un concetto estremo della moto: la usa solo su sentierini, con gradini e burroni, possibilmente sopra i 2.000 m di quota. Gli sterrati sono solo noiosi trasferimenti che vanno fatti solo se non c'è un sentiero da capre in alternativa. L'asfalto non esiste. Usa una tecnica da trialista, finalizzata però al turismo: la molla che spinge il motoalpinista è salire sulle montagne, non violarle, quindi non gli interessa correre o fare acrobazie e ha un grande rispetto per chi passa a piedi. Certe volte riesce persino a non farsi odiare dagli escursionisti!

10.IL TRIALISTA

Il concetto più estremo del motociclismo. Non vince chi arriva primo, ma chi fa il passaggio più assurdo senza mettere giù i piedi. Tutto si riduce a percorsi cortissimi, dove la massa della popolazione non riesce neanche ad andare a piedi. Ovviamente non si può più parlare di motociclismo in senso classico, o di semplice "andare a fare un giro in moto". A questi livelli, persino il motoalpinismo sembra una baggianata.

11.IL CROSSISTA

Come il trialista, o chi gira solo in pista con la supersportiva, ha un concetto del motociclismo che esula da qualsiasi discorso turistico. La moto è uno sport, non un oggetto con cui andare in giro. Si arriva in furgone, si scarica la moto, ci si veste, si sta tutto il giorno fermi sullo stesso posto, provando emozioni grandissime. Il cross è uno sport durissimo, faticoso, che richiede allenamento e ripaga con scariche di adrenalina raramente equiparabili ad altre specialità. Lo stesso si può dire dello speedway e degli ovali dove si guida in perenne derapata. C'è capitato di conoscere diversi crossisti che su asfalto non si fidano, perché... mancano le sponde!

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