di Marco Gualdani - 16 September 2013

MotoGP 2013: come può vincere Lorenzo e come può perdere Marquez

A 5 gare dal termine della stagione del Motomondiale, parte il testa a testa tra i due fenomeni. Perché a Misano qualcosa è cambiato. Strategie, punti di forza e debolezza, i compagni di squadra, i precedenti

Motogp 2013: come può vincere lorenzo e come può perdere marquez

La vittoria di Lorenzo a Misano riapre il Mondiale MotoGP? Assolutamente sì. Il successo di Jorge in Riviera fa seguito a quello ottenuto nel GP precedente a Silverstone, dove il pilota Yamaha ha stroncato, di forza, le aspirazioni del talento Marc Marquez. A cinque gare dalla fine ci sono ancora 125 punti da assegnare e i due sono separati da 34 punti con in mezzo Pedrosa che, però, appare molto più arrendevole. Forse già battuto. Perché a differenza di Lorenzo, Dani non sta trovando la forza, o forse il modo, per mettersi dietro il connazionale. Lorenzo ci crede e sta portando in pista tutto ciò che può per mettere alle strette Marquez. Con l’arrivo del finale di stagione sarà fondamentale avere una strategia vincente, per entrambi.

 

JORGE LO STA LAVORANDO AI FIANCHI

Per vincere, Lorenzo, ha una possibilità: esasperare Marc al punto di farlo sbagliare. E per farlo non basterà vincere le gare e Jorge lo sa. Deve imporre la sua legge in qualunque momento e ciò che potrà fare la differenza sarà anche come saranno gestite le occasioni fuori dalla pista. Una tattica che Lorenzo dovrebbe aver imparato bene avendo avuto come diretto avversario Rossi che in passato lo ha battuto anche con questi trucchetti del mestiere. Nel dopo gara di Misano, infatti, si legge chiaramente la strategia di Jorge. Nelle dichiarazioni dopo gara fa notare che Marquez sta cadendo molto in prova e che prima o poi potrebbe cadere anche in gara. Una bordata che farebbe tremare chiunque, se a dirla è quello che ti ha appena battuto. Perché ti introduce un tarlo in testa che può farti fuori. Si capisce chiaramente che Jorge lo sta volutamente stuzzicando e caricandolo di pressione nella speranza di portarlo all'errore.  Quanto accaduto a Misano appare solo uno dei tanti pizzicotti che ci aspettiamo da qui alla fine della stagione. E avere un leone come il pilota Yamaha alle costole non è uno scherzo. Ha già vinto due titoli in MotoGP, è il più completo, ha battuto gente come Rossi, Pedrosa e Stoner. Uno che vuole vincere e sa come farlo e sa che la componente emotiva fa anche lei parte del gioco. Ogni scelta di Lorenzo è veicolata a questo.

 

PER BATTERE MARC SERVIVA ROMPERSI LA SPALLA?

Ricordate i due incidenti che lo hanno martoriato in questa stagione? Chiunque altro avrebbe lanciato la spugna, mentre lui ha stretto i denti e per la psicologia degli avversari non è facile avere a che fare con uno così. Adesso Jorge sta meglio ed è tornato alla carica, forse più forte di prima, quasi che per battere un campionissimo come Marc fosse stato doveroso affrontare e superare una fase nera come quella da cui Lorenzo è venuto fuori a testa alta. E ora non lo ferma più nessuno. Mettiamoci anche che guida una moto sulla carta inferiore alla Honda di Marquez, ma vince lo stesso, e il gioco è fatto. Non vorrei essere nei panni di Marquez da qui alla fine, perché servirà una strategia altrettanto solida.

 

PARTIRE DAVANTI COME BIAGGI E RAINEY

La strategia: Jorge ha ben chiaro che Marquez non lo batti facendolo andare avanti. Non è quella la pressione che deve mettergli addosso. Perché in quel campo Marquez ne ha di più. Non ci vedo un parallelismo con sfide precedenti, come, per esempio, quelle di Rossi con Stoner. Nel testa a testa Marc è  più bravo di Jorge e lui l’ha capito. Non si può andare a esaltare le qualità dell’altro, bisogna puntare sulle proprie, giocare su terreni più favorevoli. E quello che Jorge ha in questo momento è una straordinaria capacità di fare i primi due giri a una velocità folle, prendendo un margine da gestire nel resto della gara. Una tattica alla Max Biaggi o alla Wayne Rainey. A Misano ci è riuscito, a Brno no. Quello a cui Jorge punta è a farlo sbagliare nella foga della rimonta.

 

MARQUEZ FA SPETTACOLO, MA È SEMPRE SUL FILO DI LANA

Difficile pronosticarlo ad inizio stagione, ma a questo punto Marquez il titolo può solo perderlo. Nella parte centrale del campionato è stato favoloso e ha saputo approfittare da gran cannibale degli infortuni dei suoi rivali Lorenzo e Pedrosa, cosa che quest’ultimo non ha fatto, perdendo il mondiale già ad Assen.

Marquez ha impostato la sua tattica puntando sull’aggressività come si compete a un debuttante di lusso nella massima categoria, senza compromessi, senza accontentarsi. Gas aperto sempre e in ogni turno, vedendo solo e soltanto la prima posizione. E per un bel po’ questa strategia ha pagato, soprattutto dopo Jerez, dove si è permesso di sportellare proprio Lorenzo, guadagnando una bella dose di vantaggio psicologico. Che per un ragazzino è come avere una bombola di nitro nel sangue. Marc è stato un grande anche a replicare le scene di coraggio nei confronti del dolore dei suoi avversari, dopo la caduta di Silverstone nel warm up con tanto di spalla fuori uso e gara da leone. Il problema è che questo viaggiare sempre sul filo di lana comporta rischi incalcolabili per uno che deve tenere testa a un Lorenzo che non sbaglia mai e poi mai.

 

ARRIVARE SECONDO FA BENE O MALE?

Per Marquez Misano sembrava una formalità, dopo aver distrutto tutti i record nelle qualifiche e schiaffeggiato gli avversari in ogni turno, mentre Lorenzo e Pedrosa mostravano un nervosismo fuori dal normale. Ma poi Marc ha perso, per la seconda volta consecutiva. Ha fatto scappare Lorenzo e non è più riuscito a prenderlo, complicandosi la vita con un dritto, salvo poi piazzare due (anzi tre) sorpassi a da cineteca a Rossi e Pedrosa. Dopo gara mette in mostra il solito sorriso e una mal celata tranquillità che oggi mettiamo in discussione. Perdere così fa bene o fa male? Da un lato sei contento di aver perso solo 5 punti, dall’altro sei stato battuto in un GP che sembrava impossibile perdere. In quale dei due modi ragiona oggi Marquez? Il punto è tutto qui: Marquez è così robusto da mantenere salda la serenità con tutto quello che gli tirerà addosso Jorge da qui alla fine del Mondiale? Se ne sarà in grado festeggeremo un titolo straordinario, ma se così non fosse Lorenzo raggiungerà quota tre in MotoGP. Marc è il pilota che tutti noi vorremmo essere, è giovanissimo, guida da Dio, non ha paura di niente ed è anche fortunato. Ma adesso si trova in una condizione per niente invidiabile. Essere l’inseguito è molto peggio che essere l’inseguitore. Perché per costruire 34 punti di vantaggio ci si mettono dei mesi, ma per perderli basta un attimo e c’è da valutare se la pressione di Lorenzo sia più forte delle spalle di un ragazzino ambizioso.

 

MARC HA GIÀ PERSO UN MONDIALE COME QUESTO

La storia, in questo caso, non gioca un ruolo a favore di Marc, che nel 2011 perse un Mondiale totalmente suo infortunandosi nel finale di stagione, titolo che finì nelle mani di Bradl. Come oggi Marc era un debuttante e anche allora era uno che cadeva molto, in prova, senza infortunarsi mai seriamente, proprio come in questa stagione. Fino al momento in cui è andata male. Quanto conta oggi quell’episodio nella mente di Marquez? Gli ha fatto bene in termini di esperienza o contribuirà ad aumentare il peso da portarsi in sella? Tante domande, a cui solo il tempo darà risposta. E poi battere Lorenzo non basta, perché mica corrono in due. Ci sono anche da tenere d’occhio i rispettivi compagni di squadra…

 

L’INFLUENZA DEI COMPAGNI DI SQUADRA

La differenza in classifica tra Marc e Jorge potrebbero farla gli altri due piloti in grado di stare davanti con loro: Rossi, compagno di Lorenzo e Pedrosa, compagno di Marquez. Non è solo questione di favorire o meno il proprio collega, quanto la possibilità di inserirsi nella lotta per le prime posizioni, scombinando i piani dei due piloti. Guardando Misano appare chiaro come la presenza di Rossi e Pedrosa abbia influenzato la gara di Marquez, costretto a fare un dritto per non tamponare Dani e ad esibirsi in tre sorpassi al limite, che da un alto esaltano la spettacolarità, ma dall’altro sono estremamente pericolosi. Non importa se poi al traguardo sono dietro, ma quanto possano mescolare le carte fino a metà gara, magari partendo davanti a uno dei due. In questo sono determinanti.

 

PEDROSA FARÀ LA DIFFERENZA. E GIÀ UNA VOLTA FECE DEI DANNI

Tra i due, Pedrosa, potrebbe essere quello in grado di fare maggiormente la differenza, per due motivi: il primo è che è ancora in piena corsa per il Mondiale e farà il possibile per imporre la sua figura al vertice delle gare, cercando di sottrarre punti a più non posso. Il secondo è che Dani, dalla vittoria di Marquez, avrebbe solo da perderci, dopo 9 anni di insuccessi con la HRC, con l’ennesimo compagno che arriva e vince con la sua stessa moto. E quando i due si incontrano in pista sono scintille, con la tendenza di Marquez a passare sempre più vicino, al pelo, arrivando a sfiorare il contatto; occhio, perché è un attimo ripetere un Estoril 2006, quando Dani stese il proprio compagno di squadra, Nicky Hayden, mentre l’americano era in piena lotta per il titolo (che poi vinse comunque).

 

PER CHI FA IL TIFO ROSSI?

Rossi ha più o meno lo stesso ruolo, con la differenza di avere meno occasioni di poter puntare alla vittoria singola. Ma se confermasse la prima parte di gara come a Misano, ha gli stessi numeri di Pedrosa nell’essere un ago della bilancia. E comunque è uno che quest’anno ha raccolto dei bei podi e ad Assen ha pure vinto. Quindi la sua piccola parte potrebbe anche farla. Sarebbe bello sapere per chi fa il tifo Valentino, se per il compagno di squadra con cui ormai ha raggiunto un bell’equilibro a livello personale o se per il giovane talento che tanto gli somiglia. Non lo sapremo mai.

 

I PRECEDENTI

La storia è piena di Mondiali vinti o persi nel finale di stagione. Gli episodi più recenti sono legati a Valentino Rossi che ha vestito la doppia figura di inseguitore e inseguito, vincendo e perdendo un titolo in piena corsa. Indimenticabile la sfida testa a testa con Max Biaggi nel 2001, quando da metà stagione in poi Max riuscì a raccogliere risultati ottimi, al punto da sfiorare la vetta del Mondiale su cui era seduto comodamente Valentino. Da quel momento, però, le cose cambiarono in maniera netta, con Max che si sdraiò in sequenza a Brno, Estoril e Motegi, regalando il titolo a Rossi, il primo titolo nella top class. Al contrario, nel 2006, Rossi si trovò a inseguire Hayden, dovendo recuperare quasi 100 punti di svantaggio a metà stagione. Valentino si trasformò in un rullo compressore vincendo quasi sempre, mentre Nicky iniziò a soffrire la pressione, centuplicata dopo il famoso sgambetto di Pedrosa a Estoril, di cui abbiamo parlato. Si arrivò all’ultima prova di Valencia con Rossi in testa e con tanto di pole al sabato. Sembrava una formalità, finché il Dottore non si sdraiò in gara per colpa di una pseudo gomma difettata e Hayden festeggiò un titolo meritato. 

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