11 February 2009

Fuoristrada difficile: sequestrato un campo di cross a Castiglione Chiavarese. La procura: “è abusivo”

A Castiglione Chiavarese (Genova), su un’area di circa quattro ettari, si trova un anello di 2 km adibito a pista da enduro. Sullo stesso terreno stava sorgendo anche un campo cross, sotto gli occhi di tutti. Invece i crossisti della zona non potranno più allenarsi, perché la Procura di Chiavari ha disposto il sequestro del campo e il Corpo Forestale lo ha sigillato ritenendo i lavori “abusivi”.

Fuoristrada difficile: sequestrato un campo di cross a castiglione chiavarese. la procura: “è abusivo”


Castiglione Chiavarese (GENOVA) 11 febbraio 2009 – Il fuoristrada diventa una disciplina sportiva sempre più difficile da praticare. Questa volta, però, ad essere sotto accusa non è l’enduro fatto in zone dove è proibito, bensì il cross fatto in un luogo dove invece è consentito l’enduro. Si tratta di un’area estesa su quattro ettari nella località di Prato, frazione di Castiglione Chiavarese. Nei confini del terreno privato, che ospitava un anello di 2 km su cui si allenavano regolarmente gli enduristi, una società sportiva dilettantistica stava costruendo un campo da cross. Il sostituto procuratore di Chiavari, Margherita Ravera, ha disposto il sequestro dell’area. Lo scorso ottobre 2008, gli agenti del Corpo Forestale dello Stato avevano rilevato varie irregolarità in materia ambientale e avevano contestato il reato di abuso edilizio al proprietario del terreno e al rappresentante della società sportiva, che risulta essere l’esecutore dei lavori. L’uomo aveva il campo in comodato d’uso.

La zona sorge in un luogo che è classificato come SIC (Sito d’Importanza Comunitaria), è sottoposto alla tutela dei beni paesaggistici ed ambientali ed è un luogo idrogeologico. Tutti caratteristiche che sarebbero d’impedimento all’installazione di una “città dei motori” fuoristrada. Eppure finché ci si faceva enduro non erano mai sorti problemi. Secondo gli agenti i due indagati asserivano di avere le autorizzazioni necessarie per fare i lavori, ma in realtà lo sbancamento con mezzi meccanici (le ruspe) avrebbe richiesto un’autorizzazione particolare che non sarebbe mai arrivata.

Potrebbe esserci anche una responsabilità del Comune per non avere prodotto una documentazione scritta con cui autorizzava o vietava la costruzione del campo da cross e per non avere segnalato il fatto alle autorità, pur essendo a conoscenza dei fatti. Gli indagati avrebbero fatto un’opera completamente diversa dalla “ripulitura e taglio vegetazione” che sembra siano descritti nella dichiarazione d’inizio lavori.

Tuttavia, anche se i lavori presentati nella dichiarazione fossero stati quelli che effettivamente erano in fase di svolgimento nel futuro campo da cross, il silenzio del Comune non poteva essere considerato un tacito assenso, data la presenza delle tutele ambientali che avrebbe richiesto autorizzazioni specifiche. Vicenda a parte resta il fatto che in Italia il fuoristrada è sempre più inviso tanto alle autorità quanto agli abitanti delle zone in cui è praticato. Un vero peccato che le discipline dell’off-road siano così osteggiate ed i motociclisti che le praticano tacciati di inquinare, devastare l’ambiente e quant’altro.

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