Test al verde: Kawasaki non ha fondi per le corse, ma Olivier Jacque sviluppa la ZX-RR in Australia
Test al verde: kawasaki non ha fondi per le corse, ma olivier jacque sviluppa la zx-rr in australia
Milano 14 gennaio 2008 –
TEST AL VERDE Mentre Ducati sfoggia in grande stile la nuova
Desmosedici
GP9 a Madonna di Campiglio (Trento), quello che rimane della Kawasaki MotoGP,
cioè lo staff e le moto, procede con i test di sviluppo sul circuito di
Eastern Creek (Australia), ma lo fa in sordina. Il tester ufficiale della
ZX-RR, Olivier Jacque sta mettendo alla frusta la “verdona” del
2009.
Il che fa sorgere spontanee due domane. Prima di tutto, perché sta testando,
considerando che il ritiro della Kawasaki dal campionato iridato resta
ufficiale? Seconda questione: chi paga? Giacché Akashi, salvo diversi sviluppi,
non sarà in pista, che senso avrebbe sviluppare un prototipo che sarebbe
poi destinato alla demolizione, come la maggior parte delle MotoGP alla
fine di un campionato (in questo caso prima ancora di avervi partecipato)?
Forse è proprio vero che una delle voci circolate nell’aria, nei giorni
scorsi, circa una gestione privata del team potrebbe essere fondata.
SOLUZIONI Le strade sembravano
due: affidare le moto da parte della scuderia di Jeorge Aspar Martinez
(ma sembra che lo spagnolo sia già d’accordo con la Yamaha per il 2010),
o accordarsi con un altro “investitore” appoggiato
all’attuale team
capitanato da Micheal Batholemy, che si metterebbe “in proprio”. La
terza
via sarebbe il ritiro della Kawasaki nel 2010, in modo da permettere ai
piloti già contrattualizzati di correre per quest’anno e non mettere in
difficoltà la MotoGP con la FIM, per la mancanza di una moto rispetto al
minimo di 18 fissato dal regolamento (senza le due verdone le moto in pista
sarebbero solo 17).
CAUSA Intanto Carmelo Ezpeleta, il gran capo della
Dorna, la
società spagnola che organizza il Motomondiale, fa sapere che non esiste
alcuna clausula che preveda penali qualora Kawasaki non dovesse rispettare
il contratto, firmato insieme con gli altri costruttori, che la impegna
a rimanere nella MotoGP sino al 2011. Tuttavia, dice Ezpeleta: “Il 27
dicembre mi hanno telefonato dalla Kawasaki dicendo che non avrebbero corso.
Il 29 è arrivata una lettera che lo confermava e diceva che lo avrebbero
annunciato il 6 gennaio. Ho replicato che c’era un contratto per correre.
A settembre ciascuna casa ha comunicato con quante moto avrebbe corso.
Kawasaki compresa. Non si può rompere un impegno. Ho chiesto un incontro
ma non mi hanno più chiamato. Il 6 mi hanno annunciato che avrebbero fatto
il comunicato e che l’8 avremmo potuto incontrarci. A Osaka – nella
riunione
della MSMA n.d.r. – ho ribadito che non avrei accettato la rottura di
un contratto. Dato che dicevano che tutte le spese erano coperte, gli ho
proposto di correre nel 2009. In cambio li avrei svincolati dall’impegno
per i due anni successivi. Il problema è che il Reparto corse di Akashi
sostiene di avere motori pronti solo per un quarto del campionato e di
non voler impegnare ulteriori risorse per procedere con lo sviluppo degli
altri propulsori che sarebbero necessari”.
IPOTESI L’ipotesi più credibile sembrerebbe, comunque, quella
di
un team (non si capisce se privato o ufficiale) guidato da Bartholemy,
come spiega Ezpeleta: “Per lo sviluppo dei motori ho proposto a Kawasaki
una società francese che potrebbe occuparsene, lavorando secondo le indicazioni
del team manager Bartholemy. L’ultimo passo è solo che i giapponesi
accettino.
Comunque – dice seccato Ezpeleta, dopo aver fatto il possibile per mettere
una pezza alla situazione critica n.d.r. – se non correranno li porterò
in tribunale”.