Epoca: Anni Settanta - Italjet Buccaneer 125
Il bicilindrico
Il tema del motore bicilindrico di piccola cilindrata non ha mai raccolto
in Italia un particolare interesse. Se escludiamo i pregevoli esempi della
Rumi 125 e della MotoBi Spring Lasting 200 degli anni Cinquanta, la nostra
industria si è sempre concentrata, a partire dal dopoguerra, sui più semplici
ed economici monocilindrici, prima a 2 tempi, poi a 4 tempi. Con questi
ultimi che iniziano a dominare il mercato, monopolizzandolo praticamente
anche per tutto il decennio successivo.
Fine Anni settanta
Dall’altra parte del mondo, in
Giappone, la storia è ben diversa e i bicilindrici di contenuta cubatura
stanno dilagando nelle proposte di diverse Case. Questi modelli del Sol
Levante da noi sono pressoché sconosciuti: il contingentamento alle importazioni
fa sì che le varie Honda, Suzuki o Yamaha non si possano acquistare in
Italia e quindi non resta che ammirarle in fotografia su Motociclismo.
Sul finire degli anni Sessanta, nel momento in cui il nostro mercato sta
riprendendo quota dopo la spaventosa crisi di qualche anno prima, accanto
ai ben noti 4 tempi di Gilera, Moto Guzzi, Benelli e Moto Morini, si affiancano
dei 2 tempi di nuova generazione, decisamente più performanti di quelli
di un tempo. Merito soprattutto delle Case tedesche ed austriache come
Sachs, Zündapp e Puch che sono in grado di proporre motori e modelli di
elevate prestazioni in grado di oscurare i 4 tempi.
L'avvento del bicilindrico a 2 tempi
Il 2 tempi, che in più ha anche
costi industriali inferiori rispetto al 4, trova sempre più spazio e benché
i prodotti giapponesi siano “bloccati”, i nostri Costruttori si
sentono
stimolati ad impegnarsi sullo stesso tema. Già sul finire del 1969, la
Benelli inizia gli studi di un bicilindrico parallelo di 125/250 cc che
nel 1971 darà vita alla serie 2C. Ancora più ardita è la Moto Guzzi che
espone al Salone di Milano del 1969 il prototipo Ghez che suscita scalpore
per il suo 50 cc frazionato. Tempo di scavalcare negli anni Settanta ed
ecco che, grazie alla grande ripresa delle vendite e al forte effetto che
le elevate prestazioni hanno sui giovani, il bicilindrico si fa largo.
Le nostre Case si ispirano senza mezzi termini ai motori giapponesi e,
dal momento che in Italia restano oggetti misteriosi, nessuno tra gli
appassionati
se ne accorge. A poca distanza di tempo uno dall’altro e dotati di
caratteristiche
tecniche ed estetiche abbastanza simili, ecco dunque arrivare le proposte
di Benelli/MotoBi, Malanca ed Italjet che quando vengono presentate al
Salone di Milano catturano facilmente l’interesse dei ragazzi. Per la
prima volta si parla di modelli stradali con potenze dell’ordine dei 15
CV (ricordiamo che le 4 tempi di allora erogavano al massimo 10-12 CV)
che agevolmente possono superare i 120 km/h accompagnando tale impresa
velocistica con il sibilo tipico delle moto da competizione.
Bicilindriche italiane a 2 tempi di successo
La prima ad ottenere un significativo
successo è la Benelli 125 2C che commercialmente debutta nel 1972. Piace
nell’estetica moderna e sportiva, va forte ed ha un rumore allo scarico
che si riconosce lontano km. Ma c’è un’altra moto, in vendita dal
mese
di giugno, che stuzzica l’attenzione dei giovani ed è la Buccaneer 125
dell’Italjet che nel suo telaio alloggia il bicilindrico Yamaha. Per molti
sedicenni è il massimo cui si possa aspirare anche perché porta la firma
di una Casa che da tempo sta primeggiando nelle competizioni.