30 September 2008

Epoca: Cagiva Alazzurra 350/650

Alazzurra è una sport tourer, nata nel 1983, subito dopo l'accordo tra Cagiva e Ducati. Presentata al Salone di MIlano di quell'anno, si caratterizza per avere meccanica e ciclistica della serie Ducati TL, abbinate ad una linea più moderna e accattivante. L'idea è buona, ma non riesce a sfondare sul mercato per gli scarsi investimenti destinati al progetto e per il limitato tempo a disposizione per l'operazione.

Come nasce




COME NASCE
L’1 giugno 1983 Ducati e Cagiva si accordano per produrre una moto semicarenata sportiva. la base di partenza è il deludente modello Ducati TL 350-600 in vendita dal 1982, con risultati commerciali disastrosi, rivisitato nell'estetica e nella componentistica. Cagiva vive un momento d’oro. Ducati, invece, è in forte crisi, ma dispone del legendario bicilindrico a L, con cui è equipaggiata la serie Pantah, nelle cilindrate 350, 500 e 600 cc. L’accordo comporta la sospensione della produzione di moto Ducati in favore di quella dei motori che saranno dati in esclusiva alla Cagiva. I propulsori, manterranno, comunque, il marchio bolognese sui copricarter. Nel 1984 i fratelli Castiglioni acquistano la Ducati e la produzione di moto riprende. La motocicletta nata con l’accordo dell’83 è l’Alazzurra, proposta nelle cilindrate di 350 e 650 cc e presentata al Salone di Milano.

Come è fatta




COME È FATTA L’Alazzurra ha le caratteristiche di una Ducati, ma è nettamente migliore per cura costruttiva: sono stati eliminati i tanti difetti della produzione bolognese. La nuova nata di Schiranna deriva dalla Ducati TL 350-600 del 1982, che, a sua vola, era una versione turistica della Pantah, adattata con il cupolino e la sella a due posti. Il tentativo di rivestire la TL da GT non ha successo, mentre l’Alazzurra piace, perché ha un cupolino filante, simile a quello della Patntah, con le semicarenature tagliate all’altezza del serbatoio, per lasciare in vista il motore Ducati: il primordio di un’odierna sport-tourer. L’Alazzurra entusiasma gli appassionati di moto italiane, perché le dotazioni, come il quadro strumenti, sono molto vicine a quelle delle giapponesi. Oltre ai dettagli curati la nuova Cagiva ha l’inclinazione del cannotto di sterzo ridotta di mezzo grado per cercare maggior agilità, motore addolcito nell’erogazione e con una rapportatura meno distesa, sospensioni con maggior escursione. Sono interventi con cui si cerca di rendere la moto più affidabile, ma che pagano risorse economiche limitate.

Come va





COME VA
Le modifiche alla meccanica rendono l’erogazione più dolce e quindi più gestibile, ma causano la perdita delle prestazioni rispetto agli analoghi modelli Ducati: 4,4 CV in meno per la 350 cc, 6,1 CV in meno per l’Alazzurra più grande che ha il motore portato da 583 a 649,5 cc. A discapito delle novità tecniche introdotte sull’Alazzurra, la moto ha alcuni difetti: lo sterzo è sempre scarso, la frizione (con il comando idraulico sulla 650) è dura da azionare e poco modulabile, i comandi elettrici funzionano male. La 350 è un po’ meglio, perché più affidabile. La 650, invece, produce vibrazioni che tranciano il tubo di supporto (poi modificato) del cupolino. Tutte e due le versioni hanno problemi di elettronica e una carburazione difficile da mettere a punto, oltre che difetti di fabbrica: centraline elettriche e tenditori di catena si rompono. I motori perdono grinta rispetto al passato, soprattutto quello della 650 che ha solo 46 CV alla ruota. La produzione dell’Alazzurra termina nel 1986 con il tentativo, fallito, di trasformarla in una turistica con carenature integrali. L’unico vero successo nella storia di questa Cagiva si registra nel 1985, quando è già sul mercato da poco meno di un anno ed è apprezzata per ciclistica e meccanica fini.

Il servizio completo su Motociclismo d'Epoca di ottobre.

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