Turismo: Toscana – Sulle strade bianche in riva all’Ombrone con le “Gine” Fuori di strada
Un giro leggendario
UN GIRO LEGGENDARIO Si mise seduto su una roccia in un bel bosco, con
un tubo dell’acqua in mano e indirizzò la “hanna” verso
valle. Dopo
una settimana vide che il rigagnolo aveva preso un bell’aspetto di
torrentino.
Lentamente il piccolo corso d’acqua scendeva verso la pianura. Anche i
suoi figli e i suoi nipoti lo aiutarono nel tenere la “hanna” per
alimentare
il rigagnolo che si ingrossava sempre più. Nel giro di due mesi il fiume
arrivò a Grosseto e da lì il salto fino al mare fu breve. Il nonno Geremia
era felice. Aveva fatto una cosa importante nella sua vita. Aveva fatto
un fiume. Disse un’ultima cosa: “Lo chiamerò Ombrone.” Poi
morì contento,
seduto sulla roccia. Ancora adesso si dice che il fantasma di Geremia Dombrone
si aggiri nelle notti di luna piena con un tubo di gomma in mano e bla,
bla, bla... Ancora adesso i discendenti di quel signore vantano diritti
sul fiume. Organizziamo, allora, con le nostre amiche Gine un giro di due
giorni lungo l’Ombrone. Dalla sorgente alla foce.
Donne di Fuori di strada
DONNE FUORI DI STRADA Per prima cosa possiamo giurare che queste Gine
sono tipe toste, sanno andare in moto, accelerano e derapano con sicurezza,
si buttano nei guadi come tra le braccia di un fidanzato. Queste ragazze
appartengono alla nota associazione Donne Fuori di Strada (www.donnefuoridistrada.it
). Abbiamo avuto l’onore (e l’onere!) di seguirle per due giorni su
e
giù per i colli del senese e della Maremma grossetana. Un delirio di caldo,
sentieri, birra fresca, tuffi imprevisti e risate. Rutto libero, naturalmente!
Attaccano il fiume dalla sorgente. Sicure. Dopo un trasferimento in asfalto
le ragazze si esibiscono lungo una bellissima mulattiera in salita dentro
un bosco di lecci. La TTR di una Gina non ne vuole sapere di collaborare.
Si intraversa a ogni curva. Cominciano le spinte. Gine che spingono altre
Gine. Uno spettacolo. Finalmente la Gina della TTR, argutissima, capisce
il motivo delle troppe intraversate: Le gomme sono a 3,8! In due minuti
le porta a 0,7 e da lì in avanti niente più spinte. La Gina con l’XR 400
sale anche lei con una moto tirata giù da gara. La sottile Gina della Beta
Alp 200, trenta chili bagnata, se si è sparata la Siena-Follonica 2004
certo non ha problemi in questa mulattiera. La Gina dell’XR 250, vecchia
volpe, applica tutte le tecniche di sopravvivenza.
Il sottile rio
IL SOTTILE RIO Finalmente trovano la sorgente. Loro si immaginavano
le cascate del Niagara de noantri. Si tratta invece di una roccia con al
fianco una lapide che porta una scritta laconica: “Qui nasce
l’Ombrone”.
Si, ma l’acqua? Nel periodo caldo, la sorgente è secca come un osso
calcinato
dal sole. Le Gine hanno sete, parlano già di un birrozzo fresco... sono
solo le dieci di una mattina splendida e non hanno ancora percorso un metro
verso la foce. Partono alla ricerca del letto del giovane fiume che si
nasconde nel bosco. Secco il fiume, secco il bosco. Per un po’ il
rigagnolo
sparisce nella verdura. Trovano in un paesetto un’antica pompa a mano.
Secca, riarsa anche lei. La sete delle Gine aumenta, l’acqua del
Camel-Back
è calda come piscio di mulo. “Birra alle dieci del mattino? Ma non siete
mica de camionisti tedeschi! Bevete l’acqua del Camel Back!” In coro
le Gine: “La teniamo solo per le emergenze, cari! Tipo per incendi nel
bosco o per i radiatori che perdono”. Hanno tutte moto raffreddate ad
aria... Bisogna scendere verso valle di qualche chilometro per trovare
un sottile rio largo due spanne. Le Gine lo scovano e festeggiano.
A zonzo per le sterrate
A ZONZO SULLE STERRATE Il panorama è commovente: colline bordate di
cipressi neri, boschi di querce, campi di fiori e di mais. Il grano già
tagliato lascia degli enormi quadri gialli che si adagiano seguendo le
curve delle colline e avvicinandosi all’autunno tendono ad imbrunire.
E lui, il giovane Ombrone, lì che scorre ancora molto incerto. Basta un
legnetto per fare una diga e fermarlo. Le ragazze procedono a zonzo sulle
sterrate che si insinuano tra le campagne. Purtroppo il fiume non è sempre
accessibile. Molte volte è protetto da una fitta barriera di vegetazione.
A volte lo si vede solo dalla cime delle colline. Allora le Gine, prese
da un richiamo primordiale, come segugi, cercano un sentiero qualsiasi
per poter arrivare sulle rive. E qualche volta riescono a superare una
barriera di spine e rami per poter fare un pediluvio rigenerante. Nel loro
pellegrinare attorno alle colline del senese, le nostre quattro si sono
trovate davanti ad un casale meraviglioso: la tenuta di Castelgiocondo.
Completamente vuota, a cancelli aperti, un parco secolare. Le Gine se la
prendono comoda all’ombra a far salotto disquisendo di frizioni, di
gastronomia
toscana, di cinema e letteratura, di moda on-off. Che donne!
Le gine sperdute
LE GINE SPERDUTE Il fiume scorre più in basso, sempre più largo. Le
ombre si allungano sulla campagna e le nostre si allungano in ingarellamenti
improvvisati. Al tramonto l’Ombrone si infila nuovamente in una selva
impenetrabile. Non c’è verso di acchiapparlo. Seguendo l’unica
stradina
accessibile le Gine si smarriscono all’interno di una tenuta gigantesca.
Sperdute letteralmente in un dedalo di sterrate bianche che si incrociano
con altre mille. Vigneti di Brunello di Montalcino a perdita d’occhio.
Colline e colline di vino ancora nei grappoli. È domenica pomeriggio, non
c’è nessuno in giro e non c’è verso di trovare l’uscita. Sono
quattro
Gine perse in milioni di ettari di vigneti. La salvezza sembra a portata
di mano quando trovano un cascinale illuminato. Peccato che nel cortile
ci siano due enormi cani pastori maremmani malamente intenzionati che muovono
un proditorio inseguimento. Le Gine ripiegano a tutto gas sull’unica
stradina
a disposizione. Nessuna intenzione di dialogare con i cani. La deviazione
porta dentro un viottolo in disuso e il malumore di tutte cala. Le Gine
hanno fame. L’uscita sembra lontana. C’è anche da scavalcare un
albero
abbattuto. Nessun problema, frizione in mano e hop, le quattro sono di
là del tronco. Sono magiche queste Gine. Riescono a trovare pure l’uscita.
Le scusi, signor B., proprietario del fondo. Le Gine non volevano usarlo
come pista per gli scorrazzamenti ma si erano veramente perse. Non hanno
fatto danni.
Gine ghiotte
GINE GHIOTTE I pasti con le Gine sono un serio problema. Non si
accontentano
di un toast e una bottiglietta d’acqua. A pranzo si sparano un panino
con pecorino di tre anni e capocollo di cinghiale con una facilità disarmante.
Anche il secondo panino di prosciutto al pepe, ricotta tosta e pomodori
piccanti va giù tra sorsi di birra che annaffiano tutto. Noi col nostro
panino di pomodoro, mozzarella e basilico ci sentivamo osservati. Da bere?
“Ci porti dell’acqua naturale, per favore e una birra piccola,
và…”.
Le Gine ci guardano sghignazzando da dietro la palizzata delle loro medie
chiare, masticando cinghiale e cacio toscano. Ci vergognamo un po’...
L’istinto per la pennica viene negato senza incertezza. Queste non le
ferma nemmeno un obice. Dopo pranzo ci ritroviamo ancora in moto, con una
calura esagerata.
Le moto, le Gine e i guadi
LE MOTO, LE GINE E I GUADI Ezia guida una Yamaha TT600E, Paola una
XR400R tirata da gara, Deborah una XR250R, Lisa una Beta Alp 200, una specie
di zanzara in grado di fare miracoli. Hanno tutte esperienza di deserti
africani. Le Gine non hanno paura di nulla. Hanno il circo nel sangue.
Durante una sosta, chi scrive intavola casualmente il tema impennate. Nessuna
esitazione! Lungo un tratto di asfalto abbandonato si sono esibite in un
florilegio di monoruota. Per loro nulla è impossibile. Sono inesorabili,
non mollano mai. Nel corso del secondo giorno trovano un guado, non era
il primo e non sarebbe stato l’ultimo. Le Gine sono come i Quattro
Moschettieri:
tutte per una, una per tutte. Entrano una per volta, il fiume bisogna
attraversarlo
fino a metà e poi seguirlo nel centro per un poco (questo nel nostro itinerario,
ma si può comunque proseguire per strade bianche poco distanti dal fiume).
Una Gina in moto, le altre fanno l’assistenza direttamente in acqua. Il
fondo è fatto di pietre viscide. Non si sta in piedi. Gli stivali vanno
a mollo subito. Poi va a mollo anche la moto e tutta una Gina. Le altre
Gine scattano sollevando spruzzi, sembra il bagno degli elefanti. L’XR400
viene portata a riva tra spinte e risate. La moto non dà segni di vita.
La Gina andata a mollo ha l’umore pessimo. Fuma anche dalle orecchie.
È completamente inzuppata d’acqua. Gli stivali fanno cick-ciack. Le altre
ridono. Non si perdono d’animo. Mettono la moto in verticale e dal
silenziatore
escono un’anguilla e una secchiata d’acqua. Bastano una decina di
pedalate
e il motore riparte. Le Gine son contente e urlano a braccia alzate. Al
confronto Wonder Woman sembra una nonna in carriola.
Gine instancabili
GINE INSTANCABILI Sono le sei del pomeriggio, fa ancora caldo. Tornano
su il basilico e la birretta. “E adesso, al mare!” esclama una Gina.
Le altre Gine approvano ululando in coro: “Brava Gina! Al mare!”.
Queste
non si stancano mai! Queste ragazze fanno festa del 1975. Pago io, via!
È una partita a poker. Piatto ricco, rilancio succoso. Siamo su un argine
dell’Ombrone, a pochi chilometri dal mare. Il vento caldo scuote
pigramente
le fronde delle querce. Il sole comincia a tramontare. Siamo tutti rilassati
perché il viaggio è alla fine; questa è l’ora che volge al disio, che
agli enduristi intenerisce il cuore, anche quello delle Gine. Le Gine sono
di animo endurista ma gentile. Pensano ai bimbetti che sulla spiaggia giocano
con secchiello e paletta. Si ammorbidiscono pensando agli uccelli che stanno
nidificando lungo i canneti del fiume. Le Gine si consultano. Quattro caschi,
uno contro l’altro. Sembra una mischia di rugby. Finalmente una Gina
parla:
“Vabbè, niente gara sulla spiaggia, però il ristorante lo scegliamo noi
e questo sarà il menu: Pici con salsiccia e pecorino, porchetta di cinghiale
con patate, torta di lamponi, caffè, ammazzacaffè, grappetta con la vipera
e le bottiglie di Brunello devono essere quattro, prodotte nella tenuta
del signor B., visto che ci siamo perse nella sua azienda, glielo dobbiamo.
Naturalmente il conto lo paghi tu, carino”. “Rrrrrazie!”.
Tremate, tremate,
le Gine son tornate!
Bloc Notes
DORMIRE
Siamo stati ospitati nell’agriturismo Roggeti della Tenuta di
Paganico:
via della Stazione, 10; 58048 Paganico (GR); tel. 0564-905008, 0564-905672;
fax 0564-905669; www.tenutadipaganico.it;
agriturismo@tenutadipaganico.it.
Un posto eccezionale, vicino al paese di Paganico ma lontano dai rumori.
Dotato di appartamenti indipendenti e piscina.
Fattoria dei Barbi: Località Podernovi 170, Montalcino
(SI)
tel. 0577-841111; fax 0577-841112; info@fattoriadeibarbi.it
; www.fattoriadeibarbi.it.
Questa storica azienda montalcinese è la culla del celebre Movimento del
Turismo del Vino. La cucina propone antichi piatti montalcinesi. Possibilità
di visite guidate alla cantina e di acquisto di formaggi.
MANGIARE
Boccon Divino: Località Colombaio Tozzi, 201; Montalcino (SI); tel.
0577/ 848233; fax 0577/846570. In una casa colonica alle porte del paese
con terrazza estiva.