19 September 2008

Turismo: Toscana – Sulle strade bianche in riva all’Ombrone con le “Gine” Fuori di strada

Vi raccontiamo una gita con quattro ragazze dell’associazione Donne Fuori di Strada: Ezia guida una Yamaha TT600E, Paola una XR400R tirata da gara, Deborah una XR250R, Lisa una Beta Alp 200. Abbiamo scelto come luogo d’incontro la Toscana e come gita un itinerario che si snoda fra le colline del senese e della Maremma grossetana, che ospita il letto dell’Ombrone. Ci siamo divertiti.

Un giro leggendario




UN GIRO LEGGENDARIO
Si mise seduto su una roccia in un bel bosco, con un tubo dell’acqua in mano e indirizzò la “hanna” verso valle. Dopo una settimana vide che il rigagnolo aveva preso un bell’aspetto di torrentino. Lentamente il piccolo corso d’acqua scendeva verso la pianura. Anche i suoi figli e i suoi nipoti lo aiutarono nel tenere la “hanna” per alimentare il rigagnolo che si ingrossava sempre più. Nel giro di due mesi il fiume arrivò a Grosseto e da lì il salto fino al mare fu breve. Il nonno Geremia era felice. Aveva fatto una cosa importante nella sua vita. Aveva fatto un fiume. Disse un’ultima cosa: “Lo chiamerò Ombrone.” Poi morì contento, seduto sulla roccia. Ancora adesso si dice che il fantasma di Geremia Dombrone si aggiri nelle notti di luna piena con un tubo di gomma in mano e bla, bla, bla... Ancora adesso i discendenti di quel signore vantano diritti sul fiume. Organizziamo, allora, con le nostre amiche Gine un giro di due giorni lungo l’Ombrone. Dalla sorgente alla foce.

Donne di Fuori di strada





DONNE FUORI DI STRADA
Per prima cosa possiamo giurare che queste Gine sono tipe toste, sanno andare in moto, accelerano e derapano con sicurezza, si buttano nei guadi come tra le braccia di un fidanzato. Queste ragazze appartengono alla nota associazione Donne Fuori di Strada (www.donnefuoridistrada.it ). Abbiamo avuto l’onore (e l’onere!) di seguirle per due giorni su e giù per i colli del senese e della Maremma grossetana. Un delirio di caldo, sentieri, birra fresca, tuffi imprevisti e risate. Rutto libero, naturalmente! Attaccano il fiume dalla sorgente. Sicure. Dopo un trasferimento in asfalto le ragazze si esibiscono lungo una bellissima mulattiera in salita dentro un bosco di lecci. La TTR di una Gina non ne vuole sapere di collaborare. Si intraversa a ogni curva. Cominciano le spinte. Gine che spingono altre Gine. Uno spettacolo. Finalmente la Gina della TTR, argutissima, capisce il motivo delle troppe intraversate: Le gomme sono a 3,8! In due minuti le porta a 0,7 e da lì in avanti niente più spinte. La Gina con l’XR 400 sale anche lei con una moto tirata giù da gara. La sottile Gina della Beta Alp 200, trenta chili bagnata, se si è sparata la Siena-Follonica 2004 certo non ha problemi in questa mulattiera. La Gina dell’XR 250, vecchia volpe, applica tutte le tecniche di sopravvivenza.

Il sottile rio




IL SOTTILE RIO
Finalmente trovano la sorgente. Loro si immaginavano le cascate del Niagara de noantri. Si tratta invece di una roccia con al fianco una lapide che porta una scritta laconica: “Qui nasce l’Ombrone”. Si, ma l’acqua? Nel periodo caldo, la sorgente è secca come un osso calcinato dal sole. Le Gine hanno sete, parlano già di un birrozzo fresco... sono solo le dieci di una mattina splendida e non hanno ancora percorso un metro verso la foce. Partono alla ricerca del letto del giovane fiume che si nasconde nel bosco. Secco il fiume, secco il bosco. Per un po’ il rigagnolo sparisce nella verdura. Trovano in un paesetto un’antica pompa a mano. Secca, riarsa anche lei. La sete delle Gine aumenta, l’acqua del Camel-Back è calda come piscio di mulo. “Birra alle dieci del mattino? Ma non siete mica de camionisti tedeschi! Bevete l’acqua del Camel Back!” In coro le Gine: “La teniamo solo per le emergenze, cari! Tipo per incendi nel bosco o per i radiatori che perdono”. Hanno tutte moto raffreddate ad aria... Bisogna scendere verso valle di qualche chilometro per trovare un sottile rio largo due spanne. Le Gine lo scovano e festeggiano.

A zonzo per le sterrate




A ZONZO SULLE STERRATE
Il panorama è commovente: colline bordate di cipressi neri, boschi di querce, campi di fiori e di mais. Il grano già tagliato lascia degli enormi quadri gialli che si adagiano seguendo le curve delle colline e avvicinandosi all’autunno tendono ad imbrunire. E lui, il giovane Ombrone, lì che scorre ancora molto incerto. Basta un legnetto per fare una diga e fermarlo. Le ragazze procedono a zonzo sulle sterrate che si insinuano tra le campagne. Purtroppo il fiume non è sempre accessibile. Molte volte è protetto da una fitta barriera di vegetazione. A volte lo si vede solo dalla cime delle colline. Allora le Gine, prese da un richiamo primordiale, come segugi, cercano un sentiero qualsiasi per poter arrivare sulle rive. E qualche volta riescono a superare una barriera di spine e rami per poter fare un pediluvio rigenerante. Nel loro pellegrinare attorno alle colline del senese, le nostre quattro si sono trovate davanti ad un casale meraviglioso: la tenuta di Castelgiocondo. Completamente vuota, a cancelli aperti, un parco secolare. Le Gine se la prendono comoda all’ombra a far salotto disquisendo di frizioni, di gastronomia toscana, di cinema e letteratura, di moda on-off. Che donne!

Le gine sperdute




LE GINE SPERDUTE
Il fiume scorre più in basso, sempre più largo. Le ombre si allungano sulla campagna e le nostre si allungano in ingarellamenti improvvisati. Al tramonto l’Ombrone si infila nuovamente in una selva impenetrabile. Non c’è verso di acchiapparlo. Seguendo l’unica stradina accessibile le Gine si smarriscono all’interno di una tenuta gigantesca. Sperdute letteralmente in un dedalo di sterrate bianche che si incrociano con altre mille. Vigneti di Brunello di Montalcino a perdita d’occhio. Colline e colline di vino ancora nei grappoli. È domenica pomeriggio, non c’è nessuno in giro e non c’è verso di trovare l’uscita. Sono quattro Gine perse in milioni di ettari di vigneti. La salvezza sembra a portata di mano quando trovano un cascinale illuminato. Peccato che nel cortile ci siano due enormi cani pastori maremmani malamente intenzionati che muovono un proditorio inseguimento. Le Gine ripiegano a tutto gas sull’unica stradina a disposizione. Nessuna intenzione di dialogare con i cani. La deviazione porta dentro un viottolo in disuso e il malumore di tutte cala. Le Gine hanno fame. L’uscita sembra lontana. C’è anche da scavalcare un albero abbattuto. Nessun problema, frizione in mano e hop, le quattro sono di là del tronco. Sono magiche queste Gine. Riescono a trovare pure l’uscita. Le scusi, signor B., proprietario del fondo. Le Gine non volevano usarlo come pista per gli scorrazzamenti ma si erano veramente perse. Non hanno fatto danni.

Gine ghiotte





GINE GHIOTTE
I pasti con le Gine sono un serio problema. Non si accontentano di un toast e una bottiglietta d’acqua. A pranzo si sparano un panino con pecorino di tre anni e capocollo di cinghiale con una facilità disarmante. Anche il secondo panino di prosciutto al pepe, ricotta tosta e pomodori piccanti va giù tra sorsi di birra che annaffiano tutto. Noi col nostro panino di pomodoro, mozzarella e basilico ci sentivamo osservati. Da bere? “Ci porti dell’acqua naturale, per favore e una birra piccola, và…”. Le Gine ci guardano sghignazzando da dietro la palizzata delle loro medie chiare, masticando cinghiale e cacio toscano. Ci vergognamo un po’... L’istinto per la pennica viene negato senza incertezza. Queste non le ferma nemmeno un obice. Dopo pranzo ci ritroviamo ancora in moto, con una calura esagerata.

Le moto, le Gine e i guadi




LE MOTO, LE GINE E I GUADI
Ezia guida una Yamaha TT600E, Paola una XR400R tirata da gara, Deborah una XR250R, Lisa una Beta Alp 200, una specie di zanzara in grado di fare miracoli. Hanno tutte esperienza di deserti africani. Le Gine non hanno paura di nulla. Hanno il circo nel sangue. Durante una sosta, chi scrive intavola casualmente il tema impennate. Nessuna esitazione! Lungo un tratto di asfalto abbandonato si sono esibite in un florilegio di monoruota. Per loro nulla è impossibile. Sono inesorabili, non mollano mai. Nel corso del secondo giorno trovano un guado, non era il primo e non sarebbe stato l’ultimo. Le Gine sono come i Quattro Moschettieri: tutte per una, una per tutte. Entrano una per volta, il fiume bisogna attraversarlo fino a metà e poi seguirlo nel centro per un poco (questo nel nostro itinerario, ma si può comunque proseguire per strade bianche poco distanti dal fiume). Una Gina in moto, le altre fanno l’assistenza direttamente in acqua. Il fondo è fatto di pietre viscide. Non si sta in piedi. Gli stivali vanno a mollo subito. Poi va a mollo anche la moto e tutta una Gina. Le altre Gine scattano sollevando spruzzi, sembra il bagno degli elefanti. L’XR400 viene portata a riva tra spinte e risate. La moto non dà segni di vita. La Gina andata a mollo ha l’umore pessimo. Fuma anche dalle orecchie. È completamente inzuppata d’acqua. Gli stivali fanno cick-ciack. Le altre ridono. Non si perdono d’animo. Mettono la moto in verticale e dal silenziatore escono un’anguilla e una secchiata d’acqua. Bastano una decina di pedalate e il motore riparte. Le Gine son contente e urlano a braccia alzate. Al confronto Wonder Woman sembra una nonna in carriola.

Gine instancabili




GINE INSTANCABILI
Sono le sei del pomeriggio, fa ancora caldo. Tornano su il basilico e la birretta. “E adesso, al mare!” esclama una Gina. Le altre Gine approvano ululando in coro: “Brava Gina! Al mare!”. Queste non si stancano mai! Queste ragazze fanno festa del 1975. Pago io, via! È una partita a poker. Piatto ricco, rilancio succoso. Siamo su un argine dell’Ombrone, a pochi chilometri dal mare. Il vento caldo scuote pigramente le fronde delle querce. Il sole comincia a tramontare. Siamo tutti rilassati perché il viaggio è alla fine; questa è l’ora che volge al disio, che agli enduristi intenerisce il cuore, anche quello delle Gine. Le Gine sono di animo endurista ma gentile. Pensano ai bimbetti che sulla spiaggia giocano con secchiello e paletta. Si ammorbidiscono pensando agli uccelli che stanno nidificando lungo i canneti del fiume. Le Gine si consultano. Quattro caschi, uno contro l’altro. Sembra una mischia di rugby. Finalmente una Gina parla: “Vabbè, niente gara sulla spiaggia, però il ristorante lo scegliamo noi e questo sarà il menu: Pici con salsiccia e pecorino, porchetta di cinghiale con patate, torta di lamponi, caffè, ammazzacaffè, grappetta con la vipera e le bottiglie di Brunello devono essere quattro, prodotte nella tenuta del signor B., visto che ci siamo perse nella sua azienda, glielo dobbiamo. Naturalmente il conto lo paghi tu, carino”. “Rrrrrazie!”. Tremate, tremate, le Gine son tornate!

Bloc Notes




DORMIRE

Siamo stati ospitati nell’agriturismo Roggeti della Tenuta di Paganico: via della Stazione, 10; 58048 Paganico (GR); tel. 0564-905008, 0564-905672; fax 0564-905669; www.tenutadipaganico.it; agriturismo@tenutadipaganico.it. Un posto eccezionale, vicino al paese di Paganico ma lontano dai rumori. Dotato di appartamenti indipendenti e piscina.

Fattoria dei Barbi
: Località Podernovi 170, Montalcino (SI) tel. 0577-841111; fax 0577-841112; info@fattoriadeibarbi.it ; www.fattoriadeibarbi.it. Questa storica azienda montalcinese è la culla del celebre Movimento del Turismo del Vino. La cucina propone antichi piatti montalcinesi. Possibilità di visite guidate alla cantina e di acquisto di formaggi.

MANGIARE

Boccon Divino
: Località Colombaio Tozzi, 201; Montalcino (SI); tel. 0577/ 848233; fax 0577/846570. In una casa colonica alle porte del paese con terrazza estiva.

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