Prove tecniche in pista: sul tracciato di Franciacorta alla frusta la forcella MonoSpring
Secondo test MonoSpring
SECONDO TEST MONOSPRING Avevamo vista per la prima volta la forcella
MonoSpring in uno stand un po’ nascosto, al Salone di Milano del 2007.
L’abbiamo subito messa alla prova sul circuito Pirelli a dicembre
(Motociclismo
01-2008). La forcella MonoSpring, la ragazzina terribile che ambisce nientemeno
che a prendere il posto dell’arzilla signora forcella, di anni settanta
era ancora veramente un po’ troppo giovane. Scorrevolissima, sì, e molto
confortevole; ma non ben accordata con l’idraulica, troppo sfrenata nel
primo e ultimo tratto di corsa con movimenti un po’ troppo rapidi per
il pilota. Ma la ragazza, la MonoSpring, prometteva bene. L’abbiamo
testata
per la seconda volta a Franciacorta, per fare le cose un po’più sul serio.
La pista Pirelli va bene per i test strumentali e per farsi un’idea del
progetto (valutare il sostegno in staccata, il comportamento sul pavé)
ma per prendere il polso ad una forcella così particolare e confrontarla
con una più usuale non c’è niente di meglio che una sessione in pista,
anche se fatta con la Suzuki GSR con gommatura di serie. La MonoSpring
in realtà ha due termini di paragone: da un lato la forcella a steli
tradizionali
della GSR, rispetto alla quale condivide la costruzione e l’idraulica;
dall’altro una forcella a steli rovesciati equivalente. La MonoSpring
ha come obiettivo di coniugare i vantaggi delle due, andando possibilmente
oltre e la sua configurazione, apparentemente così semplice, porta con
sé una serie di vantaggi che non ha lasciato indifferenti gli esperti del
settore.
Pregi della MonoSpring
PREGI DELLA MONOSPRING Messa alla frusta dai nostri tester le
MonoSpring
si è comportata egregiamente. Davvero un’altra cosa rispetto alla prima
uscita, nella quale ci era parsa equivalente alla forcella di serie, con
un plus alla sola voce comfort. Ora invece è diventata nettamente preferibile;
probabilmente anche il mono le dava una mano: sulla GSR equipaggiata con
la MonoSpring anche l’ammortizzatore posteriore (FG aftermarket) era un
po' più curato: migliore di quello di produzione per quanto non particolarmente
raffinato. Ci ha comunque impressionato la capacità di gestire
l’affondamento
fino a tre quarti della corsa. Il comportamento è molto lineare, prevedibile:
fa pensare a una forcella di serie con un’idraulica perfettamente
regolata.
In frenata la MonoSpring trasmette più fiducia, più sensazione di prevedibilità.
Quando si rilascia il freno l’avantreno risale al livello che ci si
aspetta,
mentre la forcella di serie ha bisogno di un momento in più per ritrovare
il suo equilibrio. C’è complessivamente più fiducia, e rispetto alla moto
in configurazione standard la velocità massima cresce consistentemente
di 5 km/h e il tempo scende subito da 1 a 1,3 secondi rispetto alla
configurazione
standard.
Difetti della MonoSpring
DIFETTI DELLA MONOSPRING Abbiamo anche stavolta provato una molla
“racing”,
più rigida, che però anche questa volta ci è piaciuta di meno: dà qualcosa
in più a livello di sostegno nell’ultimo quarto, ma assorbe meno bene
le irregolarità in ingresso curva, facendo saltellare la ruota. È come
se fosse troppo rigida – pur non essendolo. Si migliora solo nelle
staccate
più violente, ma a prezzo di un po’ di confidenza e prevedibilità, che
sono sicuramente le caratteristiche migliori della MonoSpring. Alexander
Hohenegger, l’ideatore, ha del resto puntato proprio all’aumento di
sensibilità,
che ritiene un’arma altrettanto forte della potenza. Anche la molla di
base lascia a dire il vero ancora qualche perplessità sulla molla: la moto
di serie affonda molto rapidamente, poi però cerca di sostenere. Questa
tiene molto meglio, ma si perde nell’ultimo quarto di corsa, dove si ha
l’impressione che si arrivi a tampone e che lavori solo la gomma,
specialmente
nelle frenate secche. Ma probabilmente basta lavorare sul livello
dell’olio,
e comunque stiamo parlando di una forcella non specialistica, adatta a
una naked di serie.