D Day: Motociclismo mette a confronto i designer. Ecco le foto e il racconto della giornata
D Day
MILANO 29 luglio 2008 – D DAY Nella sede di
Motociclismo, si
sono riuniti i più importati disegnatori di moto, in occasione del D Day.
Li abbiamo invitati perché volevamo capire qualcosa di più sul design e
per farlo ci siamo inventati il D Day: un giro con loro e le loro moto
sulle strade del lago di Como. Ci siamo fatti così un’idea della loro
visione della Motocicletta, ma l’iniziativa non si è limitata al semplice
tour: abbiamo messo i designers seduti davanti ad un tavolo, dandogli fogli
e matite chiedendogli di esprimere alcune idee, per carpirgli i segreti
di come nasce una moto o uno scooter. Metteremo, poi, i bozzetti all’asta
al Salone di Milano di novembre e devolveremo il ricavato in beneficenza.
Questo è stato il primo D Day, ma sicuramente ne organizzeremo un altro
l’anno prossimo, che sarà esteso ad altri designers e diventerà ancora
più importante.
I partecipanti
I PARTECIPANTI Abbiamo voluto mettere a confronto le menti che con
una matita hanno creato alcune delle ultime novità nel mercato delle due
ruote, per capire quale sia la direzione futura del design. Nella prima
giornata li abbiamo fatti incontrare, lasciandogli commentare le loro creazioni
e quelle dei colleghi, per raccogliere ulteriori spunti. Abbiamo cercato
di capire cosa sta dietro le linee di una moto e come nasce la figura
professionale
di chi deve tracciarle. I designers ci hanno parlato e ci parleranno di
loro, raccontandoci le loro vite, il loro passato ed i loro progetti per
il futuro. Hanno aderito alla nostra proposta d’incontro Miguel Galluzzi
dell’Aprilia, Carlos Solsona della Benelli, Bart Groesbeek della Ducati,
Gianfelice Marasco della Honda Italia, Rodolfo Frascoli di Marabese Design
per Moto Morini, Fabio Orlandi, numero due di CRC Design, cioè MV Agusta,
e Enrico Borghesan della Bimota. Mercoledì 30 luglio arriverà anche Gerald
Kiska della KTM. Tutti i designers hanno visto le loro ultime creazioni
schierate davanti al nostro Centro Prove, pronte per entrare nello studio
fotografico, accompagnate dai loro “genitori”. Dopo la foto di rito
(moto
e disegnatore affiancati), sono cominciati subito i commenti. Qualcuno
ha anche rivisto con occhio critico il proprio lavoro.
Party
PARTY Dopo il lavoro di preparazione dell’evento, fatto nello
studio
fotografico, ci siamo spostati all'Hotel Enterprise, a Milano, per un aperitivo
e una cena molto informali, dove sono continuati i confronti fra i designers.
Fabio Orlandi (MV Agusta) ci ha confessato che per lui la professione è
nata prima dalla passione per il disegno e poi si è sviluppata nel settore
moto, perché la motocicletta era una delle sue tante passioni. Tutti gli
altri, invece, hanno fatto il processo inverso: avevano una grande passione
per le moto, che hanno cominciato a disegnare quasi per caso, e poi
l’hanno
tradotta in un lavoro. Quello che ha sorpreso di più è stato il commento
generale su come lavorano i disegnatori. La differenza fra il designer
e l’artista è che il primo deve fare i conti con un oggetto che deve
essere
pratico da utilizzare e che, spesso, nel crearlo, trova dei limiti imposti
dalla Casa costruttrice. Già perché il designer non è un artista quando
lavora, ma forse lo è quando pensa – tutti concordi nel dirlo – e
avrebbe
la tendenza naturale a creare qualcosa di molto particolare, progettato
a ruota libera, difficilmente pratico o realizzabile. Il lavoro del bravo
designer – di moto tengono a specificare – è quello di saper
interpretare
il prodotto nei limiti imposti dal mercato e sulla richiesta della Casa
costruttrice. L’ultimo dei numerosi commenti delle “matite
d’oro” è
stato sulla mancata soddisfazione una volta che il prodotto è sul mercato,
perché, aggiunge Orlandi: “Succede sempre che tu pensi una cosa, la
disegni,
il bozzetto venga approvato, ma poi, per motivi pratici, qualche tecnico
consigli al costruttore di fare delle modifiche, specialmente nella ciclistica,
tipo questo qui spostiamolo là, e tu vedi che il prodotto, alla fine, è
diverso da come lo avevi concepito”.