Motociclismo corre alla Pikes Peak, in Colorado (USA) - giorno 3
Motociclismo corre alla pikes peak, in colorado (usa) - giorno 3
Cove Creek (U.S.A.) giovedì 17
luglio - GIORNO
3 Sono soddisfatti i nostri piloti, che, con moto di serie, stanno
andando avanti bene nelle prove della mitica corsa in salita americana.
La terza giornata è stata caratterizzata dalle difficoltà fisiche e tecniche
che bisogna affrontare quando si sale in quota. Tantissime le moto che
erano presenti al via. Marco Marini la racconta così: “Oggi si sale a
quasi 4mila, su un percorso tutto asfaltato con la maggior pendenza media
di tutta la Pikes Peak. Pochi km, da Cove Creek a Devil’s Playground,
ma molto ripidi, una bella serie di tornanti e strapiombi a lato della
strada che tolgono il fiato. La partenza in quota, oggi, si è fatta sentire
soprattutto per il freddo: il cielo coperto ha lasciato la colonnina di
mercurio intorno ai 12 °C anche quando è comparsa la luce e sono iniziate
le prove. Come tutti i giorni di “practice”, dopo il briefing, la
benedizione
con preghiera da parte del prete, il quale poi si infila la tuta e corre
in moto… sono americani, non c’è nulla da fare, ma anche queste cose
rendono magica la Pikes Peak. La 530 gira molto bene, perché carburata
molto magra di base in modo da essere a posto in quota e qui, oltre i 3.500
m, rende ancora bene. Discorso diverso per la 690 del mio compagno, Marco
Belli, che appena messa in moto fatica a prendere giri, tanto che alla
prima run viene sverniciata sul dritto anche dalle 250… Ma non c’è
niente
di strano, è solo la centralina che deve avere il tempo di “leggere”
dal sensore la quantità di ossigeno e regolare di conseguenza l’iniezione.
Dopo qualche minuto con il motore in moto a 3.900 m, l’LC4 torna a girare
bene, anche se si avverte che potrebbe fare molto di più con una buona
respirazione. Ok, oggi non c’è sterrato, via il filtro dell’aria e
vediamo
se va meglio! La differenza è notevole e Marco riesce a staccare un ottimo
tempo (la moto è di serie), a soli 6 secondi dal migliore, il
“solito”
Miky Dymond. Anch’io mi difendo bene, a 9 secondi dal mio compagno, anche
perché oggi di sterrato (che è la mia bestia nera), non ce n’è. Domani,
però, si farà l’ultimo tratto, fino all’arrivo, tutto sterrato e con
i burroni sempre lì a ricordarti che NON PUOI SBAGLIARE… Decidiamo di
fare un po’ di modifiche alla moto, così tutta la giornata sarà dedicata
alla meccanica. Per far respirare meglio la 690 eliminiamo il coperchio
dell’air-box e anche il filtro dell’aria in carta, per sostituirlo
con
un bel pannello di spugna, più permeabile. Anche lo scarico è stato sostituito
con un qualcosa di adattato (qui in America non sono ancora disponibili
molte parti speciali per la 690), ovvero un silenziatore racing Akrapovic
nato per una EXC 450, gentilmente prestato dall’amico Ron, che lavora
per KTM North America. Ora la moto sembra ruggire a dovere e certamente
andrà meglio anche in quota, ma domani sapremo davvero quanto è servito
tutto questo. L’altra modifica che si è resa necessaria è stata la
sostituzione
delle gomme con altre, sempre Dunlop, ma in mescola rain, perché sulla
terra garantiscono molta più trazione. Domani, ma soprattutto domenica,
lassù in cima al Pikes Peak servirà tutto questo: CV e grip, su asfalto
e terra. Ora andiamo a dormire, domattina alle 5, saremo là in cima a caccia
di ossigeno. Un’ultima cosa. Siamo appena tornati da una bella serata
con Miky Dymond: quando gli abbiamo chiesto cosa lo spingesse a 43 anni
a dare ancora tutto questo gas in una gara pazzesca come la Pikes Peak,
ci ha risposto: ‘Quando mi danno il via, so che dovrò tenere il gas WIDE
OPEN per 2 o 3 km, è un’esplosione che sento dentro, forse ancora più
forte di una gara di Supercross’ ”.