Epoca: Triumph Tiger T100
Cambiamenti nella Casa inglese
CAMBIAMENTI NELLA CASA INGLESE Nel gennaio 1936 l’imprenditore
John
Y. Sangster, già proprietario della Ariel, rileva dalla Lloyds Bank il
marchio e la fabbrica Triumph con gli impianti produttivi e i magazzini.
Una delle sue prime mosse è quella di trasferire dalla Ariel un suo giovane
ingegnere di nome Edward Turner. Sangster è convinto che Turner sia l’uomo
che ci vuole e per coinvolgerlo ancora di più gli offre condizioni
particolarmente
favorevoli. L’arrivo di Turner a capo della Triumph provoca un vero
terremoto
all’interno dell’azienda. Ha in quel momento 35 anni e dalla metà
degli
anni Venti ha lavorato come disegnatore all’Ariel. Sangster lo sceglie
perchè ne conosce il carattere. Senz’altro stimolato dal nuovo incarico
e dagli incentivi promessi, Turner adotta subito misure forti. Chiama a
collaborare Bert Hopwood, anch’egli in Ariel, di cui conosce
l’abilità
come progettista, e poi, di comune accordo con Sangster, diversi altri
ottimi elementi strappandoli alla concorrenza. Nomina Jack Wickes, in Triumph
dal 1931, ingegnere capo per i disegni tecnici e lo delega a suo braccio
destro. Secondo punto è rinnovare la produzione. Turner ritiene di dover
svecchiare il prodotto. Per lui sono necessarie tre cose alla base di un
buon progetto: leggerezza, simmetria ed estetica. Ha idee chiare su come
ridurre i costi razionalizzando i processi produttivi, e, pur essendo un
ingegnere, non si affida solo ai calcoli matematici ma dai suoi collaboratori
richiede estro e fantasia. Capisce che la moto deve piacere oltre che essere
un mezzo di trasporto, ed introduce le colorazioni brillanti, l’abbondante
cromatura e le tinte vivaci al posto del troppo serioso nero che caratterizza
quasi tutte le moto inglesi. Nel suo desiderio di modernismo e diversità
dagli altri Costruttori si interessa anche della grafica del Marchio inventando
la serie di righe lucenti sul serbatoio e perfino gli arredamenti degli
stand ai Saloni e delle concessionarie, dimostrando così un non comune
intuito nel capire l’importanza nella presentazione del prodotto. Suo
anche il merito grandissimo di aver scoperto l’enorme potenziale del
mercato
americano, e di averne sempre, a ragion veduta, accontentato le richieste.
Nasce la Tiger 100
NASCE LA TIGER 100 I primi provvedimenti presi da Turner per salvare
la Triumph sono rivolti quindi alla semplificazione del prodotto. È necessario
ridurre il numero dei componenti della moto, migliorare i sistemi produttivi,
diminuire i costi. Nel 1937 i frutti del suo lavoro diventano visibili.
Anche se non stravolge i modelli precedenti, su di essi sono apportate
una serie di piccole migliorie estetiche atte a renderli più accattivanti.
Si tratta di monocilindriche di caratteristiche piuttosto economiche di
250, 350 e 500 cc e già sottoposte ad una rinfrescatina da parte di A.
A. Sykes nei primi anni Trenta e successivamente nel 1934. Ma la grande
trovata di Turner e Wickes è l’aggiunta di analoghe versioni sportive.
Che in plus-valore, anziché una semplice ed anonima sigla identificativa
come finora per tutte le motociclette Triumph, ricevono un vero nome di
battesimo, oltretutto ben rapportato alle qualità che intendono offrire.
Così la 250 è chiamata Tiger 70, la 350 Tiger 80 e la 500 Tiger 90. Nel
1938 il bicilindrico progettato per la 6/1, una 650 cc, riappare completamente
ridisegnato e ridotto a 500 cc per dar vita ad una delle più belle moto
in assoluto dell’anteguerra, la Speed Twin. Non passa il tempo di far
calare l’entusiasmo per la nuova splendida moto che Turner rilancia forte
annunciando per il 1939 l’arrivo del modello sportivo della Speed Twin,
la Tiger 100. La cifra, come per i ‘tigrotti’ precedenti, sta ad
indicare
la velocità massima espressa in miglia orarie che queste moto possono
raggiungere
e che, soprattutto per la Tiger 100 è davvero sensazionale. Nel 1938 dunque
si lavora intensamente sul prototipo della Tiger 100. Capo dei collaudi
è l’ingegner Freddie Clarke che, in base ai risultati dei test compiuti
ad alta velocità, propone di apportare alcune modifiche per migliorare
la stabilità. Variando infatti l’angolo di inclinazione del cannotto di
sterzo e spostando leggermente il motore sul telaio, la moto acquisterebbe
grandemente in maneggevolezza e guidabilità. Turner si oppone. Anche lui
è un motociclista, dice, e non ha mai riscontrato nessuno dei difetti che
Clarke denuncia. La verità è che Turner ammetterebbe in tal modo che il
suo progetto è migliorabile e per di più da altri, il che secondo il suo
modo di pensare è, come abbiamo detto, inconcepibile. Nel 1939 le prime
Tiger 100 iniziano a lasciare lo stabilimento di Coventry assorbite non
solo dal mercato interno, ma anche esportate negli Stati Uniti. Rispetto
alla Speed Twin, offerta in un elegante colore rosso amaranto, la Tiger
100 è verniciata in argento lucente con abbondanti cromature e nel complesso
appare più rifinita. Il motore ha ben 34 CV contro i 27 della Speed Twin
ed è irrobustito grazie all’adozione di due tiranti in più (8 anziché
6) tra il basamento e il gruppo testa-cilindro. Inoltre, con un modesto
sovrapprezzo, si può montare una testa speciale in lega di alluminio-bronzo.
Gli anni della guerra
GLI ANNI DELLA GUERRA Lo scoppio della Seconda guerra mondiale non
frena del tutto la produzione dei modelli da esportazione, soprattutto
Speed Twin e Tiger. La notte tra il 14 e il 15 novembre 1940 la Luftwaffe,
l’aviazione tedesca, bombarda Coventry in quanto sede di numerose
industrie
meccaniche che producono armamenti ed apparecchiature di vario genere utili
allo sforzo bellico. Naturalmente anche la Triumph viene colpita e la maggior
parte dei suoi impianti è distrutta. Con gli edifici vengono perduti anche
gran parte dei disegni tecnici, dei prototipi allo studio, dei materiali
giacenti in magazzino e delle moto ultimate e pronte alla spedizione, oltre
a tutto il materiale d’archivio risalente alla nascita della Casa.
Impossibilitati
a riprendere il lavoro a Coventry, quel poco che resta ancora in efficienza
viene trasferito in una ex-fonderia nel vicino paese di Warwick dove già
a giugno del 1941 si riescono a consegnare le prime moto finite. Intanto
a Meriden, un paese sulla strada che collega Birmingham a Coventry, sta
sorgendo la nuova fabbrica della Triumph. Qui vengono trasferiti i macchinari
salvati dai bombardamenti e quelli che è stato possibile riparare, permettendo
già alla metà del 1942 di riprendere la costruzione di moto, generatori
a benzina ed avviatori per motori aeronautici. Con la fine della guerra
la Triumph ripresenta sul mercato civile il catalogo del 1939 in cui ricompaiono
la raffinata Speed Twin in colore rosso amaranto o nero e l’affascinante
Tiger 100 in argento metallizzato.
Aggiornamento sportivo
AGGIORNAMENTO SPORTIVO La Tiger 100 proposta nel 1939 come modello
più performante rispetto alla già veloce Speed Twin deve la sua maggior
potenza a pochi ma decisivi interventi sul motore. La struttura del bicilindrico
è infatti la stessa, ma la compressione cresce da 7,2 a 8:1, i pistoni
sono forgiati e con il mantello alleggerito, i condotti di alimentazione
e scarico sono lucidati, c’è una nuova fasatura e viene rinforzato
l’albero
motore con le bielle. Con questa ricetta la potenza tocca i 34 CV a 7.000
giri e la Tiger 100 è veramente in grado di raggiungere le 100 miglia
all’ora,
prestandosi anche ad ulteriori elaborazioni che le consentono di essere
utilizzata in gara dai gentleman riders,
i piloti privati che partecipano ai campionati di club. Un particolare
mantenuto solo sulle Tiger 100 prodotte nel 1939 e 1940 sono le marmitte
a “cocktail shaker”, così dette per la somiglianza con lo
sbattighiaccio
che si usa per preparare certi aperitivi. La particolarità sta più che
nella forma, nel controcono terminale che è smontabile consentendo di liberare
lo scarico trasformandolo in un megafono aperto in previsione dell’uso
agonistico. L’aspetto generale è massiccio e potente grazie al gruppo
teste-cilindri in posizione verticale e ai due grossi collettori di scarico
che fanno una curva generosa e sono trattenuti alle teste da ghiere fittamente
alettate. Caratteristico il carter destro del motore con la sua forma a
cuore, mentre a sinistra c’è il grosso coperchio ovale della trasmissione
primaria. Sotto la sella c’è il serbatoio della lubrificazione separata,
mentre fissato al forcellone sulla destra troviamo la scatola triangolare
degli attrezzi. La linea è elegante ed alleggerita grazie allo schema di
colorazione voluto da Turner e realizzato con la collaborazione di Wickes.
La tinta scelta è l’argento metallizzato con filettatura in nero sia al
serbatoio che a contorno della parte centrale dei cerchi, anch’essa
verniciata
in argento nella zona dei nipples. Il serbatoio in acciaio di 3½ “imperial
gallon” (circa 16 litri), ha ampie fasce cromate e porta sul dorso in
una mensola di bachelite l’amperometro, il manometro della pressione
dell’olio,
l’interruttore di accensione luci ed una lampada a cavo per ispezionare
zone poco visibili. Un grosso tachimetro/contamiglia totale e parziale
Smiths tarato a 120 mph è fissato alla testa della forcella e prende il
moto dalla ruota anteriore. Sul quadrante ci sono tre anelli dove sono
indicati i giri in rapporto alla velocità e alla marcia inserita. Sui fianchi
del serbatoio ci sono ginocchiere in gomma e il tappo è ad apertura rapida.
I parafanghi sono anch’essi in acciaio, verniciati in argento e con una
banda centrale nera. Il posteriore ha la parte terminale incernierata per
poter agevolmente estrarre la ruota in caso di necessità.
La sella è una Terry con le due molle regolabili in base al peso del pilota.
In aggiunta si può ottenere un cuscino da fissare al parafango fornito
in abbinamento ad una coppia di pedane per il passeggero. La forcella è
del tipo a parallelogramma deformabile in tubi con una grossa mola biconica
in centro ed ammortizzatori a frizione regolabili sui lati. A sostenere
il tutto un solido telaio a culla continua in tubi d’acciaio con la parte
posteriore imbullonata e priva di sospensione. Nero il colore scelto per
la ciclistica, per il serbatoio dell’olio e la scatola porta attrezzi.
La versione per il 1940 apporta alcuni miglioramenti di dettaglio nonostante
la guerra sia ormai iniziata e la Triumph impegnata per la fornitura di
moto all’esercito. Le modifiche più importanti riguardano i pistoni, la
valvola della pressione dell’olio, ora del tipo a pistoncino anziché a
sfera, e le teste delle bielle, conformate in modo da aumentare la
lubrificazione
alle pareti dei cilindri. La molla della forcella è alleggerita per assicurare
maggior comfort e sono introdotte due molle laterali di compensazione più
piccole sui fianchi. Tra gli opzional i parafanghi più avvolgenti e protettivi
e il portapacchi posteriore. Negli anni della guerra, la Tiger 100 viene
ancora costruita sebbene in pochi esemplari, senza alcuna modifica.
Pochi esemplari, ottimo livello qualitativo
POCHI ESEMPLARI, OTTIMO LIVELLO QUALITATIVO Passata la tempesta, nel
1946 la Triumph si ripresenta con una grossa innovazione: la forcella
telescopica.
Sono comunque pochi gli esemplari che si riescono ad assemblare
quell’anno.
In Inghilterra, uscita vincente dalla più grande guerra dell’era moderna,
manca tutto e quel poco che c’è è strettamente razionato. Così chi
desidera
acquistare una Tiger deve pazientare non poco prima di riceverla, ma un
dato è certo: anche se tra mille difficoltà, la qualità è assolutamente
mantenuta. Addirittura ogni nuovo motore viene provato al banco, smontato
per verificare eventuali problemi, quindi rimontato e sistemato sul telaio.
Ogni Tiger è quindi corredata di un documento che certifica l’esito
positivo
della prova. La forcella telescopica è dotata di ammortizzatori idraulici
incorporati e grazie ai 150 mm di corsa, garantisce un notevole miglioramento
della tenuta di strada oltre che della comodità ed efficienza nello smaltire
le asperità. Nuovi anche i silenziatori di forma cilindrica e più moderna.
La novità più importante introdotta con il modello 1947 riguarda ancora
la ciclistica ed è il mozzo elastico posteriore Mk 1. Il mozzo elastico,
ideato da Turner, integra anche il freno da 8” (circa 200 mm). Progettato
nel 1938 con brevetto depositato già l’anno dopo, resisterà fino al 1954
essenzialmente per la testardaggine di Turner. La tendenza più moderna
sarebbe stata infatti quella di modificare il telaio passando al forcellone
oscillante, ma Turner si oppone a questa novità considerando più che sufficienti
i 50 mm di corsa molleggiante offerti dal dispositivo, e ritenendo superiori
le qualità di leggerezza e semplicità del mozzo elastico rispetto ai pregi
offerti dal forcellone oscillante. Piccola ulteriore modifica introdotta
con il mozzo elastico riguarda il cavo del tachimetro il cui attacco viene
spostato nella parte finale del cambio. La Tiger del 1948 non ha alcuna
modifica meccanica o ciclistica ma è caratterizzata da un nuovo parafango
posteriore facilmente asportabile, perchè fissato sotto la sella. In optional
è offerto il cavalletto laterale, mentre il tachimetro è montato in serie
ma... fatto pagare come extra!
Restyling totale
RESTYLING TOTALE Nel 1949 l’aspetto della moto cambia
notevolmente
per l’introduzione del “nacelle”, una ben sagomata e rifinita
carenatura
del faro che caratterizzerà le Triumph per un decennio. La nacelle, disegnata
da Wickes, fa corpo unico con la forcella ed include il tachimetro,
l’amperometro,
gli interruttori ed il pulsante di spegnimento oltre che il pomello del
frenasterzo. Il faro è incorporato nella parte anteriore, mentre sotto
di esso è posizionato il clacson. All’interno della nacelle, costituita
da due gusci sovrapposti e smontabili, passa il manubrio e sono riparati
i cablaggi dei cavi elettrici. Il dorso del serbatoio viene così liberato
dal cruscotto e si rende disponibile ad alloggiare un piccolo portapacchi
cromato (optional) che riscuote subito grande popolarità. Dal lato meccanico
compare il filtro dell’aria per il carburatore che finora respirava
tramite
un cornetto. È un elemento filtrante in tessuto inumidito di olio costruito
dalla Vokes su disegno Triumph ed alloggiato tra la batteria ed il serbatoio
dell’olio ridisegnato. Inoltre è montata una dinamo da 60W più potente,
ed il cavo della frizione guadagna la rotella di regolazione del gioco
alla leva.
Entro la fine dell’anno le richieste del mercato obbligano la Triumph
ad introdurre i turni notturni! Si raggiungono così le 250 moto a settimana
aumentando del 20% le vendite. La produzione totale del 1949 è di 12.000
moto di cui il 70% vendute negli USA. Piccoli miglioramenti sono introdotti
sul modello per il 1950. Sono modificate le camicie dei cilindri, internamente
le teste nella zona di sostegno dei bilancieri e la guarnizione testa-cilindro.
Inoltre sono introdotte due tubazioni esterne che recuperano l’olio dalla
testa inviandolo nel cannocchiale delle aste. Ancora, i cuscinetti a sfere
dell’albero motore sono rinforzati, le bielle sono sostituite da altre
in lega migliore ed i bulloni con dadi autobloccanti che chiudono l’occhio
sono montati all’inverso di prima. Infine tutte le parti rotanti (alberi,
bielle, bilancieri) ed i condotti di aspirazione e scarico sono lucidati.
Anche il cambio riceve attenzioni che lo migliorano nella funzionalità.
Il mozzo elastico viene costruito utilizzando l’alluminio, è modificato
nella pista del cuscinetto e verniciato in nero. La nuova unità è indicata
come Mk 2 e introdotta dal motore n. 7439. La novità più visibile è però
a livello estetico con le quattro strisce cromate orizzontali che richiamano
l’effetto neon attorno al nome Triumph sul serbatoio ora tutto verniciato.
Con ciò non si vuole solo rimodernare il look, ma soprattutto rimediare
al problema dell’ossidazione delle cromature durante il trasporto in nave
delle moto verso gli USA. Per finire, il portapacchi a griglia è ora montato
di serie. Anche nel 1951 si prosegue con il miglioramento dei materiali.
La testa ed il blocco dei cilindri sono realizzati in alluminio e per compensare
le dilatazioni le bielle vengono costruite in duralluminio. La modifica
è prontamente riconoscibile perchè l’alettatura dei cilindri appare più
stretta e fitta. L’albero motore e il volano sono lucidati e si passa
ai componenti già in uso sul motore di 650 cc della T6 Thunderbird. Altre
piccole variazioni rispetto al modello dell’anno precedente sono a livello
del serbatoio dell’olio, della scatola porta attrezzi e delle marmitte.
Novità anche per la sella: abbandonata la Terry singola per un sellone
biposto in morbida spugna rivestita di Vynide nera, e la Tiger 100 è la
prima Triumph ad adottarla. Tra gli extra compare un kit comprendente tra
l’altro alberi a camme, pistoni, molle valvole, serbatoio dell’olio
maggiorato,
megafoni aperti e due carburatori con unica vaschetta separata montata
con una fascetta sul telaio. Ancora piccole modifiche per il modello 1952.
La nacelle è ridisegnata per adottare il nuovo faro Lucas da 175 mm con
al di sotto una piccola luce di posizione. Anche il serbatoio dell’olio
è modificato per lasciare spazio al nuovo filtro del carburatore.
La T100C ed i cambiamenti del 1954
LA T100C ED I CAMBIAMENTI DEL 1954 Nel 1953 la Tiger 100 viene
sdoppiata
in due modelli, il primo identico al precedente, e l’altro, chiamato Tiger
T100C ed identificato come “Road Racing”, che è una versione
potenziata
per poter prendere parte alle competizioni. La T100C monta alberi a camme
molto spinti, doppio carburatore ed un serbatoio dell’olio più grande
(4,5 litri). È poi disponibile un terzo gruppo testa-cilindro che rappresenta
una via di mezzo tra le due preparazioni. Per addolcire la trasmissione
primaria viene montato un parastrappi in gomma all’interno della campana
della frizione, ed un nuovo gruppo ottico posteriore (Lucas 525) con luce
stop e posizione migliora la visibilità notturna. Il 1954 è per la Tiger
un anno di grandi cambiamenti. La sospensione posteriore è ora a forcellone
oscillante con due ammortizzatori teleidraulici Girling regolabili su 3
posizioni, e per adottarla il telaio dev’essere ridisegnato. Ma anche
sul motore si compiono significativi interventi a livello dell’albero
a gomiti, che ha ora il volano ed i bottoni di manovella più grandi, e
dell’occhio di biella, la cui metà inferiore staccabile è realizzata in
“metallo bianco”. Nuova la forma delle marmitte, definita
“tear drop”
(letteralmente lacrima), e da noi conosciuta come “a bottiglia”. Il
freno
anteriore, sempre un tamburo laterale monocamma, si accresce ad 8” (200
mm) ed ha il piatto porta ceppi in allumino lucidato con incorporata una
presa d’aria. Nella carrozzeria sono di nuova forma il parafango
posteriore,
il serbatoio dell’olio e la sella che ha la parte riservata al passeggero
un poco rialzata. La T100C non è più in catalogo, ma per aumentare le
prestazioni
della propria Tiger la Casa offre il doppio carburatore Amal con la vaschetta
separata. Per accrescere il senso di novità della Tiger modello 1954, la
carrozzeria è in un azzurro chiaro metallizzato con la ciclistica in nero.
Dal 1957 aggiornamenti ciclistici ed estetici
DAL 1957 AGGIORNAMENTI CICLISTICI ED ESTETICI Anche il 1957 è un anno
importante per la Tiger. Viene offerta in opzional la testa Delta che ha
due condotti separati e permette di montare carburatori singoli anziché
un doppio carburatore con vaschetta in comune. Inoltre ha una superficie
raffreddante superiore e porta valvole di diametro superiore con molle
più cariche e guida valvola in bronzo. La compressione sale a 9:1 grazie
a pistoni particolari, e gli alberi a camme sono più spinti. Il forcellone
oscillante riceve nuovi attacchi per il carter catena e ammortizzatori
con la bussola d’attacco in gomma speciale “metalastic” più
durevole
e resistente della semplice gomma con cui erano fissati in precedenza.
Caratteristico di quest’annata è il fregio sul serbatoio chiamato a
“bocca
d’organo” ed in cui il nome Triumph è riportato su uno sfondo a rete
con due spessi rilievi arrotondati sopra e sotto. Per la prima volta la
finitura viene sdoppiata tra la versione destinata al mercato europeo e
quella per gli USA. La prima è in grigio cristallo con linea nera lungo
la mezzeria dei parafanghi e profilo cromato lungo l’equatore del
serbatoio.
L’altra è invece in color avorio per i parafanghi con linea blu Meriden,
mentre il serbatoio è in due colori: la metà superiore in avorio e quella
inferiore in blu Meriden. Una linea nera separa le due tinte. Nel 1958
la Tiger riceve parafanghi più avvolgenti, un tamburo anteriore centrale
con il mozzo in ghisa da 8” dotato di alettatura di raffreddamento, freno
monocamma e con il piatto portaceppi in alluminio lucidato. Dall’altro
lato invece il mozzo ha un piatto cromato con elegante finitura in piccoli
rilievi radiali. Il comando del cambio viene dotato di un dispositivo per
cui quando lo si aziona la frizione stacca automaticamente. Il meccanismo
chiamato “Slickshift” è alloggiato nel coperchio della scatola del
cambio
la cui forma dev’essere per questo modificata. È comunque una soluzione
poco gradita, e siccome può essere esclusa facilmente senza apportare modifiche
al cambio o alla frizione, viene quasi subito eliminata dagli stessi proprietari
della moto. Il coperchio superiore della nacelle viene modificato per permettere
ai cavi un ingresso più rettilineo che ne migliora lo scorrimento nella
guaina. Alla dotazione standard viene poi aggiunto il bloccasterzo sul
cannotto ed i collettori di scarico sono aumentati nel diametro.
Fine dell'era Pre-unit
FINE DELL’ERA PRE-UNIT Con il modello 1958 si chiude la carriera
della
Tiger “Pre-Unit”, cioè con il cambio separato. Poche modifiche sono
introdotte
in attesa del nuovo modello “Unit”, cioè con il cambio in blocco.
Oltre
al nuovo albero motore monolitico forgiato con il grosso volano in ghisa
avvitato, la moto può inoltre essere fornita a scelta con uno o due carburatori.
I parafanghi sono in avorio con una linea nera lungo la mezzeria, mentre
il serbatoio è bicolore, nero nella parte superiore e avorio in quella
inferiore. Con l’arrivo della Bonneville nel 1959 la Tiger perde un poco
i suoi artigli perchè la “Bonnie”, con lo scatto e la potenza in più
conferitale dal 650 cc, diventa presto il desiderio di tutti i motociclisti
che scelgono Triumph. La Tiger 100 sarà ancora costruita comunque fino
al 1974 con motore “unit”, capostipite di un modo di concepire la
moto
imitato innumerevoli volte, ma mai davvero uguagliato.