Test Suzuki GSX 1300R Hayabusa
Test suzuki gsx 1300r hayabusa
Per una moto velocissima ci vuole una pista
velocissima. Più o meno deve essere stato questo il ragionamento dei
responsabili
Suzuki quando hanno scelto il fascinoso
tracciato del Salzburgring
per la presentazione della nuova Hayabusa.
Linea, motore e ciclistica hanno
ricevuto molti aggiornamenti e se il telaio rimane
sostanzialmente
lo stesso, si può comunque parlare di una moto nuova.
Il motore cresce di cubatura fino a
1.340 cc per via dell’aumento della corsa. Diminuisce, invece, di
2 mm il diametro dei corpi farfallati. Il dato della potenza massima ci
guadagna: nelle prove di omologazione il propulsore ha erogato 197 CV
all’albero con 155 Nm di coppia. La ciclistica ha sospensioni
riviste
nella taratura ed un forcellone più rigido mentre i freni
si riducono nel diametro, ora di 310 mm, ma lo spessore dei
dischi è aumentato. Nuove anche le pinze a 4 pistoncini. La
linea, a cui le foto non rendono piena giustizia, è dominata dalle esigenze
aerodinamiche e si caratterizza per un frontale spiovente che è anche la
parte più riuscita, ed un posteriore piuttosto massiccio con gli enormi
scarichi, che limitano le emissioni ai parametri della Euro3, a farla da
padroni.
Sulla lunga salita che porta al curvone
del Salz, il motore spinge con progressione inesauribile fino a 300
km/h tachimetrici e solo la chiusura del gas mette fine ad un crescendo
che pare inesauribile anche in quinta e sesta. A tanta forza si accoppia
una perfetta connessione tra la rotazione della manopola destra e la spinta
fornita dal motore. L’iniezione è veramente a punto e questo
facilita
il lavoro del pilota nel gestire una così abbondante cavalleria.
La ciclistica dà il meglio sul veloce,
dove accoppia stabilità ed una sorprendente docilità nei cambi
di direzione. Nello stretto i circa 260 kg in ordine di marcia si fanno
sentire, così come l’abbondante interasse, e bisogna lasciare alla
Hayabusa
il tempo di “organizzarsi”. Se la si forza nell’invertire
la piega,
lei risponde con qualche oscillazione che però si smorza rapidamente.
Frutto anche delle sospensioni con una taratura piuttosto soft nella
prima parte di escursione che garantiscono un buon comfort al pilota.
La protezione aerodinamica, giusta con il busto eretto ed eccellente
se ci si accuccia dietro il cupolino, fa della 1.340 Suzuki un'ottima
compagna di viaggio. Gli unici appunti riguardano le vibrazioni
che interessano manubrio e pedane, lievi ma a lungo andare
fastidiose,
e una posizione di guida che per chi supera i 185 cm conduce ad una posizione
delle gambe un po’ contratta.
La vedremo nelle concessionarie a fine
novembre ad un prezzo che non è ancora stato fissato, ma che dovrebbe attestarsi
intorno ai 14.000 euro.
Il test completo sul numero di
Motociclismo di ottobre