28 January 2008

Il Moto Club M.C. Pompone

Una curva via l’altra, un asfalto che attacca anche con la pioggia, un mini cavatappi stile laguna Seca che finisce su un ponticello, la montagna abbracciata da una teoria di curve che non ti lasciano respiro tra una frenata all’altra e il Monte Grappa che si staglia sullo sfondo.

MC Pompone


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Una curva via l’altra, un asfalto che attacca anche con la pioggia, un mini cavatappi stile laguna Seca che finisce su un ponticello, la montagna abbracciata da una teoria di curve che non ti lasciano respiro tra una frenata all’altra e il Monte Grappa che si staglia sullo sfondo. La giornata è brutta, anzi noiosa per la nebbia a mezza costa che toglie visibilità e feeling con le ruote, ma la strada è bellissima. Un percorso ideale per un bicilindrico, da motore che spinge con tanta forza salendo sulla montagna. Insomma, una strada da Pompone.

Forse per questo il moto club più attivo d’Italia si chiama così -ma scopriremo che non è così- in omaggio a un bicilindrico dal gran vigore, il Ducati della 900 SS disegnato dal genio dell’ingegner Taglioni. Alla fine, la strada si allarga sullo spiazzo del moto ristorante, la sededel Pompone e il regno di Maurizio Bavaresco, ovvero Mr. Pompone. Maurizio non è mai stato il presidente di questa, che è una delle associazioni motociclistiche più grandi d’Italia, ma ne è il capo carismatico, quello che trascina tutti da un raduno all’altro, quello che è un vulcano di idee e di parole, quello che da 23 anni ne è l’anima e ne incarna la passione.

Il moto ristorante è pieno di feticci e immagini che spiegano il suo contagioso amore per la rossa di Borgo Panigale e per le moto italiane: su una colonna la foto dell’Ingegner Fabio Taglioni e Maurizio che brindano agli ottanta anni del dottor T; sopra il frigorifero dei vini è appoggiato un motore bicilindrico Morini 1200 dell’ultima generazione, una scultura fatta con i pezzi di un motore Ducati è posata sul bancone del bar, le piastrelle ricordano quel raduno o quella riunione, sparse e incorniciate le lettere di tanti soci e personaggi illustri oltre alle cento foto con i piloti che sono arrivati in questa valle, a Paderno del Grappa.

“Quando è nato il nostro club non abbiamo mai pensato di seguire la formula tradizionale, quella, per intenderci dove il massimo è ritrovarsi il mercoledì sera sopra un bar dell’oratorio, quella che fa il solito raduno una volta all’anno. – spiega Mr. Pompone - Non abbiamo nemmeno un giorno fisso della settimana dove trovarci. Eppure ogni anno facciamo più di cinquanta eventi, abbiamo più di 800 associati e quattordici sezioni che accolgono tutti gli amanti delle moto italiane, anzi delle moto di qualsiasi natura e razza. Al mio motoristorante capitano i motociclisti più diversi, come il finlandese con la sgangherata MZ 250 che fuma come una ciminiera o il supercomodo con la Honda Gold Wing ha il riscaldamento o il pistarolo con la MV Agusta F4 che non vede altro che andar forte in curva: tutti hanno il massimo rispetto da noi e trattiamo tutti alla stessa maniera”.

Come nasce


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Come nasce il moto club e perché si chiama Pompone?
“Andiamo indietro fino al 1985 quando io e Eros Socal, il mio maestro di moto e di esperienze motociclistiche, partecipiamo ad un raduno di Ducatisti in Trentino: eravamo solo noi due tra una montagna di tedeschi. Conosciamo Wolfgang Gobel, presidente del motoclub Ducati di Monaco di Baviera, una associazione che aveva più di 800 tesserati e ci gemelliamo con loro. Però voglio dirvi che la colpa, anzi la fortuna del nome del club è vostra: in un servizio di Motociclismo sulla 900 SS, il vostro Eugenio Inglese (ora cattedrattico di medicina nucleare e tester sopraffino una volta n.d.r.) definisce proprio cosi il generoso cuore della biciclindrica. Il nome ci è subito piaciuto e da allora siamo per tutti il Pompone e io sono Mr. Pompone”
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Ma come nasce la tua passione per le Ducati, anzi per le moto italiane?

“Ho sempre avuto moto italiane. Ho cominciato con una Benelli 125 bicilindricache fumava che era un piacere, ho continuato con una 250 sempre di Pesaro e sempre a due tempi. Ho avuto una Benelli sei cilindri con la quale sono arrivato a Capo Nord e mi sono commosso alla meta perché nessuno ci credeva che ce l’avrei fatta. Le moto le sceglievo più per le persone, per il concessionario o per il meccanico amico, più che per il fatto che mi piacesse l’una o l’altra. Un giorno e siamo nel 1985, il mio maestro Socal, quello che ha dettato tutte le mie scelte motociclistiche, mi dice che a Montebelluna ci sono due Ducati. Vado a vederle, mi piace da matti la 900 Hailwood Replica ma mi posso permettere solo la 500 Pantah. Socal mi aiuta con i soldi e nel garage di San Liberale c’è la Hailwood.


E cominciano i pellegrinaggi alla NCR da Nepoti e Caracchi per trovare i ricambi e per le messe a punto, diciamo così. Ma con questa Ducati ci sono andato anche al Tourist Trophy e mi ha aperto ad un mondo davvero unico. Ed iniziano anche le mie visite in Ducati. Conoscevo tutti, dal portinaio agli ingegneri. Almeno una volta alla settimana ero a Bologna tanto è vero che Claudio Castiglioni mi invita a una festa privata in fabbrica, un evento per premiare i piloti. Con la mia insistenza, qualcuno dice di peggio, ho conosciuto i più grandi personaggi del motociclismo italiano, i piloti più simpatici e disponibili. Con tutti mi sono inteso alla svelta, parliamo la stessa lingua, quella della passione. L’amore per la Rossa mi ha fatto fare le prime grandi feste del Pompone: tutte cene fantastiche, da centinaia di persone ma mi tremavano le gambe per l’impegno e a volte ci abbiamo rimesso tanti soldi, ma va bene così. Alla birreria Pedavena, per i venti anni del club, eravamo in 2.000!”
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Evoluzione


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Sulla spinta di Ducati il Pompone cresce in popolarità e aumentano anche i soci. A quanto siete arrivati nei momenti di maggiore splendore?
“Il massimo è stato nel 1999, quando abbiamo tesserato oltre 1.700 motociclisti. La crescita è stata veloce ma abbiamo cercato di strutturarci sempre per cercare di soddisfare al massimo ogni tesserato. Ho sempre pensato che un moto club dovesse fare di più per attrarre e mantenere i suoi associati. Noi non facciamo pagare un euro per partecipare ai nostri raduni: vieni gratis, se vuoi mangiare paghi il giusto e puoi partecipare anche se non sei socio, accettiamo chiunque. Ma la qualità dei nostri eventi, delle nostre idee, dei nostri viaggi è così evidente ed importante che poi anche questi indipendenti diventano nostri soci. E di manifestazioni ne facciamo così tante che non passa domenica o quasi che rimaniamo inattivi. a la qualità che offriamo noi non la riesce a dare nessun altro. Questo perché uniamo le nostre professionalità alla passione. Io ho il ristorante, altri sono commercianti, altri artigiani che sanno fare di tutto. Insieme riusciamo a fare delle cose impensabili e a raggiungere personaggi impossibili”
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Chi sono i vostri soci e come sono cambiati in questi anni?

“Oggi teniamo i contatti attraverso internet che è un mezzo insostituibile di informazione, ma a tutti mandiamo la classica busta piena di opuscoli che spiegano la nostra attività. Non tutti hanno dimestichezza con il computer e io nemmeno. Ho imparato, o quasi, ma all’inizio quando dovevo scrivere programmi e lettere anche solo a macchina ero un disastro. Per aiutarmi sono arrivato ad assumere al ristorante solo cameriere che sapessero scrivere a macchina. Per fare una lettera a Claudio Castiglioni ho buttato via trenta fogli. Oggi va tutto più veloce e anche i soci sono cambiati nella tipologia, non più solo turisti. Ai viaggi e ai raduni tradizionali abbiamo aggiunto le prove in pista e i demo ride con le varie aziende, una grande opportunità per i soci che provano ogni tipo di moto. Con Morini, per esempio, è andata benissimo e in un giorno di novembre sessanta di noi hanno provato la Corsaro 1200 intorno al Monte Grappa. In pista a Rijeka per quest’anno pensiamo di avere ben 25 moto da testare tra Ducati, Bimota, MV Agusta, Morini e Benelli. E poi le visite alle fabbriche, uno dei vantaggi che ci aveva da sempre distinti rispetto agli
altri moto club”
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Come si sta evolvendo il club?


“C’è una sola strada: quella di offrire tanti
servizi e tantissime opportunità per andare in moto. Quello che chiedono, che ci scrivono, che desiderano, è avere informazioni per esprimere la loro passione. Oggi ai raduni delle moto italiane non vengono più tanti motociclisti, mentre vanno benissimo quelli aperti a tutte le marche. E’ il segno dei cambiamenti e noi ci dobbiamo adeguare, ma tutti hanno nel cuore il senso di appartenenza al club, sono orgogliosi di indossare la maglietta con il logo del Pompone e la bandiera italiana”.

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