Lo stivale ibrido: come scegliere una buona protezione adatta a guidare su strada ed in fuoristrada
Protezioni maxienduro
Non è curioso che la nuova moda dello stivale ibrido stia esplodendo adesso,
quando le moto più adatte per lui, ovvero le Enduro stradali con spiccata
attitudine al fuoristrada, hanno raggiunto il massimo successo commerciale
venti anni fa? Quelle moto, capitanate dalla Yamaha XT500, ponevano finalmente
termine all’amletico dubbio di chi, desideroso di viaggiare in Africa,
non sapeva se scegliere le moto stradali (motore affidabile, ciclistica
assolutamente inadatta) oppure le fuoristrada dell’epoca (adattissime
ai fondi brutti, ma scomode, restie a trasportare i bagagli, delicate di
meccanica). Una volta che le XT e le sue concorrenti permisero di concepire
viaggi meravigliosi su qualsiasi fondo (dal Sahara al nostrano Passo Gavia),
apparve evidente che mancava uno stivale adatto per questo nuovo tipo di
turismo. Certamente, la mancanza di calzature che facessero la spola tra
fango e bitume era meno grave di quella motociclistica, così la scelta
era tra lo stivale da turismo stradale o quello da Cross, ognuno con i
suoi pro e i suoi contro.
Stivale: da strada o no?
Stivale: da strada o no?
Il turista che fa molti chilometri su asfalto ha bisogno di una calzatura
comoda, da poter mettere da mattina a sera per settimane di fila, pur garantendo
una certa protezione in caso di caduta: quindi, devono esserci protezioni
che proteggano dagli urti e la tomaia dev’essere resistente per non
bucarsi
se dovesse capitare di strisciare per parecchi metri sull’asfalto (Dio
non voglia!). Inoltre, detto stivale deve proteggere dalla pioggia battente,
ma essere anche traspirante, perché se parti per la Norvegia da Palermo
ti troverai a viaggiare con temperature tra i 5 e i 40 gradi sopra lo zero
e i piedi dovranno stare bene lungo tutto il tragitto.
Non dimentichiamo poi che un viaggio in moto è fatto anche di lunghe camminate,
vuoi per esplorare un centro storico a piedi, vuoi per visitare tutte le
sale del Louvre, quindi non sarebbe male poterlo fare direttamente con
gli stivali ai piedi, senza doverli lasciare sulla motocicletta, magari
posteggiata dove capita.
Nel caso della calzatura da fuoristrada, dato che in questa specialità
i trasferimenti sono brevissimi, la pioggia viene presa con filosofia (puoi
anche avere lo stivale impermeabile, ma tra pozze e guadi è molto facile
che l’acqua entri dall’alto e che tu ti bagni i piedi, magari col
sole)
e non è previsto che si debbano visitare i musei, tutto l’aspetto del
comfort e dell’impermeabilità passa in secondo piano, mentre viene
incrementato
quello della protezione. Il piede, infatti, è decisamente più a rischio.
Intanto si cade di più che su strada: certo, buona parte dei “voli”
sono
a bassissima velocità, ma si potrebbe restare incastrati tra la moto e
una grossa pietra. Poi, è normale essere colpiti dai sassi sparati dalla
ruota posteriore di chi ci precede o, più raramente, dalla nostra ruota
anteriore. Oppure, se il sentiero è molto stretto il piede potrebbe colpire
rocce e tronchi, o infilarsi dentro le radici. La casistica è davvero nutrita!
Ecco perciò che lo stivale da fuoristrada è decisamente più protettivo:
è più alto, più rigido, più pesante e più scomodo, con protezioni più estese
e nessuna concessione all’impermeabilizzazione che non sia una certa
resistenza
della pelle con cui sono fatti (ma mancano membrane speciali e le cuciture
non tengono nulla).
Lo stivale di tipo ibrido cerca di fare la spola tra i due tipi suddetti,
offrendo le doti di entrambi i generi, per coloro i quali amano quei viaggi
dove parti da casa con i bagagli sulla moto, fai 500 km di trasferimento
autostradale e poi ti diverti a saltare dalle strade asfaltate di
montagna al fuoristrada impegnativo, con le mulattiere a gradoni, le pietraie,
le fangaie e i guadi belli profondi. Chi scrive ama viaggiare proprio in
questo modo e per anni ha sofferto di piaghe ai piedi, perché visitava
i centri storici con gli stivali da Cross; e, quando pioveva, si bagnava,
perché le soprascarpe impermeabili si squarciavano, su quegli stivali.
Ci sono voluti anni per arrivare, finalmente, a prodotti all’altezza di
quelle situazioni: ma perché proprio ora?
Settore di nicchia?
Settore di nicchia?
Già, perché proprio ora? Per questa tipologia di viaggi andavano benissimo
le moto da Enduro anni Ottanta di cui parlavamo all’inizio ma, col tempo,
i Costruttori si resero conto che la gente preferiva avere due moto, una
da usare solo su strada e una solo nel fuoristrada difficile, così il mercato
è cambiato e chi amava fare tutto con un solo mezzo ha visto calare di
molto la scelta di moto così versatili. Oggi, quelli che viaggiano in questo
modo appartengono ad una nicchia ristretta, per questo siamo stupiti che
stiano uscendo degli stivali concepiti proprio per loro.
Emiliano Busacchi, dell’ufficio stile Dainese, ci spiega come mai hanno
deciso di entrare in questo settore, con il modello Virunga:
“L’abbiamo
concepito due anni fa, quando abbiamo visto che diverse Case proponevano
Enduro civilizzate tipo l’Aprilia Pegaso, progettate più per chi compra
l’oggetto (piacere) che la funzione (utilità)”. Come dire: in
fuoristrada
non lo so se ci vado, ma mi piace pensare di poterlo fare. BMW ha però
proposto i suoi Savannah (antenati degli attuali Santiago), più o meno
sei anni fa, pensando ai suoi Dream Tour, che prevedono l’alternanza di
lunghe tratte asfaltate con un fuoristrada non certo difficile, ma in cui
è facile prendere botte al piede, magari perché sei in mezzo a venti GS
che partono tutte insieme su una strada ghiaiata. Secondo Paolo La Torre,
responsabile del settore abbigliamento in BMW, “questo non è un settore
di nicchia. Noi facciamo il Santiago perché molta gente ce lo chiede, ma
non è un vero stivale da Enduro, è un po’ come andare al mare con i
pantaloni
alla zuava: se gli applicassimo le protezioni adeguate, sarebbe troppo
rigido e scomodo. Va bene per i giri misti, comunque stiamo studiando protezioni
di nuovo tipo, più leggere ed efficaci”. L’Oxtar Infinity e il
Gaerne
Explorer sono sul mercato da almeno tre anni: anche questi due produttori
ritengono che il settore dello stivale tutto terreno non sia poi tanto
di nicchia. In Oxtar ci dicono che questa tipologia piace a chi guida le
BMW GS e le Honda Varadero, che non vanno a cacciarsi in percorsi fuoristrada
ma che, partendo per un viaggio, si sentono più sicuri con stivali pronti
a ogni evenienza. In Gaerne rafforzano la tesi, dato che l’Explorer è
lo stivale più venduto in Francia, presumibilmente per gli stessi motivi.
La più convinta è Vendramini, che da tempo offre numerose proposte, ma
che un anno fa ha deciso di creare il più fuoristradistico degli ibridi,
il Desert-Alp, senza inficiare le prestazioni stradali.
Mix di vantaggi
Mix di vantaggi
L’ibrido cerca di offrire il comfort e l’impermeabilità degli
sitvali
da turismo stradale con la protettività di quelli da Cross, ma ciascun
costruttore ha deciso di calcare più o meno la mano nelle due direzioni,
offrendo un ventaglio di scelta notevole, con una sfumatura che potete
godere in queste pagine e che include anche un classico della Sidi, l’On
Road. Quest’ultimo non è da fuoristrada, ma da turismo in posti estremi,
dalle Alpi all’Islanda, dove piove sempre e capita di camminare nel fango.
Li abbiamo inclusi lo stesso perché, alla fine, se è vero che pochi praticano
l’uso a 360° della moto da Enduro, è altrettanto vero che gli ibridi sono
veramente versatili. Si possono usare anche solo su strada, dato che, rispetto
ai colleghi da turismo, sono altrettando comodi e impermeabili. E qui sorge
un dubbio: che si stia tornando alla moda, questa volta concentrata sugli
stivali e non sulle moto, del prodotto da uso “eroico” anche senza
che
tale uso sia reale, come suggerivano in Dainese qualche pagina fa?
Quanto fuoristrada?
Quanto fuoristrada?
Va detto che neanche il più fuoristradistico di questi otto, il Vendramini,
offre una protezione paragonabile a quella dei colleghi specializzati in
Cross ed Enduro: se intendete fare solo fuoristrada, oppure volete uno
stivale da usare sia in gara sia in gita, è meglio prenderne uno specializzato.
C’è un test semplicissimo, per capire la differenza: calzate lo stivale
(non importa che abbia la punta della suola ricoperta di ferro) e fatevi
schiacciare il piede da un amico. Con gli stivali da fuoristrada puro,
la punta non dovrebbe neanche flettersi e voi non dovreste sentire nulla.
Con gli ibridi, la flessione c’è. Stivali come il Vendramini e il Gaerne
vi faranno avvertire soltanto una lieve pressione sull’alluce, pur
risultando
adatti alla camminata; all’estremo opposto ci sono il Diadora e il
Dainese,
coi quali è bene che l’amico non esageri. In compenso, con questi ultimi
due (che offrono comunque una protezione in punta niente male) e con il
Sidi si cammina meglio.
Sfumatura
Sfumatura
Abbiamo stilato una classifica tra gli otto stivali che vedete in queste
pagine. Non è di merito, dato che non ci può essere un “meglio” o un
“peggio” in prodotti che cascano a metà strada tra due specialità
con
caratteristiche molto diverse. Come già detto, il più fuoristradistico
è il Vendramini: è il più alto, rigido e protettivo, anche se si calza
bene ed è comodo. Non è adatto alle gare, ma alle Cavalcate, che è un tipo
di Enduro non competitivo. Il Gaerne è molto vicino, anche come altezza,
ma meno rigido; inoltre, la punta della suola è priva del metallo di protezione.
Seguono il BMW e l’Oxtar, in equilibrio tra la strada e il fuoristrada
(ma il primo ha il metallo a protezione della punta della suola). Il Forma
viene dichiarato stradale, ma è versatile quanto il Dainese, che ha un
look originale ed è morbidissimo, pur avendo le protezioni nei punti nevralgici.
Chiudiamo con i Diadora e i Sidi, i più leggeri e pratici per camminare,
ma con un livello di protezioni che li rende adatti a un uso prettamente
stradale.