Honda VTX 1800
Introduzione
La Honda risponde alla Harley Davidson
con la VTX. Un attacco diretto che ha la valenza di un colpo basso, di
un eccesso, di fronte al quale anche l’Harley sembra più una vecchia
signora
che il marchio inossidabile che in realtà è.
La nuova Honda VTX 1800, è lei il
“corpo del reato”, una cruiser al di sopra di tutti i
modelli
finora clonati: mai una moto di questa categoria è stata tanto opulenta
nelle forme e nella cilindrata; nonostante la moto appaia
sfacciatamente
come un progetto finalizzato alla ridondanza dell’insieme, la VTX è anche
tanta qualità.
Questo vuol dire che al di sotto delle
tantissime cromature, Honda, ha come di consueto messo tutta la tecnologia
necessaria a un progetto di questo tipo. E a dimostrarlo ci sono la
mancanza di vibrazioni, grazie anche al montaggio del motore al telaio
tramite silent-blocks, la buona guidabilità (senza dimenticare che
rimane una cruiser) e la frenata di ottimo livello. Il design è
fortemente caratterizzato dai tanti particolari che la VTX 1800 sfoggia
apertamente, come l’inedito faro anteriore tagliato, peccato che
sia in plastica,e dal caratteristico tachimetro montato sulla piastra di
sterzo, proprio come sulla V-Rod.
Elemento caratteristico nella vista di
insieme sono i bellissimi cerchi in alluminio pressofuso con finiture
satinate, molto simili a quelli della Honda GL 1500 F6C, con quello anteriore
da 18 pollici e il posteriore da 17”. La sella, un po’ scarsa di
imbottitura
ma molto avvolgente, è in puro stile dragster, e i 693 mm che la dividono
dal suolo permettono di poggiare i piedi saldamente al terreno anche in
manovra. Il serbatoio da 17 litri è stretto e slanciato, a ricordaare
il panciuto “Fat Bob” delle classiche custom, ed è rifinito da
una
cornice cromata che ospita il contachilometri, le spie di segnalazione
e degli indicatori di direzione e il tappo della benzina di derivazione
aeronautica. Peccato che il cruscotto non sia ben leggibile quando c’è
il sole e che, durante i rifornimenti, sia facile sporcare di carburante
il serbatoio a causa delle difficoltà di inserimento della pompa nello
stesso.
Infine V-Rod-style anche per i parafanghi
minimalisti, che completano lo stile decisamente aggressivo della VTX.
Il motore presenta numerose parti cromate: la coperture della testata,
i coperchi delle punterie, le protezioni delle candele, la scatola filtro,
il carter sinistro, la paratia della frizione e il carter posteriore sinistro
del motore hanno infatti subito questo trattamento, mentre le finiture
colore argento delle alette di raffreddamento rinfrescano lo stile custom.
Stile che trova conferma nel largo manubrio
e nelle piastre di sterzo lucidate, ma che “vive” prima di tutto
grazie
allo smisurato bicilindrico a V di 52° e 1.795 centimetri cubici di
cilindrata. E’ raffreddato a liquido e non teme confronti con gli
altri V2 - eccezion fatta per quello dell’Harley V-ROD - in fatto di
potenza
(81,03 CV a 5.250 giri) e coppia (12,90 kgm a 3.000 giri). Per questo
motivo risulta godibile anche sui tratti guidati, dove solo la scarsa luce
a terra limita in parte il piacere di guida. Una moto quindi che
vuole essere anche apetibile per chi cerca qualcosa d’elite, e oltre
17.000 € che occorrono per la VTX1800, non sono certo pochi, anche
se allineati alla concorrenza. Ma per un ulteriore sacrificio di
“soli”
3/4 mila euro, molti potrebbero cedere all’indiscutibile fascino della
concorrente più agguerrita, l’Harley V-ROD.
La prova su strada
Il propulsore della VTX 1800, nonostante le
"credenziali",
non regala emozioni da dragster, l’erogazione non è
affatto galvanizzante.
Anche a gas spalancato, si ha la costante sensazione di viaggiare su una
mansueta custom di grossa cilindrata. Non a caso molti sorpassi impongono
la scalata per essere portati a termine velocemente e, un po’ a sorpresa,
negli apri/chiudi ai regimi intermedi il bicilindrico Honda “buca” o
quantomeno presenta delle incertezze. Per contro, i consumi sono
contenuti,
tanto che è difficile scendere sotto i 12 km/l anche adottando una
guida sportiva.
Insomma, il nuovo motore Honda è prorompente solo nelle misure: è un corsa
lunga (112 mm) con le bielle e i cilindri più grandi mai realizzati
nella storia della Honda; l’albero motore in acciaio forgiato
pesa
15,5 kg e monta dei contrappesi imbullonati alle estremità.
L’alimentazione
è ad iniezione elettronica ad alta pressione (PGM-FI), la scatola filtro
è da 4,5 litri e i corpi farfallati da 42 mm. Questi ultimi convogliano
l’aria verso due iniettori del carburante ad alta pressione, espressamente
progettati per la VTX.
Il carburante giunge al motore attraverso dodici ugelli per iniettore,
producendo una miscela altamente nebulizzata che garantisce la massima
efficienza grazie anche alla doppia accensione. E’ nuovo anche il
sistema
di lubrificazione del motore a carter secco, grazie al quale il motore
può raggiungere un regime di rotazione più elevato e contenere l’altezza
complessiva. Da notare che il tendicatena della catena di distribuzione
e la frizione idraulica sono esenti da manutenzione periodica. La trasmissione
primaria è equipaggiata con un parastrappi che, effettivamente, minimizza
il “gioco” degli organi di trasmissione. Ciò si traduce in una
guida
fluida e rilassante anche nel traffico cittadino. La frizione a 8 dischi
e il cambio a 5 marce sono inappuntabili, pienamente intonati alla filosofia
della moto. Sorprende un po’ solo la spaziatura dei rapporti, molto
ravvicinata
dalla terza alla quinta marcia.
La forcella a steli rovesciati da 45 mm, con 130 mm di escursione,
contribuisce a mantenere alto il livello di comfort grazie a una taratura
piuttosto morbida. Non può dirsi altrimenti per i due ammortizzatori
posteriori cromati (100 mm di escursione), regolabili nel precarico su
5 posizioni: non appena il manto stradale presenta irregolarità, entrano
in crisi traducendo in colpi secchi alla colonna vertebrale ogni sconnessione
dell’asfalto. E’ invece inappuntabile il sistema Honda di frenata
combinata (CBS) che comprende 2 pinze anteriori a 3 pistoncini che
lavorano una coppia di dischi da 296 mm e una singola pinza posteriore
a 2 pistoncini che interviene su un disco da 316 mm. Gli spazi di arresto,
in senso assoluto, sembrano nella norma, ma la modulabilità e l’omogeneità
d’intervento dell’impianto frenante trasmettono feeling e sicurezza
ben
al di sopra della media.
Tutta questa rotondità è riscontrabile anche nelle doti dinamiche della
moto. A dispetto del peso (324,8 kg) e di un’avancorsa notevole
(146 mm), lo sterzo è abbastanza neutro e leggero. Così, nel traffico
cittadino, la Honda VTX1800 si disimpegna senza troppo affanno. E pure
nelle manovre a bassa velocità la massa della moto non è avvertibile per
intero. Ma l’equilibrio generale agevola anche la guida alle velocità
più elevate, dove abbiamo riscontrato una buona precisione direzionale
e molta stabilità. Rispetto a molte altre custom, la Honda è sicuramente
più guidabile, più vicina a una moto tradizionale nel comportamento in
curva.