Corsica
Introduzione
Spiagge da sogno, calette, posti interessanti
e un infinità di curve. Questi sono i principali motivi per cui i motociclisti
amano così tanto la Corsica, uno dei posti più belli da visitare a pochi
passi dall’Italia.
Basta infatti un week end per poter godere
in pieno di tutto quello che questa “montagna in mezzo al mare” può
dare.
Molti sono i motociclisti che in estate programmano i loro viaggi qui,
un periodo però dove l’isola è piena di turisti, e di traffico, e che
vede i suoi caratteristici colori più sbiaditi a causa del grande caldo.
Ed è allora durante l’anno che si possono trovare i periodi migliori per
organizzarci un viaggio, approfittando delle offerte delle compagnie marittime
che prevedono la partenza il venerdì sera (quindi dopo il lavoro) e il
ritorno la Domenica sera o il lunedì. Sicuri di trovare un traffico inesistente
e la possibilità di “vivere” l’isola in tutta tranquillità:
anche se
la maggior parte delle strutture turistiche è chiusa, ne vale veramente
la pena.
L’idea del nostro week end è nata su basi
diverse, dettate principalmente dalla condizione di vivere a Milano. Per
chi è abituato alla grande città è normale provare una voglia costante
e prepotente di posti piacevoli, spiagge da sogno dove stare sdraiati a
riposare e a sentire la risacca, per poi magari spostarsi viaggiando su
invitanti strade sterrate. E il mese di giugno è probabilmente l’ultima
occasione prima dell’estate per fare una piccola fuga nella Corsica ancora
deserta.
I traghetti, per chi proviene da Milano
o da tutto il nord in generale, partono da Savona, come già detto, il venerdì,
così è possibile sfruttare l’intero fine settimana. Unica nota negativa
riguarda i prezzi, che sono un po’ elevati, ragion per cui se si ha la
possibilità, si può aggiungere la giornata di lunedì per sfruttare meglio
l’occasione. Ed è per questa soluzione che decidemmo anche noi, unico
problema riguardava chi racconta questo viaggio perché impossibilitato
a prendersi un giorno di ferie al lavoro. Problema che finì per condizionare
i tre giorni a causa dei sensi di colpa.
La nave, con partenza alle 23, è una soluzione
ideale per non fare le cose di corsa, ma che come spesso accade finisce
con il rendere troppo sicuri di poter arrivare con comodo. Così la partenza,
tra un ritardo e un aperitivo avvenne all’ultimo momento. In più, partire
al tramonto con i caschi da cross è una soluzione che consigliamo di evitare,
pena essere completamente alla mercè di zanzare e moscerini.
Alla fine,anche a causa di una coda, finì
che salimmo per ultimi, arrivati all’imbarco alle 23.10, già stanchi per
la corsa verso la nave.
Capo Orso
Come sbarcati in Corsica, iniziammo ad assaporare le classiche tradizioni
francesi (per quanto i corsi rinneghino le loro parentele) con una ricca
colazione a base di croissant.Subito fummo presi dal terrore per i furti,
visto che la Corsica è ormai al centro di leggende a riguardo di ogni tipo.
In Italia le enduro non sono quasi più considerate, mentre
all’interno
del territorio corso sembra essere il tipo di moto più ambito dai ladri.
Per l’incolumità dei nostri mezzi avevamo portato un catenone da 5 kg
con il quale a ogni sosta avvolgevamo i nostri mezzi. A riguardo dei furti
non abbiamo avuto nessuna spiacevole avventura, ma dei poliziotti incontrati
ci hanno effettivamente confermato le nostre preoccupazioni, raccontandoci
che le moto più rubate sono le Transalp e Africa Twin della Honda. Il
nostro week end ebbe inizio passando sulla parte ovest dell’isola, tramite
la bella sterrata del Col San Ghjuvani (fino a 950 m di altezza) attraversando
Capo Orso. La discesa finisce praticamente sulla spiaggia di Nonza, che
si presenta tutta nera a causa delle scorie di una miniera di amianto.
Ovviamente è consigliato starne alla larga vista la presenza di pietre
cancerogene, ma noi non ne eravamo al corrente, così restammo il pomeriggio
sdraiati a goderci il sole e un mare da favola. Ma la zona, dove è presente
anche un piccolo villaggio e un bar scoperto, merita in ogni caso di essere
vista: la bellezza del panorama della spiaggia dall'alto è indescrivibile.
Seconda metà del viaggio è stato il favoloso Desert des Agriates, un tavolato
roccioso e selvaggio, percorso da un'unica strada asfaltata e da migliaia
di stradine sterrate, due delle quali che portano a due spiagge distanti
decine di km. Nonostante il tempo che stava peggiorando, il deserto non
perse il suo fascino e i la bellezza dei suoi colori, che ricordavano
quelli della Scozia . Proseguendo sulla strada per Ile Rousse si
arriva in un punto dove la strada prende una pendenza elevata e si guida
vedendo questo rettilineo di fronte a noi che sparisce letteralmente in
mare. Le nubi nere, il mare cupo non facevano che rendere questo effetto
ancora più bello e caratteristico. Arrivati a Calvi notammo immediatamente
la bellezza della città, elegante e vitale. La cosa più divertente nella
cittadina è vedere i membri della Legione Straniera che tentano di conquistare
le turiste. Ma la pioggia che ancora incombeva su di noi fece quasi decidere
al sottoscritto, ancora preso dai rimorsi, che il giorno dopo sarebbe ritornato
a casa. Ma il risveglio alla mattina dopo fu accompagnato dal sole, con
grande gioia di tutti i suoi compagni.
Si decise di puntare le ruote verso Porto, passando per l’entusiasmante
sterrata del Monte Casa Vecchia, che si prende dopo il valico della strada
interna tra Calvì e Galeria. Ma ben presto la pioggia smorzò di nuovo gli
entusiasmi, e l’attesa mangiata di melone in vetta perse molto del suo
gusto. La voglia crescente di tornare verso Bastia fu bloccata
dall’avvicinarsi
di una delle più belle (e pericolose) strade del mondo, la Galeria – Porto
via Col del Palmarella: un’infinità di curve, contro curve e
tornanti
nel bel mezzo di pareti dolomitiche a picco sul mare, con un asfalto che
tiene benissimo, anche con la pioggia!
Ed è proprio la posizione, all’interno di queste rocce spettacolari la
caratteristica più bella di Porto, che è una cittadina po’ troppo
turistica,
valorizzata ulteriormente al tramonto quando prendono un
indimenticabile
colore arancione.
Il viaggio si concluse con l’errore, da parte di chi ha scritto
questo reportage, di salutare la compagnia sotto la pioggia per andare
verso Bastia, scoprendo poi che di navi per l’Italia non ne erano previste
in serata, costretto
così a salpare per Nizza, e a dover poi affrontare la mattina
dopo il doppio dei chilometri previsti.
Pentendosi di non essere rimasto con gli altri, che prima del ritorno,
fecero ancora il bagno a
Salecchia, ovviamente con il sole e senza che nessuno rubò le moto.