Baviera che passione
Si parte!
I castelli di Ludwig, ultimo re di
Baviera che con il suo fascino ha ispirato anche il regista Visconti. Da
soli valgono una gita ma tutto intorno non mancano gli spunti per una bella
vacanza in moto.
Quando ci hanno parlato del raduno annuale
BMW a Garmisch-Partenkirchen non abbiamo avuto esitazioni: quella
cittadina
incantata ai piedi della Zugspitze ci avrebbe permesso di
gustare
i piaceri di un raduno bene organizzato ed esplorare le misteriose valli
della Baviera.
Non sapevamo però che ci saremmo imbattuti
nel Castello per eccellenza, quello con la “C”
maiuscola: un maniero
di quelli fatati, bianchi, tutto guglie. Emerge da una foresta verdissima
e profumata e, visto dalla montagna di fronte si trova sotto i vostri
occhi. Ai suoi piedi, un altro castello giallo emerge dalle conifere, mentre,
a sinistra, si staglia un lago.
Insomma, che castello è? Si tratta del
Neuschwansteinche che, insieme al fratellino giallo, lo
Hohenschwangau,
forma il complesso dei Königschlosse, i Castelli del Re. Di solito
ci si arriva dal basso e l’effetto non è certo peggiore della vista dalla
montagna di fronte.
Romantischer Tour
Guidavamo di gusto nella foresta, provenendo da Füssen, quando
ci
siamo trovati all’improvviso un castello giallo,
bellissimo, sospeso
al di sopra degli alberi. Poche curve ancora e compare quello
bianco.
Siamo usciti da Garmisch in direzione di Monaco ma abbiamo
girato
per Oberammergau e poi, dopo una bella serie di
“esse” in salita
col burrone di fianco, di nuovo a sinistra, per Reutte.
Abbiamo già voglia di gasthaus, il sole è tramontato e comincia
a nevicare. È in questi frangenti che tra gli alberi della foresta ti capita
questo locale un po’ kitch con accoglienti finestre dalle tende
di pizzo dalle quali filtra una luce calda e quando guardi dentro
vedi gente vicino al camino che beve birra e mangia carne. Il problema
per chi non parla tedesco è che è difficile vedere arrivare il cibo
che si riteneva di avere ordinato; talvolta non si riesce neanche indicando
esplicitamente il piatto del vicino di tavolo. Ad ogni modo, questo itinerario
non sarebbe perfetto senza una sosta in uno di questi “ristori”.
La strada arriva al castello di Linderhof, posto al centro di uno
splendido giardino con edifici di contorno quasi più grandi del
castello in sé. Per vederlo, occorre pagare un pedaggio fino al
parcheggio
e poi camminare per 1 km nel bosco; un ulteriore biglietto permette di
visitare l’edificio.
La nascita di questo strano posto è dovuta alla bizzarra follia di Ludwig
II di Baviera (1845-1886), re triste, morto suicida (o ucciso perché
ritenuto scomodo e pazzo), amante del teatro, della musica di Wagner e
delle costruzioni sfarzose. Costruito tra il 1870 e il 1874 doveva
rappresentare la versione tedesca di Versailles, mentre la finta
grotta nel parco si ispirava alla Grotta Azzurra di Capri e comprendeva
l’acqua colorata di azzurro sulla quale il re vi navigava con una barca
a forma di conchiglia.
Superato questo luogo incantevole, la strada entra nella foresta,
passa la dogana austriaca, costeggia un bel lago, passa per Reutte.
Qui si devia per Füssen, cittadina molto graziosa e si prosegue
in direzione di Schongau: è a questo punto che dalla foresta balzano
fuori i superbi Königschlosse (i castelli reali).
Königschlosse
L’Hohenschwangau, quello giallo, è
stato eretto tra il
1833 e il 1837 da Domenico Quaglio, architetto al servizio di
Massimiliano
I di Baviera; il bianco Neuschwanstein è più giovane
di poche
decine di anni ed è anch’esso opera di Ludwig II. Non è solo
l’esterno
fiabesco a stupire, perché anche le decorazioni interne lasciano a bocca
aperta. Ai piedi dei castelli c’è un piccolo villaggio,
Schwangau,
da cui si stacca la strada, vietata alle moto dalle ore 18 alle 8
(ma non alle auto), che porta al lago e al piazzale da cui partono i percorsi
pedonali per i castelli.
La presenza di molti turisti, pullman, baracchini di souvenir e
quant’altro minano il fascino del luogo. L’abitato di
Schwangau,
segna l’inizio della parte più bella del giro, non a caso
contrassegnata
dai cartelli della Romanticherstraße. La strada corre in una pianura
interrotta bruscamente dal massiccio montuoso su cui sorgono i
Königschlosse.
La pianura termina dopo avere costeggiato un lago, il percorso torna a
muoversi sulle colline fino a Steingaden, da dove parte la strada
che taglia in direzione di Wies e Rottenbuch. Per vedere la chiesa
rococò più celebre della Germania si deve prendere una deviazione a
destra: dopo una bella serie di curve compare questo sontuoso edificio
dalla facciata convessa. Sulle prime si pensa ad una fattoria nel verde
della campagna: intorno alla chiesa, infatti, ci sono solo poche case,
il resto è pascoli e foresta. La Wieskirche è stata eretta
tra il 1746 e il 1754 dai fratelli Zimmermann: Dominikus ne
fu il progettista, Johann Baptist l’autore di stucchi ed
affreschi.
Il giro è quasi finito: raggiunta la strada che collega Peiting a
Garmisch, si gira a destra e si ritorna alla base. Il bello di
Garmisch-Partenkirchen,
posta a 720 m di altezza e popolata da circa 30.000 persone, è che
arrivandoci da qui si vede proprio la pianura che va a scontrarsi contro
le montagne. La Zugspitze, con i suoi 2.960 m, è la più
alta della Germania: è meta obbligata di un’emozionante risalita
in funivia o con un trenino a cremagliera. Al termine del giro, ritrovare
gli amici non è stato facile. Loro insistevano con la storia che erano
“in centro”, ma la strada che descrivevano per arrivarci non era
quella
che intendevamo noi. Avevamo ragione entrambi: un tempo, Garmisch era
una cittadina di pianura e Partenkirchen, in collina, era ben distinta;
oggi formano un’unica città ma con due centri storici. E ci sembra
molto più grazioso quello di Partenkirchen. Attenzione a non fare confusione!
La carta stradale
Informazioni utili
Tutte le informazioni per chi si voglia recare in Baviera possono essere
richieste all’Ente Nazionale Germanico per il Turismo, che ha sede a
Milano,
20127, viale Brianza 33;
tel 02-6694202/345, fax 02-6694639.
Sito Internet consigliato: www.germany-tourism.de