Puglia - Salento
Il percorso
LA LITORANEA Il nastro di asfalto
non si ferma mai. Scorre interminabile, tra saliscendi e curve, tra muretti
a secco, pini, case in riva al mare e lingue di sabbia che vincono l’opera
umana e si protendono oltre il confine che una mano non divina ha stabilito
per la spiaggia. L’occhio non si stanca di fissare il tramonto sul mare:
uno spettacolo tra i più belli del mondo, che quando il cielo è particolarmente
terso regala agli sguardi ammirati dei turisti il profilo sprezzante dei
monti della Calabria, impassibile nella sua millenaria durezza, al di là
dello Ionio. Siamo sulla Litoranea Salentina, una strada che scorre, sotto
varie denominazioni, dalla provincia di Taranto sino quasi alla punta del
“tacco” che la Puglia rappresenta per lo stivale italiano.
ARTERIA PER MOTOTURISTI Partiamo
proprio dalla provincia di Taranto, sulla cui cartografia la Litoranea
è individuata come la SP 122, e percorriamo questa arteria preziosa per
i mototuristi che vengono a godere il clima mite e la ricchezza paesaggistica:
questo tratto costiero si differenzia da quello occidentale (che si dirama
lungo il versante settentrionale dello Ionio, degradando sino a Metaponto)
perché vanta insediamenti umani antichissimi, grazie alle qualità climatiche
ed alla ricchezza di ripari e approdi. Per questo, lungo i quasi 200 km
che ci porteranno a Capo Santa Maria di Leuca, incontreremo numerose torri
costiere medievali. Oltre 150 erano infatti le fortificazioni costiere
erette nel tardo Medioevo per scongiurare il pericolo dell’invasione
turca:
mentre in mare le navi di Templari ed Ospitalieri si opponevano, con battaglie
eroiche e vertiginosi bottini di guerra, alla morsa turca che da Oriente
avrebbe presto stretto il Mediterraneo, i popoli italici tentavano di mettere
al sicuro i propri traffici attraverso roccaforti i cui resti sono, in
molti casi, ancora visitabili dagli amanti del turismo “subacqueo”.
Moto in spiaggia
A PELO D’ACQUA Partendo da Taranto ed imboccando subito la
Litoranea
Salentina, ci troviamo ad attraversare la marina di Leporano, che vanta
testimonianze di età preistorica ed un santuario greco del VII sec. a.C.
nei pressi di una fonte che ha alimentato l’acquedotto della Taranto di
epoca romana. Un chilometro o poco più da uno dei più bei tratti di costa
della Litoranea: Pulsano è una realtà ed una risorsa per la città, grazie
alle migliaia di turisti che per quattro mesi all’anno contribuiscono
a rendere attivo il metabolismo di questo e degli altri centri costieri.
Conosciuta per gli stabilimenti balneari e per scorci mozzafiato quali
quello offerto dalla spiaggia del Gabbiano al tramonto (ma il vero nome
di questa spiaggia è “la Fontana”, per via di un’antica
sorgente di
acqua dolce), la cittadina vanta soprattutto una storia millenaria (ci
sono testimonianze di insediamenti protostorici risalenti al XV sec. a.C.)
ed un glorioso passato ricco di traffici con la civiltà micenea. Un territorio
dalle caratteristiche contraddittorie alterna zone devastate da
un’edilizia
irrispettosa ad altre in cui resiste un autentico polmone verde, recentemente
danneggiato in modo grave da un incendio sulle cui “finalità
edilizie”
si è molto dibattuto. Ma se le zone del Gabbiano, di Lido Silvana, e de
Le Canne costituiscono paradisi naturali che sorprendono i turisti e colpiscono
al cuore, a Pulsano si trovano anche monumenti di grande rilievo storico
quali il Castello De Falconibus, sorto come punto di ristoro durante la
caccia ai falconi (le paludi circostanti ne erano ricche), o la suggestiva
Torre Castelluccia, che domina la spiaggia di Lido Silvana. Il paesaggio
mozzafiato ti porta, in certi tratti, a viaggiare quasi a pelo dell’acqua,
addirittura tra due strisce di mare sovrastate dalla strada: è l’opera
dell’uomo che si spinge a dominare la natura e la sfida, traendo
insegnamento
dalla sua asprezza.
A MONACIZZO IL PERICOLO TURCO Dev’essere stata questa la
filosofia
che spinse i monaci Basiliani a costruire Monacizzo, quando nel XII sec.
diedero vita ad un insediamento che sfruttava il tesoro costituito dal
mare come risorsa ed importante elemento difensivo, pur rimanendo,
l’immenso
fratello azzurro, un pericoloso veicolo attraverso cui sarebbe giunta da
un momento all’altro la temutissima invasione turca. Ché su queste zone
costiere ed in centri come quello di Maruggio furono costruite tante
fortificazioni
come per arginare una possibile avanzata degli “infedeli”. Oggi a
noi
restano le strutture di Torre Ovo e di Torre de’ Molini e, nel punto di
confine tra Maruggio e Manduria, Torre Borraco, per non parlare delle tante
fortificazioni i cui nomi riecheggiano nelle denominazioni di spiagge e
stabilimenti balneari. Queste torri divennero presto importanti punti di
riferimento per i naviganti e centri di raccolta e smistamento della merce:
è il caso di Torre Ovo, un austero edificio eretto su un promontorio alto
14 metri i cui resti si stagliano tuttora sulla battigia nel punto in cui
venivano raccolti ed imbarcati i prodotti che non erano destinati a passare
per Taranto. Lo specchio d’acqua antistante la rocca cela ancor oggi allo
sguardo i resti della tonnara, abbandonata ormai mezzo secolo fa, e le
ancore che ne zavorravano le reti: lo fissiamo ammirati, immaginando i
misteri che giacciono a pochi metri da noi e pensando ai mille e più anni
di storia che queste pietre potrebbero raccontare.
Meraviglie naturali
GRANDE IMPATTO SCENOGRAFICO Il tratto che va da Campomarino al
promontorio
di Punta Prosciutto costituisce l’estremità meridionale della provincia
di Taranto, ed è caratterizzato dai resti di tre torri costiere, erette
alla fine del 1500 da Carlo V per preservare la penisola salentina dalle
incursioni corsare. Tra queste, Torre Colimena costituisce ancora oggi
una piccola e suggestiva rada dove attraccano i pescherecci che riforniscono
di pesce appena pescato i ristoranti del posto. La strada è tra le più
frequentate dai motociclisti, sia nella bella stagione che in inverno,
quando una giornata di sole può costituire l’irrinunciabile pretesto per
macinare qualche decina di chilometri sino ad uno dei bar del centro di
Campomarino. Oppure a Pasquetta, quando il programma di molti prevede una
sosta per rifocillarsi qui nel bel mezzo di una giornata da trascorrere
in sella. La litoranea si protende come per magia persino sull’acqua,
laddove una depressione del terreno ha creato una sorta di bacino artificiale,
quasi una risaia, dalla profondità esigua ma dal grande impatto scenografico
per via del nastro d’asfalto che sembra costruito sul mare: siamo in
località
San Pietro in Bevagna, il posto in cui, secondo la leggenda, tra il 42
e il 45 d.C. l’apostolo Pietro venne costretto a sbarcare a causa di un
forte vento di scirocco che spinse la sua nave verso riva. Fu qui, e per
sua volontà, che si diede inizio all’edificazione della chiesa che,
sebbene
modificata nel corso dei secoli, è giunta sino a noi insieme alla torre
ottagonale eretta in sua difesa. Il sole è ormai alto nel cielo: in riva
al mare, a Porto Cesareo, spegniamo il motore e ci fermiamo a sorseggiare
una bibita, godendo della splendida vista sul porto naturale, che si apre
verso l’Isola Grande. Questo lembo di terra, chiamato anche Isola dei
Conigli, è ricoperto da una folta pineta e dista solo 500 metri dalla riva.
Cinque chilometri più in là, lungo la strada, Torre Lapillo aveva certo
la funzione di vigilare ed assistere militarmente il porto.
Profondo Sud
GALLIPOLI Da porto Cesareo, imboccando la SP 266 e poi (a Nardò) la
SP174, si raggiunge la SS101 con destinazione Gallipoli: la cittadina è
costituita da due nuclei urbani distinti, la città vecchia, ubicata su
una piccola isola collegata alla terra ferma mediante un ponte in muratura
di origini antiche, e la nuova, distesa su un promontorio lambito dal mare
sull’asse Nord-Sud. La parte più antica della città (che fu sede persino
di una colonia durante l’invasione del Salento da parte dei Dori tra
l’VIII
ed il VII secolo a.C.) conserva ancora intatte le mura ed il castello aragonese,
ed è caratterizzata dalle abitazioni ammassate l’una sull’altra, che
formano un indimenticabile labirinto di muri candidi, e dall’atmosfera
in cui si respirano, quasi tangibili, le tante culture che si sono stratificate
insieme alle numerose dominazioni avvicendatesi.
I CONFINI DEL MONDO Da Gallipoli si costeggia la Baia Verde fino a
Torre San Giovanni: siamo ormai a Ugento, località turistica che ogni anno
attira migliaia di turisti, soprattutto campeggiatori provenienti dal Nord
Europa: forse per il cielo limpido o per il clima mite, questo antico centro
messapico (poi sottomesso da Saraceni e Turchi) rivestì un ruolo di grande
prestigio, tanto da diventare città stato ed essere dotata di mura difensive,
di un proprio esercito e di una zecca. A malincuore, a Ugento abbandoniamo
la litoranea e tagliamo verso l’interno, attraversando Torre Mozza, Torre
Pali e Torre Vado: è la SP 91, che attraverso i nomi delle fortificazioni
che hanno ceduto alle sferzate dei secoli pur restando vive nei nomi delle
località balneari, ci conduce a Capo S. Maria di Leuca. Ed eccola: nel
punto in cui il Mare Adriatico si fonde con lo Ionio, racchiusa tra le
punte Meliso e Ristola, come un anfiteatro che leggermente digrada verso
il mare, crocevia per millenni delle più diverse culture che hanno tutte
lasciato un’impronta nella vivacità artistica e culturale che la
caratterizza.
Ricordi cristiani e pagani si intersecano nei nomi esotici delle ville
e nell’aspetto orientaleggiante di certe costruzioni, ma anche nel
Santuario
De Finibus Terrae, risalente ai primi anni del cristianesimo ma eretto,
quasi certamente, sul sito di un più antico tempio dedicato a Minerva.
Una visita al Santuario, oggi tappa immancabile per i turisti, si diceva
nell’antichità che rappresentasse il primo passo per accedere al paradiso.
Il vento soffia forte sulla piazza assolata del Santuario. Quando essa
è deserta, nelle ore più calde, l’atmosfera è quasi irreale: si sentono
le onde infrangersi sulla scogliera ed il vento soffiare impetuoso. Dinanzi
a noi, la colonna corinzia dedicata alla Vergine, che ricorda il pellegrinaggio
giubilare del 1900, ed il faro alto oltre 100 metri sul livello del mare:
che di notte guida da secoli i naviganti nelle acque impetuose che si riversano
dall’Adriatico nel Mediterraneo, e di giorno saluta a testa alta nel sole
accecante che viene da Sud, quelli che un tempo furono i confini del mondo.
Bloc Notes
DOVE DORMIRE
Hotel Europa
Un quattro stelle dai prezzi particolarmente convenienti, sito direttamente
sul canale navigabile di Taranto. Si può scegliere un miniappartamento
o una stanza tradizionale, meglio se con vista sul Mar Piccolo. In Via
Roma 2, a Taranto; tel. 099/4525994.
Grand Hotel Gabbiano
Recentemente ristrutturato, staglia sull’omonima spiaggia ed offre anche
un piccolo stabilimento balneare privato. Sulla litoranea salentina, a
Marina di Pulsano; tel. 099/5336061.
Campeggio Internazionale Riva d’Ugento Tutti i comfort, anche per
chi cerchi una soluzione economica e a due passi dallo splendido litorale
leccese. Si trova a Fontanelle di Ugento (LE), tel. 0833/933600.
DOVE MANGIARE
Ebalia: Se volete mangiare del pesce freschissimo cucinato secondo
la tradizione locale ed assaporare primi di mare realizzati con grande
estro e raffinatezza, fate un salto in questo ristorante in pieno centro
a Taranto, meta imperdibile per i turisti amanti del vivere bene. A Taranto,
in Piazza Ebalia 7/D; tel. 099/4595797.
Piccadilly Sea Pesce fresco o carne, ma tutto con grande classe. I
prezzi non sono tra i più bassi, ma la qualità è ottima. A Leporano (TA),
in Via delle Camelie 2; tel. 099/5334944.
Pizzeria Gi.Bi. La pizza storica della litoranea salentina si mangia
da Gino e Beatrice. Il locale da qualche anno offre anche una fornita scelta
di carni argentine. Ma da non perdere è la ruota, una pizza gigante che
va bene anche per otto persone! A Marina di Pulsano (TA), sulla litoranea
salentina; tel. 099/5336087
DA NON PERDERE
LEPORANO: Festa Patronale di S.Emidio (3-4 agosto), con processione,
luminarie e fuochi pirotecnici
PULSANO: Festa Patronale dell’Assunzione di Maria (15 agosto), con
processione per mare che attraversa la costa dalle Canne a Lido Silvana,
luminarie e fuochi pirotecnici
SAN PIETRO IN BEVAGNA: Fiera “Pessima” (8-12 marzo),
appuntamento
che si svolge in concomitanza con la festa del Santo Patrono Gregorio Magno.
Istituita per volontà della Regina di Napoli Giovanna II nel XV sec., riunisce
derrate alimentari e merci agricole
SANTA MARIA DI LEUCA: Escursione alle Grotte di Porcinara e del Diavolo.
Festa patronale della Madonna di S. Maria di Leuca (15 agosto)
LINK
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http://www.tarantonostra.com/
http://www.comunedimanduria.com/
http://www.prolocomaruggio.it/
http://www.comune.maruggio.ta.it/
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http://www.portocesareo.com/italindex.htm
http://www.portocesareofoto.com/
http://www.portocesareoinfo.com/Portale/
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http://www.prolocogallipoli.it/
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