Suzuki GSX-R 750
Com'è fatta
Ora che la superbike ha definitivamente abbandonato la cilindrata 750,
Suzuki resta l’unica Casa giapponese a proporre ancora una supersportiva
in questo segmento. Una tradizione per gli uomini di Hamamatsu, che presentarono
la prima GSX-R 750 nel 1985. A diciannove anni di distanza, ecco l’ultima
versione.
Suzuki effettua i test dinamici dei suoi modelli nel complesso del
circuito
di Ryuyo, a pochi chilometri dal quartier generale di
Hamamatsu.
E’ qui che nel 1985 venne presentata la prima
GSX-R 750,
ed è qui che Suzuki ha voluto presentare l’ultima evoluzione di
questo fortunato progetto.
Sui 6,5 km di questo nastro di asfalto hanno mosso i primi passi
tutte le Suzuki nate dal 1964 ad oggi. Un rettilineo lunghissimo da
limitatore in tutte le marce, un curvone da 200 km/h, un tornantino
e poi una serie di “esse” veloci da terza. Occorre massima
attenzione
perché le velocità sono elevate e gli spazi di fuga risicati.
Il rinnovamento della GSX-R 750 segue quello della 1000 e della
più recente 600. Non è così semplice distinguerle perché esteticamente
sono davvero molto simili ed anche dal punto di vista tecnico le analogie
sono tantissime.
Il motore ha nuove valvole in titanio molto leggere, pistoni
dal mantello ridottissimo, camere di combustione dal rapporto di
compressione aumentato a 12,3:1 ed alberi a camme cavi alleggeriti.
In pratica gli stessi interventi adottati sulla 600, dalla quale la 750
differisce sostanzialmente per misure di alesaggio e corsa (72x46mm)
e diametro dei corpi farfallati (da 42 mm). Lo conferma anche la dotazione
ciclistica: forcella a steli rovesciati da 43 mm, forcellone con
capriata di rinforzo, impianto frenante con doppio disco da 300
mm e pinze a 4 pistoncini ad attacco radiale con pompa
anch’essa
radiale.
Il telaio, ovviamente in lega d’alluminio, è la nuova unità con
travi in estruso a doppia sezione, più stretto e rigido rispetto a
quello della precedente versione.
L’alimentazione è affidata al noto sistema Suzuki a doppia
farfalla.
Non c’è valvola allo scarico ma la potente centralina a 32 bit
assicura buon tiro anche ai regimi intermedi. La nuova GSX-R 750 è omologata
Euro2, grazie al catalizzatore inserito nel silenziatore
ed al sistema di immissione di aria fresca nei collettori di
scarico.
La potenza massima (dichiarata) è di 148 CV a 12.800 giri (155 con
l’airbox in pressione), un risultato che in termini assoluti la mette
in diretta competizione con le 1000 prodotte fino al 2003!
Come va
Per le geometrie della ciclistica i tecnici giapponesi sono andati alla
ricerca della stabilità senza sacrificare la
maneggevolezza.
Ecco quindi un interasse di 1400 mm ed un cannotto
di sterzo
inclinato di 23,25°.
Il comportamento dinamico è molto bilanciato e volendo intervenire
sull’assetto
si può contare su sospensioni completamente regolabili.
Nei bruschi cambi di direzione abbiamo notato una certa inerzia
direzionale ma è probabile che ciò sia dovuto al fatto che le
“esse”
del circuito di Ryuyo sono piuttosto veloci, da terza marcia,
non quindi il classico “pif-paf” di circuiti più tortuosi. Stesso
discorso
per i freni. La forza c’è ma per testarne a fondo la potenza
occorrerebbe
una staccatona secca mentre sulla pista giapponese si tirano giù al massimo
due marce ad ogni frenata. Ottima comunque la modulabilità, come
sulla 600 anche su questa 750 l’efficacia della pompa radiale è notevole.
La GSX-R sul veloce è davvero su un binario, il rigore direzionale
è assoluto, anche in uscita di curva, non c’è sottosterzo né
sovrasterzo,
segno che anche la trazione è di alto livello.
Il motore è grande protagonista in tutte le circostanze. Ricco di coppia
a tutti i regimi, si scatena dagli 8.000 giri in un crescendo che porta
velocemente ai 14.500 giri di intervento del limitatore.
Veloce, preciso e correttamente spaziato il cambio, che permette
di avere sempre la giusta trazione e divorare i rettilinei buttando
dentro le marce in rapida successione. A Ryuyo, ben prima del lungo curvone
a destra, è stato piuttosto impressionante vedere i 299 km/h indicati
a 13.900 giri.
Un piccolo appunto lo muoviamo al sistema di iniezione che ha manifestato
in maniera non fastidiosa il classico comportamento on/off parzializzando
il gas, ed al tasso di vibrazioni, che oltre gli 8.000 giri
sono avvertibili sulle pedane.
Perché un amante delle moto sportive dovrebbe comprare oggi una 750
a 4 cilindri? Il mercato oggi premia le cilindrate medie e maxi, 600
e 1000, quelle con cui si corrono i campionati Supersport e
Superbike. Rispetto a queste la GSX-R 750 ha poco da invidiare.
Le prestazioni sono di assoluto rilievo, il comportamento dinamico molto
equilibrato ed il prezzo di 11.744 euro si pone a metà tra i circa
10.000 euro di una media e gli oltre 13.000 di una maxi. I 170 Cv di una
1000 attuale richiedono grande esperienza mentre per sfruttare i 120 delle
più moderne 600 occorre farle “frullare” agli alti regimi. La
soluzione?
Una bella “settemmezzo” !