Malaguti SpiderMax 500
Spider su 2 ruote
Il nuovo scooter della Casa bolognese irrompe nella categoria dei maxi
con un raffi nato telaio in alluminio, ruote da 16” e una linea disegnata
nella galleria del vento. E’ veloce, stabile e protettivo. Nel grosso
codone trovano posto due caschi integrali. E’ pesante ma si guida con
grande facilità e sicurezza. Molto interessante il prezzo: 6.170 euro chiavi
in mano.
Quasi tre anni di attesa, ma ne valeva la pena. Tanto infatti è durata
la gestazione del più grosso scooter mai uscito dagli stabilimenti della
Malaguti. Il risultato è eccellente: lo Spidermax GT 500 è l’ennesima
prova della fi losofi a della Casa bolognese, da sempre attenta
all’evolversi
del mercato, in grado di investire in modo sostanzioso ma al contempo oculato,
capace di una fl essibilità che le ha permesso di superare senza particolari
affanni anche i momenti più diffi cili del mercato delle due ruote. Per
rifarci ai successi più recenti dei suoi 75 anni di storia, di cui 50 dedicati
alle moto, basterà ricordare gli sportivissimi scooter 50 F10 Jet Line
e F12 Phantom, prodotti rispettivamente in 150.000 e oltre 300.000 esemplari;
per arrivare ai più impegnativi e altrettanto graditi Madison, offerti
con svariate motorizzazioni, da 125 a 400 cc. Il crescere delle cilindrate
è un segnale ben preciso che la Malaguti non si è lasciata sfuggire. Alcuni
dati per comprendere il peso dei maxi scooter nel mercato dei veicoli utilitari
targati. Nel 2003 gli scooter di oltre 250 cc hanno rappresentato il 19,87%
di tutto il venduto: nel 2000 erano solo il 3,86%, nel 2001 il 12,21% e
nel 2002 il 12,94%. E le proiezioni per l’anno in corso indicano una
crescita
ancora più importante, intorno al 26%.
Spidermax GT 500 diventa così una logica conseguenza per la competitività
della (al 100%) family company bolognese. Per questo maxi sono state fatte
le cose in grande. La progettazione è avvenuta in seno alla Engine Engineering
diretta dall’ingegner Alberto Strazzari, autore dei maggiori successi
commerciali della Malaguti. In questo centro di ricerca e sviluppo si è
dato fondo alla tecnologia più avanzata e al know how più sofi sticato
per realizzare un veicolo che potesse offrire dei plus decisivi.
Primo fra tutti il telaio in alluminio pressofuso, costituito da due gusci
uniti da viti passanti e integrato da telaietti in tubi di acciaio a sostegno
della pedana e della struttura posteriore. Poi l’aerodinamica,
accuratamente
studiata nella galleria del vento; quindi le ruote da 16 pollici, soluzione
fi no ad oggi riservata ai cosiddetti cicloscooter ed ora disponibile su
questo maxi di caratteristiche decisamente più sportive. Nulla di rivoluzionario
beninteso, ma qualcosa di veramente innovativo nel settore. A cui va aggiunta
una forcella (Paioli) a doppia piastra con steli da 41 mm di caratteristiche
assolutamente motociclistiche.
L’aspetto dello Spidermax GT 500 è imponente come si confà ad
un’ammiraglia.
Anteriormente colpisce la mancanza dello scudo tradizionale, sostituito
da un aggressivo cupolino che si prolunga lateralmente con due grosse feritoie
per la sfuggita dell’aria passata attraverso il radiatore.
La parte inferiore è disegnata come un puntale da moto sportiva con funzioni
di spoiler.
A fi anco del parabrezza - di dimensioni contenute – sono montati gli
specchi retrovisori che offrono un’ottima visuale e sono esenti da
vibrazioni.
Il corpo dello scooter è snello ed è dominato dal grosso tunnel centrale.
Com'è
La pedana è di disegno piuttosto “lavorato” a causa delle
spigolosità
della linea. La parte posteriore si allarga e si rialza divenendo protagonista
proprio per le inusuali dimensioni. Scelta questa obbligata per consentire
una capacità al vano sottosella di 38 litri e di forma tale da poter ospitare
due caschi integrali affi ancati nonostante la sottostante ruota da 16”.
Anche per questo motivo la sella è obbligatoriamente su due piani, con
la seduta del passeggero nettamente più alta del pilota posto confortevolmente
a soli 706 mm dal suolo.
La qualità costruttiva dell’insieme è sicuramente superiore ad altri
modelli
della Casa bolognese, sia come componentistica che accoppiamento delle
plastiche. Tra gli accessori di serie ricordiamo la stampella laterale,
il vano sottosella illuminato con presa di corrente, il vano portacellulare
ricavato dietro lo scudo, la possibilità di variare la posizione
dell’appoggio
lombare della sella, il computer multifunzione e il sistema di frenatura
integrale. Tutto questo concorre al favorevole rapporto qualità/prezzo
grazie all’interessante e concorrenziale quotazione di 6.170 euro chiavi
in mano, inferiore a quella dell’Aprilia Scarabeo 500 e del Piaggio X9
Evolution 500. Dal punto di vista della motorizzazione ci si è affi dati
all’ottimo monocilindrico Piaggio di 459 cc, nato come MASTER
sull’X9
di Pontedera e in seguito adottato anche dall’Aprilia per i suoi Atlantic
e Scarabeo 500.
La Malaguti - per scelta propria - non ha mai costruito motori e si è sempre
rivolta a terzi riuscendo così a limitare onerosi investimenti da dirottare
in altri settori della produzione. Il monocilindrico alimentato ad iniezione
è unanimemente riconosciuto come uno dei più validi propulsori dell’ultima
generazione: potente, poco assetato di benzina, esente da vibrazioni fastidiose,
vanta la distribuzione monoalbero a camme in testa con quattro valvole,
il raffreddamento a liquido e, associato al catalizzatore allo scarico,
rientra ovviamente nella normativa Euro 2 in tema di emissioni.
In sella allo Spidermax ci si trova subito a proprio agio. Meglio però
se si è ben piazzati fi sicamente. I 204 kg dichiarati sono destinati a
lievitare con tutti i rifornimenti e anche la larghezza della sella impone
di divaricare sensibilmente le gambe per avere un buon appoggio a terra.
Un aiuto importante viene dalla vantaggiosa ripartizione dei pesi che rende
il maxi scooter ben equilibrato e dal notevole angolo di sterzo che facilita
anche le manovre più strette.
La pedana, contrariamente al suo aspetto sacrificato, consente un certo
agio ai movimenti di piedi e gambe. Un appunto si può porre alla mancanza
di un freno di stazionamento, presente su molti scooter concorrenti, e
necessario con simili pesi in gioco.
Come va
Durante il test i responsabili della Malaguti ne hanno preso atto e dovrebbero
provvedere in tal senso. Una volta in marcia si apprezza immediatamente
la maneggevolezza che fa quasi svanire il peso importante: un obiettivo
perfettamente centrato dai tecnici della Casa capaci di coniugare la sicurezza
e la stabilità della ruota alta con la guidabilità tipica dei diametri
inferiori. Il merito va ascritto alle favorevoli quote della ciclistica,
soprattutto all’interasse che risulta essere il più contenuto della
categoria.
Il riparo aerodinamico è davvero effi cace e non si sente il bisogno di
un parabrezza rialzato: soprattutto non si creano fastidiosi vortici dietro
la schiena del pilota (effetto spinta) neanche ad andature sostenute. Anche
le gambe godono di un buon riparo dall’aria. La strumentazione
analogico/digitale
è ben leggibile e vanta la possibilità di variare il contrasto luminoso.
Il computer di bordo è quanto di più completo si possa desiderare:
contachilometri
totale e parziale, velocità, giri motore, livello carburante, temperatura
liquido di raffreddamento, tensione batteria, orologio, segnalazione dei
tagliandi e sostituzione cinghia del variatore, controllo olio motore,
funzione memoria del percorso, temperatura esterna con allarme ghiaccio…
una vera orgia di dati per soddisfare anche i più esigenti sostenitori
dell’elettronica.
Se le dimensioni pongono qualche limite nel traffi co più convulso, su
strade aperte il Malaguti regala soddisfazioni di guida quasi motociclistiche.
Innanzitutto il motore: prontissimo e potente, proietta l’ago del
tachimetro
ben oltre i limiti consentiti nel volgere di poche decine di metri partendoda
fermo e allunga prepotentemente ben oltre i 160 km/h di strumento. La
sfruttabilità
è esemplare in ogni condizione grazie anche all’ottima resa del comparto
frizione/variatore. In quanto a tenuta di strada, c’è da divertirsi:
preciso
nell’impostazione della traiettoria, sicuro in appoggio, lo Spidermax
fa valere la sua ottima ciclistica trasmettendo sicurezza di guida anche
in caso di asfalto irregolare.
L’unica precauzione è quella di ricordarsi dell’assenza del freno
motore,
tipica dei veicoli automatici, per non arrivare lunghi nella curva: in
questo caso la mole si fa sentire rendendo più problematiche eventuali
correzioni con tendenza ad allargare la traiettoria.Ottimo come efficacia
il comparto frenante grazie al sistema integrale: avremmo preferito però
un maggiore grip dai dischi nella prima parte di escursione delle leve,
soprattutto la destra che agisce contemporaneamente all’anteriore e al
posteriore.